1 Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. 2 Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta». 3 Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di’ a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo».
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Chiediamo al Signore di poter entrare con molta attenzione interiore nella Parola che apre il cap.24. Il tema nel quale stiamo entrando è molto delicato, e sembra che il nostro testo ne sia ben consapevole.
La grandiosità e la bellezza dell’edificio del tempio che i discepoli fanno osservare a Gesù viene severamente commentata da Lui. Questa grande bellezza, che rappresenta e simboleggia lo splendore dell’elezione e della storia di Israele, è affacciata sulla sua fine. La precedente versione italiana ometteva il “non” che precede il “vedere” del ver.2. La nuova versione non lo ignora e in questo modo sembra mettere in più forte contrasto la costruzione e la sua distruzione. Sembra che a questo siano invitati da Gesù i discepoli, quasi non vedessero veramente, se non vedono la bellezza del tempio piegata verso la sua fine.
La reazione dei discepoli al ver.3 amplia la portata dell’evento collegandolo alla venuta finale del Figlio di Dio e alla fine del mondo. E qui essi mettono tutto in un problema di tempo. Diversamente dai testi paralleli di Marco e di Luca che ci è utile considerare, i discepoli non gli fanno una domanda ma gli chiedono di dir loro quando questo accadrà e quale sarà il segno della sua venuta e della fine del mondo. Il “quando” di un fatto drammaticamente concreto come la distruzione del tempio è facilmente rinvenibile. Noi sappiamo che ciò avverrà pochi decenni dopo queste parole. Ma più profondamente, come si collegherà questo fatto puntuale con la venuta del Signore e la fine del mondo? E di conseguenza: noi, oggi, come ci collochiamo di fronte a questi tre avvenimenti? La distruzione del tempio è avvenuta ed è descritta nei libri di storia. Ma come dunque considerare, o vivere, o attendere, i due eventi della venuta del Signore Gesù e della fine del mondo?
Ci troviamo davanti al mistero del tempo! Passato, presente e futuro vengono convocati per un grande dialogo tra loro. La risposta è complessa e vi saremo condotti lungo i cap.24-25 del Vangelo secondo Matteo. La vita cristiana, nel suo concreto svolgersi, è fortemente collegata a questo tema e a questi interrogativi. L’affermazione dei discepoli e la loro richiesta a Gesù di esserne edotti fa pensare che si tratti semplicemente di sapere – o di non poter sapere – una data che sta davanti a noi. Ma tutto è molto più complesso. Come sapete, l’identificazione cronologica di questi eventi è istintiva tentazione che porta inevitabilmente a ipotesi assurde destinate a provocare fenomeni settari, tanto strani quanto inutili e fragili.
Più immediatamente, possiamo chiederci quale significato tutto questo abbia per ciascuno di noi. Ma anche per l’intera comunità cristiana è di grande rilievo il suo collocarsi davanti a questi interrogativi e a come interpretare la molteplice complessa risposta che Gesù ci darà nel seguito di questa narrazione.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 1 L’uscita di Gesù dal tempio può essere vista in diretta continuità con quello che aveva appena detto: “La vostra casa vi sarà lasciata deserta”. E ci ricorda anche la profezia di Eze 11 e 12, che vede la gloria del Signore lasciare il tempio e la città.
v. 3 “Sedutosi poi …”: è Gesù, il maestro, che come all’inizio del discorso della montagna, si siede ammaestra i suoi discepoli. Qui, le parole di questo cap. 24 sono l risposta di Gesù alle due domande che i discepoli gli pongono al v. 3.
Non accettare di essere raccolti come pulcini sotto le ali protettrici e di salvezza del Signore, ha come conseguenza che tutto quello di materiale, anche bello, grande, ed eventualmente santo, su cui confidiamo verrà distrutto e non potrà essere utile né a protezione né a salvezza. Non dobbiamo confidare in ciò che è superbamente bello, ma in Colui che ci vuole raccogliere presso di sé.
Queste costruzioni sono i nostri pensieri, le nostre autosufficienze.
La risposta di Gesù non è estranea alla comprensione dei discepoli. Forse loro ricordano che i profeti avevano infatti profetizzato la distruzione del tempio. Prima, il tempio di Silo, poi quello di Gerusalemme per opera di Nabucodonosor. Qui forse loro intuiscono che c’è una differenza con quelle profezie, perché quelle altre volte il tempio era stato distrutto per poi venire di nuovo riedificato. Qui è l’intero sistema, quello del tempio antico e dei suoi vari sacrifici, che sta per crollare senza lasciare pietra su pietra. È per questo che i discepoli pongono a Gesù una domanda sulla fine del mondo e sulla sua (seconda) venuta. Hanno capito che Gesù non sta parlando di una fine temporanea del tempio, ma della definiva fine della antica economia.
Come prima Gesù aveva fatto quella azione simbolica di maledire il fico infruttuoso, e quello subito si era completamente seccato: si deve inaugurare una cosa completamente nuova, che passa per la fine di ciò che c’era prima: e questo si inaugurerà per la Pasqua di Gesù.
Gesù sollecita i suoi discepoli a vedere più in profondità, a vedere i segni della novità ormai presente: “Non vedete tutte queste cose?”. Questi sono i segni della Sua venuta e della fine del mondo. E questi segni sono quelli che Gesù mostra ai suoi discepoli dopo la sua resurrezione, quando apparendo loro, intimoriti e rinchiusi nella casa, mostra loro nelle mani e nei piedi i “segni” della sua passione gloriosa. I segni dei tempi nuovi non sono i grandi edifici ma quelli della passione di Gesù.
La domanda che i discepoli rivolgono a Gesù al v. 3, “in disparte”, “Dicci quando avverrà”, è una preghiera rivolta al Signore. Noi non sappiamo, perciò tu illuminaci, dicci quale sarà IL segno della tua venuta.
“Non resterà pietra su pietra che non venga diroccata”: qui tutto viene distrutto, tutto passa; e noi attendiamo il ritorno del Signore che verrà alla fine dei tempi a prenderci con sé nella casa che non potrà venire scossa né distrutta.