1 Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: 2 «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3 Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4 Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5 Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6 altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7 Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8 Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9 andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10 Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
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C’è nello stesso tempo una grande continuità e un grande contrasto tra la fine del cap.21 e l’ingresso nel cap.22. Come nel capitolo precedente è stata messa in evidenza la durezza e la chiusura del popolo, in questo capitolo sarà esaltato il piano d’amore di Dio per il suo popolo. Ecco dunque che alla parabola dei vignaioli che rifiutano la relazione con il loro Signore fino ad ucciderne il Figlio, segue ora la parabola della festa nuziale che per il Figlio è stata preparata dal re suo padre. A contrasto con il rifiuto di Israele, ecco il progetto d’amore di Dio. Il Figlio è stato ucciso, come abbiamo ascoltato nella parabola dei vignaioli, ma, come sappiamo, quella morte è diventata il sacrificio d’amore che ora viene celebrato come mistero d’amore nuziale tra Dio e il suo popolo e l’intera umanità.
Le nozze sono pronte e gli invitati vengono sollecitati ad entrarvi. Se potrete dare uno sguardo al testo parallelo di Luca 14,15-24, vi renderete conto di come la memoria evangelica di Matteo sia molto più drammatica. Il rifiuto degli invitati, che al ver.5 è motivato da altri impegni ed interessi, al ver.6 diventa violenza omicida contro i servi mandati a convocare gli ospiti alle nozze. E drammatica è anche la reazione del re, fino all’uccisione degli assassini e alla distruzione della loro città. Questo particolare viene spesso messo in relazione con la distruzione di Gerusalemme, e visto quindi come la grande catastrofe di Israele. Catastrofe che qui viene collegata con l’uccisione di Gesù.
I primi invitati che hanno rifiutato l’invito vengono sostituiti da altri, non qualificati, persone qualsiasi, tanti quanti possa contenerne la sala delle nozze. Questi secondi invitati sono forse i popoli pagani che ora vengono ammessi alle nozze che nell’Antico Testamento erano celebrate tra Dio e Israele. L’annotazione interessante è che la sala si riempie di “cattivi e buoni”. Quasi ad alludere ad un nuovo criterio etico, tutto basato sull’accoglienza o il rifiuto dell’invito nuziale.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi sembra che la parabola di oggi abbiamo molti elementi in comune con quella di ieri: il doppio invio dei servi, la sorte loro riservata, la dura reazione del re (del padrone della vigna), la ‘sostituzione’ degli invitati (dei contadini) e, soprattutto, la presenza del figlio.
Leggendo le due parabole insieme, mi sembra intanto molto bello che la consegna del frutto della vigna si raccolga oggi nella semplice accoglienza di un invito a nozze.
Ma è soprattutto molto bello che la morte del figlio diventi oggi la festa delle sue nozze: “…sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta […]Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!”(Ap 19,7.9)
Tutto è pronto ed è molto forte per gli animali uccisi del v.4 si usi il verbo dell’immolazione, come in 1 Cor 5,7: “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!”
Mi colpisce molto il contrasto fortissimo che Gesù fa vedere in questa parabola, che racconta per continuare il discorso con i sommi sacerdoti e i farisei che, sentita quella dei vignaioli omicidi diretta a loro, cercavano di catturarlo.
Da un lato l’insistenza, la generosità, la cura nei preparativi del re che vuole a tutti i costi riempire le nozze di gente.
Dall’altro la reazione degli invitati: alla prima chiamata dicono che non vogliono partecipare. Alla seconda… non se ne curano (= non gliene importa nulla delle nozze!) e se ne vanno a fare gli affari loro. Alcuni addirittura reagiscono con violenza!
Mi sembra una descrizione drammatica ma calzante del nostro rapporto con il Signore e con la fede!
Anche oggi Gesù ci sorprende! In primo luogo, per descrivere il regno di Dio non va a prendere un’immagine religiosa, liturgica, spirituale; no: è come un pranzo di nozze, è la più bella festa che le persone possano vivere. Gesù ha amato la nostra vita umana e ne ha colto tutta la bellezza. – Seconda sorpresa: vengono chiamati a partecipare al pranzo nuziale tutti, “cattivi e buoni”! Noi avremmo almeno messo al primo posto i buoni, per sottolineare che una differenza ci dovrebbe essere… Non così il Padre, che fa sorgere ogni giorno il suo sole su cattivi e buoni insieme.
La parabola di oggi è in grande continuità con le parole ascoltate ieri. Insieme, ci mostrano che nella storia di amore di Dio per il suo popolo, ci sono come due fasi: la prima di preparazione, e poi quella di compimento. La preparazione è il tempo della Legge. Poi è l’invito a queste nozze, che però sembra che non interessino a nessuno. Questo banchetto già pronto, assomma i caratteri del banchetto della Sapienza a quelli dell’Ultima Cena, mostrando l’universalità dell’invito ad esso. L’indurimento di Israele diventa occasione di apertura per tutte le genti.
Stupisce che tutti disdegnino l’invito alle nozze e se ne vadano ai loro interessi. E’ una cosa inaccettabile per la nostra tradizione. Tutti trovano una buona scusa. Però se non accogliamo l’invito quando ci viene fatto, poi l’invito passa ad altri, e noi veniamo esclusi. Così per Israele, che rifiutando l’annuncio di Gesù e del Vangelo per il banchetto di nozze, ha favorito il fatto che Paolo nella predicazione si rivolgesse ai pagani, e che l’invito raggiungesse anche noi.
La parabola di oggi continua la risposta di Gesù alla domanda dei sommi sacerdoti sull’origine e la sostanza dell’autorità con cui fa queste cose. La risposta che Gesù da sono le tre parabole che ha raccontato: i due figli; i vignaioli omicidi, e l’invito al banchetto di nozze. Esse rivelano pienamente da dove e quale sia la sua autorità . In realtà il problema di chi ha posto quella domanda non è capire, piuttosto è che non accettano il piano di Dio.
La parabola di oggi ci dice una cosa importante da ricordare: quel re non manda soltanto i suoi servi ad invitare altri al posto dei primi; bensì manda soldati, e fa uccidere quegli assassini e distruggere la loro città. Perché le cose antiche devono finire completamente: tutto il piano antico di Dio è completamente distrutto, gli omicidi con la loro città.
Anche ciascuno di noi deve accettare questo passaggio: la distruzione dell’uomo vecchio e la nascita/risurrezione dell’uomo nuovo.
Chi sono questi soldati? Forse gli angeli. E forse le parole vive del Signore. In 2 Tim 2:3 Paolo esorta il suo figli spirituale Timoteo a partecipare al suo stesso ministero così: “Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù”. Quando dunque partecipiamo alla passione di Gesù, distruggiamo quello che è vecchio, perché il mondo sia rinnovato.
Ed è così che “per la presenza del Signore in mezzo ai suoi” la Sua autorità e potere continua a salvare tutti, per la predicazione del Vangelo: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Anche a me,come Andrea, è venuto da identificarmi con gli invitati indegni che non se ne curano, che sono presi da altro.
Mi è sembrato molto importante cercare di cogliere in cosa consiste per noi questo invito e in quali declinazioni nella nostra storia prenda forma e vita.
Mi è sembrato molto bello il secondo giro di inviti. Tutti tirati dentro, anche noi insieme a tutta l’umanità, i pubblicani, le prostitute..
Tutti invitati. Pare rimanga solo la ‘semplice accoglienza’ di cui ha scritto Celina.