Seconda parte delle cronache della visita dei nostri in Romania nell’ambito del Progetto Europeo per il dialogo interculturale al servizio delle parrocchie e delle comunità rurali.
Le cronache sono quelle della seconda parte della visita, relative ai giorni 10, 11 ,12 e 13 Novembre scorsi.
(Link alla prima parte delle cronache)
V. anche l’album fotografico con le foto scattate da Sergio Comellini.
V. anche la pagina Facebook dell’ufficio europeo (IMCoD – Intercultural Methods of Community Development) promotore degli scambi fra comunità rurali europee, dove è pubblicato diverso materiale (foto e notizie) che ci riguardano.
Mercoledì 10 Novembre 2010
(Cronaca di Corrado)
Per la riunione, comune ai gruppi nazionali, andiamo come nei giorni precedenti per le ore 10 al circolo dei professori dell’Università di Craiova. Il momento di preghiera comune è affidato al gruppo italiano. Tocca a Corrado iniziare la preghiera del Padre Nostro in italiano, mentre tutti i vari gruppi nazionali si uniscono alla preghiera nelle loro lingue. Come richiesto da Corrado la benedizione l’impartisce un prete, Marcel, che, insieme alla moglie Diana, guida i nostri incontri. Ci dividiamo poi in due gruppi, con circa 12 partecipanti per gruppo, provenienti da diverse istituzioni nazionali. Questa relazione registra gli interventi avvenuti in uno dei due gruppi di lavoro paralleli. Ogni istituzione europea ha venti minuti per presentare la situazione della sua Chiesa. Con il mio povero inglese incontro difficoltà a comprendere le varie presentazioni, anche perché Carla, la nostra interprete reggiana, è andata nell’altro gruppo. Riesco comunque a capire che i Bulgari hanno il duplice problema di una imperfetta collaborazione con le autorità pubbliche per quel che riguarda le attività sociali della loro chiesa ed una difficoltà a recuperare il gap di pratica religiosa, eredità della società comunista. La Chiesa luterana norvegese ha come massimo problema l’indifferenza religiosa di molti cittadini norvegesi, i problemi della droga e dell’etilismo, cui si unisce la difficoltà per la chiesa ad avere un ruolo sociale più attivo. La simpatica chiesa luterana estone, particolarmente povera, è quella che si trova più in difficoltà a motivo della crisi economica ed a motivo della molto bassa pratica religiosa. Nonostante questo la chiesa luterana estone condivide profondamente con i concittadini le loro notevoli difficoltà ed esprime interessanti iniziative sociali.
Dopo la pausa caffè, riprendono i lavori con le relazioni presentate da vari parroci rumeni sulla realtà delle loro parrocchie. Tralasciando i dati più esterni sulle Parrocchie, ricordiamo alcuni dei problemi evidenziati dagli interventi. Si tratta quasi tutte di piccole Parrocchie fra i 500 e 1000 abitanti. I preti non parlano inglese, ma rumeno. Vi sono poi traduttori che traducono in inglese. Per quel che mi riguarda sono avvantaggiato molto, per la comprensione, dalla presenza di un Parroco ortodosso, Mario, divenuto nostro grande amico, che mi traduce gli interventi in italiano. Padre Mario parla molto bene l’italiano in quanto dopo l’uccisione del padre da parte della polizia di Ceausescu, è immigrato in Italia per 10 anni, facendo tutti i mestieri, prima di tornare in Patria per fare il prete. È una persona molto cordiale, buona, marito e padre di tre figli, un padre per la sua gente e spiritualmente profondo.
Si raccolgono a questo punto della cronaca tutti gli interventi dei Padri romeni, sia quelli della mattina, sia quelli del pomeriggio.
Parrocchia di Stramba Jiu. Per la dismissione di alcune fabbriche obsolete, molte famiglie sono in gravi difficoltà, determinando la ricerca da parte di alcune di esse di impieghi all’estero. Il fatto che il villaggio appartenga alla città di Turceni è da una parte un vantaggio perché i servizi medico-sociali ci sono, dall’altra si trovano lontani. L’associazione “Sfanta Treime” fondata nella Parrocchia cerca di portare alcuni servizi più vicini al villaggio. Per questo si è costruita la Casa della Parrocchia, come luogo di incontro dei parrocchiani, dei giovani e sede di servizi alla comunità: servizi medici, farmaceutici, dentari e per anziani. Agisce nella Parrocchia un progetto sviluppato dall’associazione Vasiliada, corrispondente alla nostra caritas diocesana, per occuparsi dei bambini e dei giovani.
