29 Mentre uscivano da Gerico, una grande folla lo seguì. 30 Ed ecco, due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava Gesù, gridarono dicendo: «Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!». 31 La folla li rimproverava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: «Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!». 32 Gesù si fermò, li chiamò e disse: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 33 Gli risposero: «Signore, che i nostri occhi si aprano!». 34 Gesù ebbe compassione, toccò loro gli occhi ed essi all’istante ricuperarono la vista e lo seguirono.
Il cap.20 termina oggi con l’incontro di Gesù con due ciechi. I testi paralleli di Marco 10,46-52 e di Luca 18,35-43 ci offrono preziosi particolari su questa vicenda. Per Marco e Luca è uno solo il cieco che Gesù sana, ed è un mendicante. I nostri due non si trovano in una particolare situazione, e così rappresentano in modo più diretto la condizione di tutti noi, di tutta l’umanità. Tutto il cap.20 è stato dedicato al tema dell’opera da compiere, opera che caratterizza profondamente ed essenzialmente la vita cristiana, e tale opera è la Pasqua di Gesù, in quanto noi, seguendolo, veniamo accolti e assimilati in questo apice della sua presenza e della sua opera per la salvezza dell’intera umanità. Tutto il Vangelo è illuminato e guidato dalla Pasqua. Per questo, quando nella memoria degli Atti degli Apostoli si narrano le prime predicazioni degli Apostoli, tale annuncio parte sempre dall’evento pasquale. Per questo, ogni insegnamento e ogni miracolo di Gesù è sempre in riferimento alla sua Pasqua. Per questo l’ascolto di tutta la Parola di Dio, sia dell’Antico come del Nuovo Testamento, è sempre illuminata dalla Pasqua del Signore, che è l’adempimento e la pienezza di tutto quello che le Scritture ci comunicano.
Il significato profondo di questa guarigione miracolosa dei due ciechi si rivela come conferma che peraltro nessuno può seguire Gesù per entrare con Lui nella sua Pasqua se non riceve da Lui il dono della Luce che gli consenta di uscire dalle tenebre e di seguirlo.
L’episodio è ricco di significato simbolico! Nel suo cammino verso la sua Pasqua di morte e di gloria Gesù passa accanto all’umanità seduta lungo la strada delle sue tenebre. E’ seduta perchè non ha una direzione di speranza verso cui camminare. Al di là di tutte le apparenze e di tutte le illusioni, non ha una strada da percorrere. Non la vede!
Ma Gesù passa per la nostra strada! E i due ciechi, “sentendo che passava…”, più profondamente “ascoltando…”: c’è la grazia di un “ascolto”. Il primo evento salvifico è l’ “ascolto”. Siamo al buio, ma giunge a noi una parola, la Parola. E’ l’iniziale miracolo, è il primo dono della fede. Non sappiamo se abbiano ascoltato da qualcuno, o loro stessi abbiano ascoltato il Signore che passava…Ma da quel momento tutto deve cambiare. Ci accorgiamo così quanto erano anche “muti”. Non avevano niente da chiedere o non avevano la speranza che qualcosa di nuovo potesse accadere. Adesso non si può che gridare e invocare la misericordia divina. Infatti, un certo miracolo di “visibilità”, di “riconoscimento”, già si è compiuto, e lo intendiamo dalle parole con le quali lo invocano: “Abbi pietà di noi, Signore, figlio di Davide”. Lo riconoscono come il Messia profetizzato ed atteso.
La domanda che Gesù rivolge loro riceve una risposta che, nella sua semplicità e ovvietà, contiene un mistero e un dono immenso: la fede! “Che i nostri occhi si aprano!”. E Gesù, il Figlio di Dio che ancora essi non conoscono come tale, li avvolge della misericordia di Dio, che è questa compassione divina, che muove e governa tutta la storia umana e che in Gesù si rivela e si dona interamente. Il suo toccarli nella loro infermità è una “nuova creazione”. Ed è quindi “la vita nuova”. La vita dei discepoli e dei figli di Dio, la cui vita è questo seguirlo per morire e risorgere con Lui. Questa, come abbiamo ascoltato in tutto il cap.20, è l’opera cristiana: seguire Gesù per unirci a Lui e con Lui dare la nostra vita. Raccogliamo in questi due nostri fratelli l’intera umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù con i discepoli continua il suo cammino verso Gerusalemme e la sua pasqua. Uscendo da Gerico incontra sulla via due ciechi che lo supplicano, gridando: “Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide”.
Questo titolo con cui Gesù viene invocato sembra essere il più importante nel Vangelo di Matteo. Lo troviamo nel titolo, e nel racconto dell’ingresso a Gerusalemme. Questi due ciechi invocando Gesù come Figlio di Davide esprimono così la loro fede e comprensione di chi Lui sia, e la possibilità che si apre per loro di venire guariti. Infatti quello che abbiamo ascoltato al cap. 13 per loro e per i discepoli si compie, mentre per gli altri non è possibile: “ascoltano e non comprendono, guardano, e non vedono e non si convertono”. I due ciechi invece, immagine dei discepoli, una volta guariti dalla misericordia di Gesù, subito lo seguono nel cammino pasquale.
Le folle sentono il grido di supplica dei due ciechi e cercano di impedirli. E’ il segno della opposizione che si sperimenta quando emerge il grido della preghiera e del desiderio della luce della fede. Anche Gesù al momento della suprema lotta al Getsemani, reagisce pregando più intensamente. È un incoraggiamento alla resistenza forte nella nostra preghiera. E questi due ciechi sono il segno di Israele fedele che riconosce in Gesù che va verso Gerusalemme per la sua passione, il Messia Figlio di Davide promesso.
Secondo altri, questi due ciechi sono il segno anche dei due popoli, Israele e i gentili pagani, in qualche modo tutti bisognosi della luce del Signore per vederlo e riconoscerlo e insieme seguirlo.
Gesù è aperto ad ascoltare la preghiera: oggi chiede ai due ciechi: “Cosa volete che io faccia?”. Anche ieri abbiamo ascoltato la stessa disponibilità: “Cosa vuoi?” diceva alla madre. E se ieri correggeva la richiesta di una gloria privilegiata con Lui, indicandogli il cammino, oggi prontamente esaudisce la “volontà” dei due ciechi, di vederci, e vederlo, per seguirlo sulla sua via.
Per i due ciechi è facile seguire subito Gesù. Mentre abbiamo visto come fu difficile (impossibile?) per il giovane ricco lasciare tutto per seguirlo. I possessi sono ostacoli quasi insormontabili per andare dietro a Gesù, e invece la consapevolezza della propria cecità (impossibilità?) accompagnata dalla fiduciosa supplica a Lui.
Il cuore del testo è la rivelazione della misericordia di Gesù, della sua compassione che lo com-muove interiormente. Le altre volte che troviamo questo termine nel vangelo di Matteo è detto di Gesù davanti alla condizione misera delle folle/delle persone: davanti al loro essere stanche e disperse, al non avere un pastore, alla loro mancanza di cibo, o di direzione (come oggi), Gesù si muove a compassione e “guarisce” per rendere possibile e facile seguirlo nella sua via pasquale.