4 Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! 5 Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. 6 E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 7 Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 8 ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori.
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PRIMA PARTE
L’avvertimento di Gesù al ver.4 – “badate che nessuno vi inganni” – dice evidentemente di un rapporto con Lui già molto profondo. Il verbo usato per dire di questo pericolo di inganno contiene una nota forte di “seduzione” in senso negativo, come qualcosa o qualcuno che attenta al vincolo d’amore nuziale che ci unisce al nostro Signore. E proprio questo, mi sembra, colloca il nostro testo, e quindi anche tutto il senso profondo di questo capitolo, nell’orizzonte d’amore che ci è stato dato e che, proprio perchè preziosissimo, è esposto a pericoli di seduzione.
Il primo pericolo di inganno si presenterà quindi con un linguaggio positivo, con un’ipotesi seducente. Questi molti che verranno nel nome di Gesù a dirci “Io sono il Cristo”(ver.5) non credo si possano identificare solo con persone o eventi che si qualificassero come il messia o come suoi diretti rappresentanti. Forse più ampiamente – e forse anche più pericolosamente! – sono tutti gli idoli che seducono con false promesse, in ogni modo sostituendosi all’unico vero Signore. Talvolta anche l’inspiegabile successo di un uomo politico nelle fragili democrazie moderne porta con sè insinuazioni e allusioni messianiche. E possono avere questa potenza anche ideologie e mode che affascinano i nostri spiriti deboli.
Altrettanta potenza di inganno possono avere, secondo il ver.6, i grandi drammi e i grandi spaventi della storia. Tutto quello che incutendo terrore porta a pensare che tutto sia finito. “Ne turbemini” dice la versione latina che la traduzione italiana rende con “guardate di non allarmarvi”. C’è una “religione della sventura” che può requisire cuori e coscienze con regole ferree e prepotenti. La stessa paura della malattia si aggira come idoletto capace di convocare tutta l’attenzione e la tensione interiore e psicologiga delle persone. Quanto più i grandi pericoli e i grandi disastri collettivi! “Ma non è ancora la fine” conclude il ver.6.
SECONDA PARTE
Qui si pone allora l’interrogativo più profondo: che cosa è questa “fine”? Bisogna subito ricordare che il termine porta con se un mirabile equivoco, principo e fonte di ipotesi meravigliose. Quello che porta con sè una inevitabile nota negativa perchè è “la fine”, porta con sè già un’apertura di speranza perchè si può sperare e attendere la fine di una situazione negativa. E ancor più tutto si riempie di trepidazione positiva quando “la fine” si presenta addirittura come “il fine”, lo scopo, l’esito positivo…Ebbene, a me sembra si debba porre al centro di tutto la considerazione che Gesù è la fine del male e della morte, ed è anche e sopratutto il fine, la tensione positiva, la speranza di tutto il creato e di tutta la storia. La fede è questa “fedeltà nuziale” che il Signore ha per sempre per noi – nuova ed eterna alleanza d’amore – ed è la nostra fedeltà a Lui in ogni vicenda della nostra vita personale e collettiva.
Ma non si tratta solo di una sopportazione penosa! Anzi! Il ver.8 ci regala un’affermazione che – io penso così! – è capace di illuminare di speranza anche le vicende più penose e difficili. Tutto questo è significato dall’espressione “inizio dei dolori”. Affrontiamo coraggiosamente questa parola e cogliamola in tutta la sua positiva e feconda profondità. Il Vangelo usa infatti un termine straordinario per indicare questi “dolori”: sono i dolori del parto! Se volete, andate a riascoltare le parole di Giovanni 16,19-23. Il dolore della Croce, il dolore dei discepoli per la morte di Gesù, e in questo ogni dolore…! Ogni dolore è dolore del parto! E’ dolore non a causa e verso la morte, ma verso la vita, anzi verso la nascita, e quindi verso la vita nuova. Non che questo suggerisca un atteggiamento di spensieratezza e di incoscienza di fronte alle prove nostre e di tutti. Ma certamente tutto è visitato, illuminato e condotto dalla speranza che Gesù è venuto a donare all’umanità con la sua Pasqua di morte e risurrezione.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù risponde alla domanda dei discepoli, che abbiamo ascoltato ieri: “Quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo?”. Oggi Gesù afferma prima di tutto che Lui non verrà in questi fenomeni spaventosi di distruzione: terremoti, guerre e carestie. Queste cose sono solo l’inizio della nascita nuova, non saranno la fine: Lui non verrà così. Nche nell’A.T. Dio aveva anticipato che viene così, e il profeta Elia aveva colto che Dio non è nei grandi fenomeni distruttivi della natura, ma in un vento soave di silenzio.
Da una parte, tutto entra nel mistero di pasqua e salvezza di Gesù, anche le cose dure e cattive. Ma d’altra parte questa non è la fine, è solo l’inizio. La fine è un’altra cosa, e Lui verrà in un altro modo, e il suo regno sarà diverso.
I seduttori e ingannatori da cui bisogna guardarsi verranno come dice S.Paolo, con il consenso di Dio, che in tale modo discrimina tra lo spirito della verità e lo spirito dell’errore: “E per questo Dio invia loro una potenza d’ inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’ iniquità” (1Tess 2:11-12).
Al contrario di questi che falsamente affermano “Sono io il Cristo”, sta la testimonianza vera di Giovanni Battista “Non sono io il Cristo”, che non inganna, ma conduce al Cristo.
v. 8 “…tutto questo è solo l’inizio dei dolori”: queste parole sono un invito forte a leggere ogni evento, anche il più terribile, in una prospettiva positiva: è l’inizio di una vita nuova. Gli uomini di Dio sono “prigionieri” della speranza: essa è custodita nei cieli per noi, dopo un breve tempo in cui la fede viene messa alla prova.