Parrocchia di Cartiu. È un piccolo villaggio agricolo, vicino alla cittadina di Turgu Jiu. Un problema è costituito dallo sfaldarsi nel villaggio della vita tradizionale, tipica dei villaggi romeni. La Parrocchia porta avanti iniziative di collaborazione fra le persone. Si è costituita una piccola biblioteca. Si porta avanti un progetto per i bambini a livello di attività prescolare. Viene distribuito cibo alle famiglie povere. Sono promosse iniziative per prevenire l’abbandono scolastico. Si appoggiano iniziative per l’acquedotto.
Parrocchia di Iezureni. Appartiene al territorio di Targu Jiu. Sono state riciclate vecchie caserme per farne case. Questo ha portato ad un ringiovanimento della popolazione, ma anche ha portato ad una crescita dei casi di delinquenza giovanile e l’arrivo di famiglie Rom, con cui i romeni locali non avevano consuetudine. Nel villaggio vi è una crescente necessità di infrastrutture educative, come asili per i bambini.
Parrocchia di Stramtu. Comprende due villaggi. Molti, nell’ambito di queste due comunità, lavorano nelle miniere, nell’agricoltura, nell’allevamento. La comunità è confrontata col problema della mancanza di lavoro, di acquedotti, di un miglioramento della produttività agricola e la mancanza di una viabilità adeguata.
Parrocchia di Roscia. È collocata in un’area svantaggiata caratterizzata dalla presenza di miniere. Fra le iniziative ricordate dal Parroco vi sono la promozione di programmi di cura per gli anziani, utilizzando le offerte ricevute all’altare. Si può anche ricordare l’impegno per l’acquedotto.
Da ultimo si alza, per presentare la sua Parrocchia di Ciutura, il nostro amico, padre Mario. È una Parrocchia a 25 Km. da Craiova, circondata da una foresta e vicina ad un lago. La maggior parte delle entrate del villaggio provengono dai lavori agricoli, dall’allevamento e dalla vendita del pesce tratto dal lago. Il grado di occupazione della popolazione del villaggio è molto basso, solo 20 persone impiegate a Craiova, fatto che implica il problema dei trasporti, non avendo essi un regolare mezzo di trasporto. Le altre persone del villaggio che sono in età di lavoro, non hanno la qualificazione necessaria per l’integrazione nel mondo del lavoro. I bambini sono stati iscritti alla scuola materna. Casi frequenti di abbandono scolastico si sono presentati nella scuola secondaria (dalla quinta all’ottava classe) a causa della difficoltà del viaggio per raggiungere la scuola, viaggio che è di 16 Km ogni giorno, con qualsiasi tempo, in una situazione di povertà crescente delle famiglie. Vi è una clinica con due dottori, che tuttavia non riescono a seguire le domande di 8 villaggi della zona. Per questo un ufficio socio-medico è stato creato nella parrocchia. Vi è una minoranza Rom dentro la comunità del villaggio, con problemi di mancanza di carte di identità, di abbandono scolastico, di presenza di barboni. La popolazione della comunità è anziana: l’80% della popolazione è al di sopra dei 60 anni a causa dell’emigrazione. I giovani rimasti nel villaggio non hanno continuato gli studi per mancanza di risorse e mezzi di viaggio. Si lamenta la mancanza di acquedotti. Il parroco cerca di coinvolgere i parrocchiani nello sviluppo della comunità, cerca fondi per le comunità svantaggiate come i Rom e gli anziani, porta avanti associazioni come la NGO Santa Tatiana e l’organizzazione”World Vision Romania”, che opera un programma per evitare l’abbandono scolastico.
Considerando globalmente questi interventi emerge una grande povertà della Romania, soprattutto nelle campagne. Abbiamo così avuto più chiaro il senso di questi incontri, cui stiamo partecipando. Non sono principalmente uno scambio cultural-religioso fra chiese diverse e neppure sono solo un confronto fra le attività sociali espresse dalle varie chiese: questi incontri vorrebbero essere soprattutto una garbata richiesta d’aiuto all’Europa, fatta dai Romeni, capofila del progetto, senza per questo esibire la loro povertà, ma presentando a noi la loro volontà di progresso.
Sfortunatamente non ci è stato possibile visitare la Parrocchia di Don Mario, come questi ci aveva richiesto, vista l’impossibilità da parte nostra di uscire dal fitto calendario degli incontri organizzati per noi. Abbiamo così sentito più parlare della gente, che avere l’opportunità di incontrarla di persona. L’intuizione comunque della sproporzione fra bisogni che ci vengono presentati e le nostre possibilità di aiuto, hanno generato in noi un sottile senso di disagio.
