30 settembre 2010 – Dopo le lodi italiane cantate nella cucinetta attigua alle nostre camere in rigoroso stile ikea, la mattina comincia per tutti con un blitz italiano alla chiesa cattolica. Alle 8 siamo tutti alla messa in estone con parti in latino. Ma siamo tutti molto soddisfatti.Il programma dalle 9,30 prevede la lezione di un prof. di sociologia, pensiamo luterano, sulla società civile estone soprattutto in relazione al concetto di comunità. Fondamentelmente smarrita dopo l’uscita di scena del sistema sovietico(che però assicurava una certa protezione sociale: tutti avevano casa, tutti andavano a scuola, tutti erano curati, ma nessuno aveva il senso di responsabilità).Dopo alcuni anni di euforia, lo sgretolamento e la frammentazione di tutto con la difficoltà di riprendere un progetto unitario se non comunitario.

La trattazione è parecchio articolata ma poi alla fino si arriva sempre al punto che una proposta comunitaria è molto difficile da far emergere e da portare a successo e questo sia per il solito problema della reazione al sistema sovietico che solo apparentemente parlava di “comunità” in senso sociale, sia per l’indole umana della popolazione estone che non ama socializzare, tende a rimanere riservata e chiusa, non sente il bisogno di comunicare… e però alla fine rimane prigioniera della propria solitidine e non sa come uscirne.(e questo anche all’interno della comunità a base famigliare)

Segue l’intervento di una giovane teologa luterana che per raccontare l’atteggiamento della chiesa difronte alle rovine della società si riferisce al modello di Neemia davanti alle rovine di Gerusalemme per trarne qualche ispirazione pastorale : ascoltare le sofferenze del popolo, piangere su di esse, insieme al popolo introdurre progetti di ricostruzione del tessuto umano, in questo caso del tessuto comunitario. Ma i successi paiono molto difficili da ottenere. Qui si riapre il discorso della “diaconia” e dei rapporti con gli enti pubblici.

Bisogna convenire che gli amici luterani non fanno nulla per nascondere le loro difficoltà organizzative e propositive , anche tenuto conto che spesso i loro racconti sono accompagnati dall’ossservazione che non hanno soldi e non sanno tanto come procurarseli e che i loro progetti non finanziati finiscono presto.

Il pomeriggio è dedicato ad alcuni giri panoramici e alla socializzazione delle delegazioni. La giornata è stupenda, il sole domina. Entriamo nell’immenso parco di Tallinn, peno di betulle Vediamo l’abitazione estiva di zar come Pietro il grande e la zarina Caterina I. Poi finalmente vediamo il mare, le barche, i traghetti veloci che raggiungono la Finlandia in un’ora e mezza…

Dalle parti del mare ci fermiamo presso la parrocchia locale dove conosciamo il giovane pastore trentenne (che però sembra quasi sedicenne) figlio di un pastore (…idea! …che si possa risolvere per via biologica il problema delle vocazioni?). Anche lui porta l’anello nuziale nella mano destra (tutti in Estonia lo portano nella destra) e dice di abitare in un piccolo appartamento nei pressi. Ci parla parecchio della storia dell’edificio della chiesa ma non si vede nulla delle attività coi giovani che li dovevamo conoscere. Si scusa dicendo che queste attività al momento sono sospese… per mancanza di fondi.

Ci fanno fermare per un bel po’ in un pub a forma di barca di legno, in riva allo stupendo mare che deve essere già freddissimo a socializzare bevendo birra o cappuccino…

Ormai a ora di cena ci trasferiamo presso il convento cattolico delle brigidine. Modernissimo costruito a fianco delle rovine imponenti e bellissime di quello del 1407 incendiato e distrutto dalla Riforma un secolo dopo.

Fa parte del gruppo delle brigidine un anziano prete brigidino che parla l’italiano perfettamente. Da lui veniamo così a sapere che in quel convento la lingua ufficiale è l’italiano essendo le monache tutte indiane e messicane. Omaggio al fatto che santa Brigida ha trascorso gli ultimi suoi vent’anni a Roma. L’ospitalità del luogo ci conquista e ci pare subito un’interessante meta di pellegrinaggio o di soggiorno, in ambiente amico, in Estonia. Il prete ottantacinquenne che abbiamo conosciuto si chiama Vello Salo , è un biblista, ha scritto molti libri, ha appena finito una traduzione dei salmi di Davide , conosce venti lingue,… ed è simpaticissimo.

