27 Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. 28 Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, 29 intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: “Salve, re dei Giudei!”. 30 Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. 31 Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
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Il v. conclusivo del cap. di Michea letto questa mattina diceva: “con la verga percuotono sulla guancia il giudice d’ Israele” (Mic 4:14), e veniva dopo parole di severa denuncia ai capi del popolo perché non cercano la giustizia e la rettitudine. È quello che i soldati del governatore fanno a Gesù, nel nostro testo di oggi del vangelo di Matteo, consapevoli o inconsapevoli di chi sia quel condannato a loro consegnato per la crocifissione, e lo umiliano con questo e tanti altri segni di burla e di scherno. Ma tutto ciò che gli fanno ha un significato profondo: Gesù è veramente re, in modo così mite, che tutto sopporta, accogliendo e portando così tutto nella sua carne.
Ha ricevuto questi abiti, per burla, ma significano la sua regalità, lo hanno spogliato e rivestito di un manto di porpora: Gesù infatti si è voluto spogliare della luce della sua divinità e ha preso su di sé tutti i nostri peccati. Il colore rosso del mantello indica anche l’intensità dei nostri peccati: “Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve” (Isa 1:18). Mettono in mano a lui una canna a segno di scettro, a lui che è talmente mite da non spezzare una canna incrinata (Isa 42:3). Tutti i segni che porta dimostrano che Lui è il Messia. Ma lo è in questo modo, mite e sofferente. E anche sulla croce sarà spogliato: e la croce diventerà il suo trono regale.
Il mantello rosso, ricorda anche il colore del sangue, e così il v. di Isa 9:4: “ogni mantello macchiato di sangue sarà bruciato, sarà esca del fuoco”: questi abiti di guerra sono portati ad avere ormai un significato nuovo, nascondono una realtà diversa: questi abiti di guerra non ci saranno più. Anche le spine, che sono segno della maledizione della terra a causa del peccato dell’uomo, sono ormai poste e portate da Gesù, perché ci sia ormai benedizione per tutte le genti. E la canna, segno di fragilità e della debolezza delle nazioni, è da ora nella mano di Gesù: tutte le nazioni sono ormai consegnate nella mano del Signore.
v. 27 I soldati “gli radunarono attorno tutta la coorte”. Colpisce questo radunarsi di “tutti” intorno a Gesù. C’è una grande attrazione che Gesù, imprigionato e condannato, esercita su “tutti”. “Tutti” sono e siamo coinvolti nella vicenda di Gesù, nella sua passione e nelle sua Pasqua.
Al momento della cattura, “tutti” discepoli fuggono. Al mattino “tutti” i sommi sacerdoti e gli anziani si radunano per concordare l’accusa contro Gesù; poi tutta la folla dice: “Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli”; e oggi “tutta” la coorte viene radunata intorno a Gesù. Tutti sono coinvolti o si fanno coinvolgere dalla vicenda di Gesù, non c’è nessuno che rimanga fuori. Peraltro non c’è nessuno che si comporta in modo alternativo: “Nessuno fa il bene, neppure uno!” Bisogna prendere atto di questo: tutti siamo coinvolti, e la salvezza viene a tutti da questo.
Parallelamente colpisce la straordinaria presenza nei pochi vv. di oggi della parola “lui” (contata almeno 14 volte nel testo originale!). Siamo evidentemente invitati a concentrare la nostra attenzione su Gesù e sulla sua passione, per riconoscere in Lui e in Lui solo l’origine della nostra salvezza, della salvezza e del bene di tutti.
Ogni piccolo passo nella memoria della Passione di Gesù è occasione di incontro con misteri e meraviglie di cui sappiamo di poter cogliere e accogliere solo qualche piccola scintilla. Questo non ci deve scoraggiare! Al contrario! E’ meraviglioso poter pensare che il senso stesso del “tempo” è quello di lasciarci condurre dallo Spirito alla Verità tutta intera. Reagisco in questo modo anche al giusto dolore di chi patisce la violenza , la banalità e la non verità di cose dette in questi giorni su don Giuseppe Dossetti, la sua sapienza e la sua testimonianza. Vedo la luce serena di quanto del Vangelo egli continua a testimoniare, e di come appunto il Vangelo incessantemente cresca e operi attraverso di lui per il bene di molte anime.
Per il nostro brano, lascerei da parte spiegazioni e precisazioni che leggiamo nelle note delle nostre bibbie, e preferirei osservare con voi la strana “costruzione” di questa scena. Notiamo intanto la singolare collocazione geografica descritta al ver.27: il pretorio romano e tutta la truppa. E’ veramente una “consegna” al mondo intero attraverso i segni del potere mondano dell’impero e della potenza militare.
Al ver.28, lo spogliano e gli fannno indossare un mantello scarlatto. Al di là di tutte le intenzioni di sbeffeggio è inevitabile cogliere il segno della “spogliazione” per la quale Dio si è spogliato della sua divinità e si è fatto carne. Se vogliamo cogliere i fatti in modo diretto è impressionante rendersi conto che tutto si gioca ai livelli supremi: tutto Dio da una parte e tutto l’umano dall’altra. E certo è derisione il mantello regale, ma noi sappiamo quanto porti con sè riguardo alla divina signorìa di Gesù nella storia dell’umanità. Un regalità assolutamente alternativa!
La corona e la canna del ver.29 ci costringono a farci domande su questa “scena” di regalità. Che non si tratti forse di una regalità che il mondo non conosce,e che sola può salvarlo? L’inginocchiarsi davanti a Lui al ver.29, seguito al ver.30 dagli sputi e dalle percosse è solo una sequenza di gesti incoerenti e violenti oppure porta con sè e in sè l’annuncio di una realtà nuova? Nella grande sequenza del testo di Giovanni, mi sembrano particolarmente seducenti le parole di Gv.19,4-16. Gesù, proprio in questa condizione, è il re!
Ho visto alcune sequenze spaventose di filmati girati dai nazisti durante le grandi deportazioni e persecuzioni degli ebrei, dove si tendeva a mettere in evidenza la “disumanizzazione” delle vittime, il livello quasi bestiale cui si riducevano le loro stesse persone. Ma questo ancor più metteva in evidenza il mistero della vittima!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Condussero Gesù nel pretorio”: gli studiosi hanno concluso che il pretorio non si trovava nella fortezza Antonia, a ridosso del tempio, bensì nel palazzo di Pilato, in altra parte di Gerusalemme. Pertanto la “via crucis” non corrisponderebbe al percorso che fanno i pellegrini abitualmente. – La scena che Matteo ci descrive, ci fa vedere quale sia la regalità di Gesù: è caratterizzata da debolezza, da impotenza…, è solo la regalità di un amore che nulla può fermare. Gli schiaffi, gli sputi non sono solo offesa personale: si vuol negare quel tipo di uomo e di umanità che il Signore ha realizzato in pienezza…