Poiché nella mattina i molti interventi dei preti mi avevano impedito di iniziare il mio intervento, riguardante Sammartini, utilizzando una presentazione power-point, questo intervento è avvenuto nel pomeriggio. L’intervento su Sammartini era diviso in varie sezioni. Avvertito da Beppe, che durante il suo incontro mattutino non era riuscito a parlare delle attività di Sammartini per la lunghezza della nostra presentazione, ma si era limitato a presentare, prima di essere interrotto,solo la sezione geografica e quella riguardante le nostre radici storiche, si è deciso di tagliare quest’ultima parte della presentazione. Nonostante questa decisione ho insistito per far vedere ai nostri amici una brevissima apparizione di Don Giuseppe e del cardinal Lercaro, con brevi didascalie, ed ho presentato un riquadro contenente l’affermazione che tutte le attività provengono dall’ascolto della Parola di Dio e dalla liturgia. Tutto questo verrà ripreso significativamente dai luterani estoni, come linea spirituale anche per loro valida, ed avrà inoltre un seguito interessante presso un giovane prete ortodosso romeno, cui consegnerò, visto il suo interesse al riguardo, la regola di Don Giuseppe. A motivo del tempo ridotto su quanto prevedevano i programmi, anch’io, come Beppe, non riesco a terminare la presentazione delle nostre principali attività, ma tuttavia riesco ad arrivare alla presentazione del progetto ROI, che la cooperativa di Daniele [La piccola Carovana N.d.R.] porta avanti nel comune di Bologna, per aiutare alcuni immigrati a ritornare nel paese d’origine. Tutto questo avrà un’eco negli incontri successivi. Qui è terminata la nostra presentazione sammartinese e sono poi continuati fino a sera alcuni interventi dei preti romeni, di cui si è dato conto precedentemente.
Alla sera torniamo per la cena tutti in albergo e cerchiamo di suddividerci fra i vari tavoli, per non rimanere prigionieri del nostro gruppetto italiano. È stata questa un’ottima idea, nonostante la nostra debolezza in inglese, perché ci ha consentito di stabilire con gli altri relazioni veramente fraterne, che ci hanno permesso di esprimerci con libertà, senza intenti agiografici, anche nei confronti delle nostre Chiese. È così emersa nei colloqui con Padre Marcel e Padre Mario, al di là delle presentazioni ufficiali, la difficoltà nei rapporti con la politica per la tendenza di quest’ultima a strumentalizzare la religione e per la tendenza della gerarchia, a sua volta, di strumentalizzare la politica.
Giovedì 11 novembre 2010
(Cronaca di Maddalena)
Giornata relativamente impegnativa trascorsa quasi interamente fuori Craiova. È prevista anche la visita ad un monastero femminile sito nella campagna circostante il villaggio che ci ospiterà, a Stramba.
Partiamo in ritardo verso le nove, dopo il quotidiano appuntamento delle lodi in camera di Sergio, e arriviamo dopo un percorso di circa un’ora nella Parrocchia di Stramba Jiu, in pieno territorio rurale. Colpiscono le casette di legno o di mattoni, a un piano, a vari colori pastello, con piccoli giardini ricchi di fiori. Lo stato generale però è decadente e testimonia un certo abbandono. Non vediamo automobili, bensì qualche carretto di legno, uno anche con la targa, tirato da un cavallo. Poco prima di arrivare ci si para davanti, emergente dalla bassa nebbia una mostruosa centrale geotermica a carbone: abbiamo fatto varie foto che vale la pena vedere.
Arrivati alla parrocchia veniamo accolti dal parroco e dal sindaco e ci introducono in una bella sala parrocchiale, dove ci attende una tazzina di caffè fumante. Siamo nella regione di Gorj e il villaggio fa parte della città di Turceni. Il parroco ci parla delle difficoltà economiche della popolazione costituita da 1600 persone ossia 470 famiglie. Vanta la collaborazione con la superiora del vicino monastero per chiedere aiuti economici e fare progetti a favore della gente: dalla costruzione di una nuova chiesa ed edifici intorno, alla ideazione della rete fognaria e alla raccolta dei rifiuti, ad un centro per anziani. Dopo di lui ci parlano delle loro parrocchie altri cinque preti, tutti delle zone limitrofe, tutti molto giovani (uno di loro ha 27 anni): colpiscono per la preparazione accurata delle loro relazioni, la dignità e la forza con cui hanno affrontato situazioni di estrema povertà. Va ricordato che molte persone abili al lavoro emigrano per guadagnare qualcosa di più, abbandonando però anziani e bambini.