Importante la sosta nella cappella delle brigidine perché ha inizio lì una pratica che nella dinamica del gruppo si affermerà: invitati a esprimere una preghiera “spontanea” tutti quanti convergono nel fare un canto a turno nella propria lingua. Noi che il giorno prima in una benedizione collettiva avevamo esordito col Celeste Lume recitato, oggi lo proponiamo cantato.. L’insieme comincia a essere molto commovente.

A proposito delle dinamiche di gruppo, a conclusione di questa giornata possiamo osservare quanto segue. I tre pope + monaco bulgari, prima volta che escono dal loro paese, sono piuttosto restii a partecipare in tutto. Non partecipano alla preghiera del mattino, accampando che si svolge in una chiesa. Hanno partecipato però dal giorno dopo quando ci siamo trasferiti in una cappella… Non fanno le foto insieme al gruppo se non sfumati di lato…. Tutte cose che sembrano agli altri piuttosto inconsistenti e forse destinate a cadere man mano che li si accontenta… Altra cosa curiosa è che al momento delle presentazioni i preti bulgari e rumeni, regolarmente ammogliati, dicevano solo se avevano figli senza mai citare le mogli.

Infine: in una ideale graduatoria delle particolarità noi forse occupiamo una posizione mediana tra i nerissimi pope bulgari e le aspiranti diaconesse bionde vichinghe norvegesi. I due gruppi estremi si sono addocchiati. Fin’ora per contrasto in attesa che scocchi la scintilla. Promettono un simpatico effetto fotografico se ripresi affiancati.

Una scintilla è già scoccata quando è scattato il cellulare di un nerissimo bulgaro con una dirompente musica da discoteca. Le diaconesse sono partite con un riso irrefrenabile, pare perché immaginavano il bulgaro su un cubo di discoteca con la tonaca aperta e svolazzante nel frenetico ballo che la musica della suoneria aveva fatto immaginare. Da notare che una delle diaconesse dal riso irrefrenabile ride come il gufo di mago merlino nella Spada nella Roccia di W. Disney… Qualcuno se lo ricorda?

1. 2. 3. ottobre 2010 – La dimensione aereonautica brucia spazi e tempi, io sono già tornato e mi rendo conto di non essere riuscito a rispettare il ritmo delle giornate, un po’ anche per gli spostamenti a cui ci hanno sottoposto nelle ultime ore. Per giunta sono già al lavoro i compilatori delle vere cronache e quindi il mio compito conclusivo potrebbe essere di completare in modo ancora più sintetico il raccontino delle ultime giornate in attesa delle cronache vere che stanno arrivando.

Dunque restano gli ultimi tre giorni. L’1,2,3 ottobre.

Il venerdi 1 ottobre, al mattino siamo tornati per la messa nella parrocchia cattolica. Lì finalmente abbiamo visto un celebrante diverso che si faceva intuire per italiano. Di figura imponente, di voce tonante che si esplicava soprattutto nella perfetta intonazione dei canti latini. Un caloroso incontro in sacrestia mi conferma che è originario di Salerno e mi fa sperare che sarà possibile fare due chiacchere con lui domenica prima della nostra partenza. Ancora in questa occasione notiamo due modalità degli estoni a messa che ci sembrano parecchio interessanti. Una è che al momento della pace procedono così: all’invito di darsi la pace tutti simultaneamente fanno un inchino verso l’altare, poi ognuno provvede a dare la mano, con un sorriso, al suo più vicino e, infine, ciascuno raggiunge i più lontani con inchini e sorrisi… non è geniale? Altra cosa è la postura nei banchi , i quali sono così stretti da consentire, quando ci si inginocchia, solo la possibilità di toccare il lato basso e però di stare appoggiati sul sedile con il fondo schiena, col vantaggio di potersi concentrare sull’azione liturgica senza essere impegnati a mantenersi in equilibrio sulle ginocchia.

Il programma della giornata di oggi prevede spostamento continuo in pullman fino a raggiungere verso sera una meta a 150 km da Tallinn. Sono previste diverse tappe e due visite nell’ottica della “diaconia” cioè di cosa la chiesa fa per i bisogni e le ferite della società.

In particolare le visite saranno a una comunità rurale per il recupero di tossicodipendenti e a una comunità parrocchiale rurale segnalata per le attività giovanili.

La prima si incontra a circa cinquanta km uscendo dalla strada principale e raggiungendo in breve una campagna fatta di boschi e di case parecchio isolate tra loro. La nostra comunità è fatta di abitazioni tutte di legno sparse su diversi km entro i quali sono collocati sia abitazioni sia luogo di lavoro che ci sembra essenzialmente una segheria per la lavorazione del legno. Tutt’attorno solo boschi e funghetti.

