29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, 30 e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. 31 Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. 32 Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri. 33 Serpenti, razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna della Geènna? 34 Perciò ecco, io mando a voi profeti, sapienti e scribi: di questi, alcuni li ucciderete e crocifiggerete, altri li flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sulla terra, dal sangue di Abele il giusto fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il santuario e l’altare. 36 In verità io vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.
L’immagine dei sepolcri che abbiamo visto nei precedenti vers.27-28 si dilata ora verso i monumenti funebri eretti in onore dei profeti e dei giusti che furono uccisi quando, mandati da Dio, portarono al popolo la Parola. Entra qui, importantissima, la categoria del tempo! C’è un rapporto strettissimo tra Parola e storia: Dio dona la sua Parola nella storia. Entrando nella storia la Parola ne denuncia i peccati e ne indica le vie di redenzione e di speranza. E per questo esige di essere accolta come evento che chiede la conversione dei cuori e della vita delle persone e del Popolo di Dio. Ma proprio per questo i profeti e i giusti vengono perseguitati e uccisi. Le generazioni successive erigono i monumenti di questi profeti e, come ascoltiamo al ver.30, si dissociano dai misfatti dei loro padri e glorificano quelli che i loro padri avevano respinto. Per un vecchio come me è inevitabile un doloroso imbarazzo davanti agli “onori” che oggi tranquillamente vengono tributati ad una persona come don Lorenzo Milani anche da parte di una gerarchia che ieri li ha condannati e isolati. E non mi stupisco davanti ad una persistente censura, anzi oggi ancora in crescita, nei confronti di una persona come don Giuseppe Dossetti, la cui testimonianza è ancora, e ancor più, molto “scomoda” nella sua trafiggente attualità. Per La Pira, un tempo ugualmente censurato, oggi si fanno processi di canonnizzazione, ma Dossetti è ancora troppo bruciante sia per la comunità ecclesiale sia per la società civile.
Gesù non accetta questi onori tardivi, appunto perchè il legame esigentissimo tra la Parola e la storia esige che la Parola sia accolta quando e come viene detta. Il “miracolo” perenne della Parola di Dio è la sua perfetta attualità profetica, ma evidentemente deve essere accolta così come in ogni tempo gli uomini di Dio la porgono ai cuori e allle vicende della Chiesa e del mondo. Ma si preferisce ridurre il Vangelo ad una legge fuori dal tempo, che dunque non si pone con la vivacità della profezia, e nello stesso tempo si tenta di immobilizzarla, consentendo a scribi e farisei di circondarla di quelle “mondanità” che nei versetti precedenti Gesù ha denunciato. Per questo Egli dice al ver.31: “Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti”! L’onore tardivo, il sepolcro funebre eretto al profeta ucciso diventa documento che prova il rifiuto che ogni tempo riserva ai suoi profeti. A questi edificatori di monumenti Gesù dice: “Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri”. Le note delle bibbie vedono in questo un’allusione alla morte di Gesù stesso. Ed è infatti sempre Lui, che in ogni suo testimone viene respinto e ucciso.
Da qui la “facile” profezia, scomoda e fastidiosa, che Gesù annuncia nei vers.33-36, con quei verbi al futuro che annunciano il riprodursi e il ripetersi di quello che è stato fatto prima di Lui, da Abele (Genesi 4,8-10) a Zaccaria (2Cronache 24,20-22). Da Gesù fino ad oggi vengono da Lui mandati “profeti, sapienti e scribi” che noi, nella durezza del nostro cuore, oggi siamo esposti ugualmente ad uccidere, a crocifiggere, a flagellare e a perseguitare (ver.34). Ricordo la lettura drammatica che Maritain dava della strage degli ebrei da parte del nazismo: “Perseguitano loro per perseguitare Gesù!”. Questo allarga la “profezia” verso tutti coloro che in ogni modo sono portatori della provocazione evangelica celebrando la mitezza, la povertà, l’umiltà del Verbo che in Gesù si fa carne. Il Vangelo secondo Giovanni cita Zaccaria 12,10: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Tale la speranza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ricordano alcune note che il profeta Zaccaria non è il profeta più noto, “figlio di Barachia”, come qui si legge; sarebbe invece figlio del sacerdote Ioiadà, ucciso nel cortile del tempio perchè diceva “Poichè avete abbandonato il Signore, anch’egli vi abbandona” (2Cron. 24,20). Si è confuso l’autore del Vangelo? E’ più verosimile che lo abbia fatto intenzionalmente: quel Zaccaria era l’ultimo di cui si parlava nei libri della bibbia ebraica; dunque, da Abele a Zaccaria equivaleva a dire “dall’inizio alla fine”. Un bell’esempio di come gli autori del Nuovo testamento facevano “uso” liberamente dei testi antichi in relazione al pensiero che volevano esprimere.
v. 34 “Perciò ecco, io vi mando …”: queste parole sono il raccogliere nella persona di Gesù tutto il rifiuto passato e presente ( e quindi anche futuro) nei confronti della salvezza che il Signore vuole portare al suo popolo e a tutti gli uomini. Non riconoscere il giusto, come anche i loro padri hanno fatto.
Sullo sfondo c’è anche il v. finale delle beatitudini (Mt 5:12): Mat 5:12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”. A dire la vittoria del Signore, nonostante le resistenze e i rifiuti degli uomini nei confronti del Vangelo.
Il brano di oggi ci mette davanti due continuità: da una parte questa generazione malvagia che continua ad operare malvagiamente contro gli inviati di Dio; e dall’altra la continuità di Dio nel mandare i suoi inviati, e il Messia, e i testimoni di questi. È la realtà di quel rifiuto che Gesù aveva evidenziato raccontando la parabola dei vignaioli omicidi. Come si potrà risolvere questa opposizione e questa ostilità? Una prima risposta viene da quanto avviene a chi ascoltò la predicazione di Pietro il giorno di Pentecoste (Atti 2:37-38.40): “All’ udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?”. E Pietro disse: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo… Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: “Salvatevi da questa generazione perversa”. ”
C’è bisogno di uno stacco deciso, che è questo cambiamento interiore, di modo che non partecipiamo più in modo negativo alla Pasqua che avviene nel mondo (rifiutando e uccidendo l’innocente), ma in modo positivo, dentro di noi, facendo morire l’uomo vecchio che è in noi.