Ai parroci fa seguito il nostro Beppe che finisce di presentare la nostra relazione interrotta il giorno prima per mancanza di tempo.
Verso le 12,30 ci muoviamo a piedi per visitare una bellissima chiesa di legno; al ritorno ci spostiamo col pullman per andare al monastero femminile della Santissima Trinità, esistente dal 1519. Ci accoglie con familiarità l’Abbadessa Marina. La comunità conta 35 suore ed è meta di pellegrinaggi sia per la bellissima chiesa affrescata, sia per il ruolo del monastero di importante centro spirituale.
Ritorniamo in parrocchia per il pranzo, dove ci attendono piatti tipici e molto gustosi. Ci colpisce che ogni commensale sia provvisto di mezzo bicchiere di grappa di prugne (zigua) per il brindisi di inizio! Si susseguono durante il pranzo ancora molti brindisi e il clima si fa certamente caldo e gioviale: tutti parlano con tutti e a voce alta; Corrado parla in russo con un prete bulgaro e si cantano canzoni di montagna; io in questo allegro vociare rischio di addormentarmi: la grappa era davvero troppa.
Alle 5 ripartiamo per Craiova, ossia pensavamo così. Dopo un’ora siamo a Targu Jiu per una visita alla sede dell’Associazione ‘Vasiliada’ che qui si occupa e raccoglie bambini, una cinquantina, abbandonati a se stessi dai genitori emigrati o comunque molto impegnati per il lavoro. Per questo motivo ci dicono, i piccoli presentano spesso gravi problemi psicologici di relazione, apprendimento e autostima.
Ci manca ancora una visita al parco di Targu Jiu per ammirare le sculture di C. Brancusi: la porta del bacio, la mensa del silenzio, e distante alcuni km., l’obelisco dell’infinito! Sono le 7 di sera; scopriamo che ci siamo allontanati da Craiova, e abbiamo un viaggio di 2 ore. Il sistema di riscaldamento si rompe e arriviamo in albergo alle 9 passate, letteralmente cotti. Questa sera si farà un po’ di festa di saluto perché essendo domani venerdì, il gruppo ortodosso fa digiuno. Si ricomincia quindi con grappa, vino, brodo, involtini di verza, ecc ecc! Molti i canti a fine cena intonati dai vari gruppi; i preti Bulgari sono bravissimi, ma anche i Rumeni e i Norvegesi non scherzano. Anche noi italiani facciamo la nostra parte: Sergio era stato incaricato di portare un canzoniere! Io saluto alle 12,30; gli altri si trattengono ancora per un’ora!
Venerdì 12 novembre 2010
(Cronaca di Tomasina)
La preghiera è diretta dal gruppo estone: inizia con un canto in lingua antica estone, segue il Padre nostro.
Subito dopo ci dividiamo in gruppi di lavoro nazionali per poter prendere in considerazione il lavoro svolto dalle altre comunità presenti ed eventualmente studiare in che maniera possa essere messo in pratica nella propria comunità. È prevista un’ora di lavoro.
Alla fine dopo una breve pausa un portavoce presenta i risultati pratici del lavoro svolto dal proprio gruppo.
1) Norvegia: vorrei dire che siamo molto ben impressionati dagli esempi che abbiamo visto, noi avevamo una chiesa ripiegata su se stessa: la parrocchia, la comunità e basta. Qui invece abbiamo visto che la parrocchia si apre e il programma è inserito in quello della comunità più vasta locale, civile. Qui la parrocchia si apre fuori per risolvere le criticità. Torniamo a casa con la voglia di smuovere il nostro ambiente, per collaborare con tutte le realtà locali. Un prete quando guarda solo la propria parrocchia è vulnerabile. Occorre coniugare spiritualità e vita concreta.
2) Bulgaria: condividiamo il pensiero dei norvegesi. Sapevamo che la chiesa in Romania non sta meglio della nostra. È stato bello per noi vedere la collaborazione della chiesa rumena con le istituzioni. Ciò permette una strategia basata sui bisogni e sulle risposte da dare. Con questa visione è possibile migliorare l’attività propria di parroco.
3) Estonia: belle le presentazioni. Gli estoni si piangono addosso, ma abbiamo visto le analisi di moti preti qui presenti, come hanno agito nel loro contesto sociale e ciò ci fa riflettere.
L’Italia ci da due importanti idee: 1) la Parola, fonte e principio di ogni attività 2) l’otto per mille: impresa difficile da trasferire, che fare?