Ci accoglie e ci accompagna per un giro perlustrativo un pastore pentecostale che ci fa capire subito che il recupero avviene attraverso la preghiera. In segheria ci fa incontrare qualcuno dei recuperandi cui fa raccontare la loro penosissima vita. Lui stesso, il pastore, ci racconta la sua abbastanza ricca di sogni profetici e di mezzi miracoli come richiede il protocollo pentecostale. Io, forse un po’ maliziosamente, faccio chiedere ad Annie, la pastora luterana estone che ci accompagna, se i pastori pentecostali hanno lo stesso iter di preparazione di quelli luterani e ci risponde che no, che fanno solo qualche corso…Però sicuramente sognano di più!

Un momento in cui mi sono commosso è stato quando il pastore ci ha fatti convergere in un punto della radura lambita da un ruscelletto con al centro una pietra con una croce scalpellata sopra e ci ha invitato alla preghiera facendo ciascuno un canto. Già allenati dalla sera prima ciascuno ha offerto il meglio della sua produzione (noi dato l’ambiente pentecostale abbiamo effuso un “Vieni spirito santo”). L’insieme è stato molto toccante. Le diaconesse si sono mostrano dotate di voci angeliche.

La seconda tappa della giornata è la visita a una parrocchia di campagna al centro di particolari “attività per i giovani”. È situata vicino a una chiesa monumentale e ben conservata del XIII sec. Apparteneva all’ordine cistercense che pare abbiano avuto il primato della gentilezza missionaria ancor oggi ricordata. Oggi la parrocchia luterana, ritornata a ingrandirsi dopo il passaggio sovietico, ha riedificato l’edificio parrocchiale dove abita anche la famiglia del parroco. Il titolare in carica non lo abbiamo incontrato per impegni ma al suo posto siamo stati ricevuti dal suo predecessore, ora emerito, che si presenta come un raro caso di pastore celibe che ora abita insieme alla famiglia del suo successore. Tra le cose che ci mostra, nel prato davanti alla casa, c’è la “sauna parrocchiale”, normale luogo di ristoro, di aggregazione e forse anche di catechesi dal momento che troviamo in una delle salette di cui è composta diversi libretti liturgici e una bibbia a disposizione… Invece in un salone interno dell’edificio parrocchiale l’anziano pastore ha allestito una mostra permanente con molte foto che parla della dominazione e oppressione sovietica e soprattutto del movimento di resistenza organizzato da lui per ottenere l’indipendenza. Lui è noto infatti per essere un prete “partigiano”.

Finalmente in una delle sale vediamo qualche giovane, soprattutto ragazza, che ci parla delle attività ludiche che servono ad aggregare i giovani e tirarli un po’ fuori dalla loro solitudine. E siccome una di queste attività è la musica, ecco che due di loro si lanciano in una deliziosa dimostrazione canora a nostro vantaggio, accompagnate da pianoforte. Poi l’incontro si esaurisce così e le ragazze ritornano dai loro amici.

Ormai siamo al termine del nostro giro di visite e si riprende il pullman per arrivare all’agriturismo in cui pernotteremo. Dopo cena mi fermo in stanza alle prese con internet che funziona perfettamente wireless, secondo l’eccezionale diffusione e copertura di tutto il paese. Il resto della compagnia si ferma in sala da dove giungono suoni, e poi racconti di conferma, che le delegazioni si sono effuse in manifestazioni canore iniziate da un duello tra pope rumeni e bulgari in funzione attrattiva verso le diaconesse norvegesi e finite in una specie di festival di Sanremo culminato nel canto collettivo di “Volare” (..nel blu dipinto di blu felice di stare lassù…) che tutti conoscevano perfettamente … in italiano.

Il giorno successivo, 2 ottobre, si caratterizza per un senso di fine ormai imminente e per gran parte della giornata dedicata a un convegnetto della chiesa luterana estone cui le singole delegazioni avrebbero dovuto partecipare con interventi in cui spiegavano chi erano e cosa facevano nelle loro comunità rurali. Ma forse non tutti si erano preparati nello stesso modo… Modestamente temo che noi siamo stati i migliori, negli altri gruppi molta latitanza e poca preparazione…

Nel pomeriggio sulla via del ritorno verso Tallinn, ultima cenetta e ultima foto di gruppo… Alcuni ripartono già la mattina seguente.

Al ritorno a Tallinn, nella tarda serata, solo gli accompagnatori dei gruppi avranno una riunione consuntiva per valutare le soddisfazioni o le non soddisfazioni delle giornate passate.

