36 Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37 Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38 Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39 e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40 Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41 Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42 e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43 Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!
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PRIMA PARTE
Mi permetto di porre una premessa alle Parole che oggi riceviamo dalla bontà del Signore. I discepoli chiedono la spiegazione della parabola, e il Signore la offre loro. Sarebbe secondo me sbagliato – e non consono alla grande tradizione ebraica – pensare che data la spiegazione tutto è già stato detto, suprattutto quando a spiegare è il Signore stesso! Ma questo negherebbe la perenne “attualità” della Parola, donata da Dio ad ogni tempo e ad ogni circostanza, e quindi sempre affidata alla nostra preghiera e sopratutto donata a noi non solo dalle parole scritte e registrate nella memoria del Libro, ma dal Signore stesso che quelle Parole le dona nella potenza del suo Spirito, e che le rende attuali e potenti in ogni tempo e in ogni luogo. Anche per noi, oggi. Non dimentichiamo l’antica sentenza dei Padri della Chiesa, ripresa dal Concilio Vaticano Secondo: Lo Spirito Santo che ha guidato lo Scrittore sacro a esprimere nella Parola il mistero del Signore è lo stesso Spirito che oggi guida noi ad ascoltarla nella nostra vita e per la nostra vita. Oggi a ciascuno di noi Gesù parla e noi per sua grazia possiamo ascoltarlo! E accoglierlo nel “dramma” sereno e difficile della nostra vita. Quindi siamo anche noi quei discepoli che gli chiedono di spiegare la parabola della zizzania.
La “zizzania” non è una pianta particolare, ma esprime, con un termine neutro al plurale, le “erbacce” in generale. E’ di importanza decisiva prendere atto che essa viene seminata dal diavolo. Chi ha qualche problema circa l’esistenza e la potenza di questo Male-Maligno, provi a riflettere su che cosa voglia dire nella nostra esperienza concreta l’essere vinti e prigionieri di un Male più grosso e più potente di noi! Se non si coglie questo, la conseguenza drammatica, tipica delle sapienze mondane, è che ogni male morale è colpa di chi lo fa! “E bona le”, come dice e scrive il mio fratello Lorenzo.
SEGUE
SECONDA PARTE
Per il Vangelo di Gesù, invece, chi fa il male è sempre in qualche modo prigioniero del Male. Però da questo Male il Signore è venuto a liberarci, e quindi c’è una responsabilità del male che facciamo, i cui confini sono peraltro sempre delicati da discernere, e per questo il giudizio non può essere che di Dio stesso.
Credo sbagliato pensare che “i figli del Regno e i figli del Maligno” siano persone umane. Non c’è memoria biblica di una creazione o di una generazione da parte del diavolo. Questi “figli” sono gli elementi, le potenze, i principi buoni o cattivi che incontriamo nella nostra vita. A conferma di questo, ricordiamo come S.Agostino commenta il “terribile” versetto del Salmo 136(137) dove i “bambini” da sbattere contro la pietra non sono certo bambini, ma sono il parto e il frutto dei nostri cattivi pensieri, cattiverie che bisogna eliminare “sbattendole” contro la Pietra che è Gesù Signore. D’altra parte questa seminagione diabolica è in certo modo “terribilmente necessaria”, perchè la fede e la vita nuova non esistono se non in un orizzonte di libertà. L’amore o è libero o non esiste. E così il “patto” che Dio fa con il suo popolo non può non essere libero. Per questo il Signore ci ha liberati! Perchè possiamo essere liberi per Lui!
roprio per questo, davanti a tutte le inquità non possiamo pensare che la vita di fede sia “automatica” come la fioritura di una margherita! Si tratta sempre di amore, e di amore nuziale, sia da parte di Dio che da parte nostra. Anche Lui qualche volta ha voglia di rompere le nozze. Poi, per fortuna, ci ripensa. E nelle Parole del Calice a Messa Gesù dice che la sua alleanza con noi, nel suo sangue, da parte sua è inviolabile per sempre.
Ricordiamo che è tipico della parola profetica ricordare e avvertire della responsabilità del bene e del male che hanno i figli di Dio. La prospettiva delle minacce e dei castighi è parte irrinunciabile della Parola profetica, per la quale è meglio ricordare che non è solo per dire quello che succederà, ma per dire anche quello che è bene non succeda. Non si tratta quindi della “previsione” che qualcuno o molti finiremo nella “fornace ardente” del ver.42, ma si tratta dell’esortazione a che questo non avvenga!
I “giusti” del ver.43, che “splenderanno come il sole nel regno del Padre loro”, saremo, speriamo, anche noi. E in ogni modo siamo noi, oggi, per dire che il Signore è buono, è grande la sua misericordia, e senza nessun merito nostro, anzi, malgrado noi, Egli ci ha regalato la luce di queste Parole e la bella vicenda di poter anche oggi camminare in esse.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Proviamo molta gratitudine per le parole del v. 36: Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo”. Nel momento della nostra preghiera mattutina, e per voi della Messa, con la lettura e il commento fatto insieme ogni giorno sul brano del vangelo, siamo come i discepoli portati in disparte, e noi gli chiediamo di spiegarci il significato della vita: “Spiegaci e fa chiaro nelle tenebre, in questa cosa mista di bene e di male, di grano e di zizzania, di cui non capiamo il senso, se tu, Signore, non ci aiuti a capirci qualcosa!”
Le parole di oggi sono simili a quelle del libro dell’Apocalisse, che abbiamo appena finito di leggere. Qui c’è il raccolto, là c’è una guerra, ma è poi come la stessa cosa. L’esito finale è lo stesso: il diavolo, la bestia e i suoi servi vengono gettati nella fornace ardente, e gli eletti di Dio – i figli del regno, i giusti – sono in comunione con Dio nella città di Gerusalemme che scende dal cielo, e splendono come il sole (mentre del sole materiale non ci sarà più bisogno, né ci sarà più) nel regno del Padre loro.
Come sottolineavamo già nei giorni passati, il regno di Dio è già qui fin da adesso, tra di noi, in noi.
Il campo è il mondo, e questo campo è di Dio. Adesso non è il tempo in cui si vede chiaramente chi sono i figli del regno, e chi i figli del diavolo. Ora questo è nascosto, e sarà rivelato alla fine dei tempi. Vedi Col 3:3-4: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.”
Questo mistero è lo stesso che il mistero di Gesù; la fine dei tempi è la Pasqua di Cristo: queste due realtà non possono venire separate. La fine dei tempi sarà la rivelazione evidente a tutto il creato della vittoria pasquale di Gesù.
v. 37: “Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’ uomo.” Come ha seminato Gesù? Dando se stesso per i nostri peccati, per “strapparci” dal secolo malvagio. I “figli del Regno”, che hanno il Padre nei cieli, sono coloro che vivono secondo lo Spirito: “Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l’ aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete. Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio” (Rom 8:12-14).
La compresenza nel campo del seme buono, che produce frutto buono, e del seme cattivo, che produce zizzania, è anche il segno della compresenza nel nostro animo del desiderio buono della vita di Dio, mescolato ai desideri terreni. Noi non riusciamo, né in fondo vogliamo distaccarci dai desideri terreni, dalle cose e dalle persone di qui; ma anche vorremmo essere presso Dio, e vederlo, essere sempre con Lui nel suo riposo e nella sua gioia, nella comunione con Lui e i suoi santi. E Dio ci ha lasciato la Sua parola, come compagna di vita su questa terra, perché sappiamo cosa è gradito a Lui, e che Lui conosce i nostri cuori e discerne ogni bene – piccolo o grande – presente in esso, anche se assediato dalla zizzania.