Una nostra parrocchia ha dato un terreno ad un club per moto-cross, non c’è uso migliore? Abbiamo degli appartamenti da mettere a norma per i poveri. Qui in Romania i progetti funzionano: abbiamo apprezzato i centri educativi per i bimbi, ne faremo tesoro. Noi potremo fare una fattoria didattica per attrarre i bambini della città.
4) Romania: ci interessa il modello delle cooperative sociali. Belli gli scambi tra le chiese. Siamo disponibili a scambi di ospitalità nelle nostre parrocchie. Desideriamo sviluppare attività con bambini e giovani per la loro formazione umana e spirituale.
5) Italia: ci ha molto impressionato la visita fatta i giorni scorsi a due centri diurni che ospitano bambini con molti problemi causati dall’abbandono dei loro genitori emigrati per trovare lavoro. Abbiamo pensato che le loro madri sono molte badanti che curano i nostri vecchi e bambini.
Relazione: anche noi siamo rimasti ben impressionati, come i nostri fratelli norvegesi, bulgari ed estoni, per tutto il lavoro svolto dai nostri fratelli di questa chiesa rumena, nei confronti dei più poveri e più piccoli delle loro comunità.
Ci ha colpito il fatto che i bambini sono in qualche modo abbandonati perché le loro madri e i loro padri sono all’estero per lavoro e le famiglie sono divise.
– partendo dal progetto ROI (rientro operativo imprenditoriale) ci sembrava opportuno suggerire, se è possibile, come affrontare il disagio sociale e sostenere e programmare il rientro delle mamme, creando opportunità lavorative in Romania
– per fare questo occorrerebbe un coinvolgimento dell’università di Craiova, della diocesi, di Vasiliada ecc. per la Romania e di associazioni locali legate alla nostra parrocchia per quanto riguarda l’Italia.
– Il progetto dovrebbe necessariamente partire da una fase di pianificazione qui in Romania ossia: conoscenza del territorio e analisi dei bisogni. Questa sarebbe la prima fase di un potenziale progetto europeo per favorire il ricongiungimento familiare.
Concludendo, auspichiamo di mantenere vivi gli scambi di conoscenza e di informazione reciproca che sono necessari per portare avanti qualunque tipo di progetto.
Subito dopo: conferenza stampa, visita del metropolita Ireneu della regione Oltenia.
Pranzo molto tardi presso l’università di Craiova.
Nel primo pomeriggio lunghissimo viaggio per visita alla località vitivinicola di Dragasani presso il municipio, assaggio di vini, saluto del sindaco.
Abbiamo concluso la giornata molto tardi con cena, unica tavolata, in un’atmosfera cordiale molto simpatica. Alla fine, tutti molto contenti ci siamo salutati con baci e abbracci.
Sabato 13 novembre 2010
(Cronaca di Beppe)
Ci alziamo alle ore 6 e 20 con partenza dall’albergo alle 7, in macchina, verso il piccolo aeroporto di Kraiova. La notte era stata “corta” perché ci si era fermati fino a tarda ora per condividere il più possibile gli ultimi momenti della nostra settimana. Per molti era imminente il ritorno a casa; per i fratelli rumeni era grande la commozione per giorni così belli trascorsi assieme.
Un imprevisto per un momento ci tiene in ansia. La Tomasina fa “suonare” il detector e inizia un dibattito tra lei e una delle guardie della sicurezza; arriva la Carla a cercare di tradurre e chiarire; arriva anche una hostess delle linee aeree rumene e finalmente possiamo partire.
Decolliamo e dopo 10 minuti atterriamo a Timisoara. L’atmosfera in questa cittadina è del tutto diversa da quella di Craiova. L’aeroporto ha un aspetto cosmopolita a causa degli stranieri che nell’atrio partenze attendono come noi di ritornare in Italia. L’impressione è molto spiacevole, a causa dei discorsi che è possibile ascoltare tra i molti italiani presenti che si rivelano far parte di quel fenomeno speculativo che ha portato a Timisoara 1600 imprese italiane che lucrano sul basso costo della manodopera locale (circa 100 Euro mensili).
Finalmente partiamo. Riusciamo a vedere dal finestrino dell’aereo il Danubio che in quel punto fa da confine tra Bulgaria e Romania. È veramente molto largo.
A Bologna ci aspettano Ghislaine e Pia per riportare a casa i cinque “sammartinesi” mentre la Carla prosegue il suo viaggio da sola per arrivare a Reggio Emilia. Ci salutiamo commossi e contenti.
Nel prossimo incontro saranno gli italiani a ospitare i fratelli bulgari, rumeni, estoni e norvegesi. A risentirci quindi a febbraio.