Il giorno dopo (3 ottobre) è quello della nostra partenza, ma solo alle18. Abbiamo gran parte della giornata da gestire. Anche per toglierci di bocca l’amarognolo del giorno prima mettiamo in lista due cose : andare alla messa domenicale presso il convento delle brigidine che dovrebbe essere in italiano e dove potremmo incontrare di nuovo il padre Vello Salo ancora con possibilità di chiacchierata in italiano. E poi cercare il parroco italiano della chiesa cattolica di Tallinn per sentire anche la sua versione sulle chiese estoni.

L’incontro per la messa è molto felice. Purtroppo, data la celebrazione di un 25° è celebrata in estone dal festeggiante, ma possiamo vedere un’assemblea cattolica molto folta fatta di papà mamme bambini ragazzi che ci mostra che facce hanno i cattolici in Estonia. Un saluto riusciamo a farlo con il padre Vello e poi siamo invitati a partecipare alla colazione-rinfresco che le suore brigidine messicane e indiane che parlano italiano offrono ogni domenica dopo la messa.

Torniamo in città e siamo liberi fino alle 15 per fare compere e metterle nelle valige . Alle 15 infatti abbiamo appuntamento con don Alfonso Di Giovanni il parroco cattolico. Arriva trafelato dopo un viaggio di un centinaio di km dove si è recato per celebrare una messa. Ha fatto di tutto per riuscire a incontrarci. È un incontro caloroso. Ci accoglie con molta apertura e ci racconta di sé e della sua vita in questo luogo in mezzo agli estoni. Trasmette entusiasmo per le cose che fa, non nascondendo le difficoltà oggettive, la mancanza di risorse umane e finanziarie, l’indole riservata e chiusa degli estoni e il loro deperimento psichico dopo tanti anni di dominazione sovietica.. e nello stesso tempo la voglia di un incontro umano con la gente e i giovani andando a cercarli quasi per strada…. Ci parla bene del rapporto con la chiesa luterana estone che, come pure noi avevamo intravisto, non è su posizioni troppo lontane dalla visione morale cattolica. Sul punto dell’impegno sociale accenna a una visione diversa, ritenendo che gli interventi nel sociale li fanno molto meglio le molte associazioni presenti in Estonia e a questo deputate che non le chiese. Nel complesso un incontro positivo che trasmette positività. E così ripartiamo davvero risollevati.

È stato molto interessante, in attesa dell’aereo venire informati dalla nostra guida dell’esito dell’incontro della sera prima con gli assistenti degli altri gruppi. Una piccola apocalissi. Anzitutto un giudizio unanime e positivo sulla bontà di questo tipo di esperienze, poi però una serie di osservazioni che fanno vedere le distanze culturali nella stessa europa religiosa tra la parte occidentale (cattolico protestante) e il “blocco” ortodosso in difficoltà non solo con i protestanti ma anche con noi cattolici (i monaci non portavano l’abito lungo e nero, i diaconi non erano riconoscibili e poi avevano le mogli, ma i cattolici non sono tutti celibi?) Fino ad osservazioni ancora più esterne: qualcuno si soffiava il naso in pubblico e rumorosamente, il pastore pentecostale negativo perché in blue jeans e con le mani in tasca… Un po’ strano poi che però gli stessi pope non sentissero nessuna difficoltà a mostrarsi la sera, dimessi gli abiti scuri, agghindati da discoteca, oppure con abiti lunghi e scuri e due bottiglioni di vodka in mano… Un bel po’ di confusione di pregiudizi, no?

Ultimo scampolo di notizie:

  • Gli estoni non entrano nelle loro case con le scarpe, ma le lasciano nell’atrio come fossimo in moschea…
  • Non si vedono per le strade immigrati dal sud del mondo, nessun nero visto per le strade estoni, tutti solo bianchi…
  • A partire dai cartelli stradali abbiamo dedotto una certa affinità tra la scrittura dell’estone e il kiswahili: ci sono delle somiglianze… e anche in certi passaggi della pronuncia…
  • Insegnamenti: molti, ma forse la chiesa cattolica potrebbe cominciare a imparare da quella luterana estone a essere meno clericale e un po’ più femminile e anche un po’ più povera.

Ultima scena rimasta negli occhi: il pastore Matthias e la pastora Annie che si allontanano alla sera… mano nella mano: erano marito e moglie!

Nicola Apano

Link alle puntate precedenti:
Cronache da Tallinn 1

Cronache da Tallinn 2