24 Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25 Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26 Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27 Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28 Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29 “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30 Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

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Ascoltiamo con attenzione umile e fedele questa parabola che solo il Vangelo secondo Matteo ricorda. Riceviamo oggi una notizia evangelica troppo spesso dimenticata: quella per la quale c’è un “Nemico”. E questo nemico è il seminatore del seme cattivo e quindi la causa di quello che noi genericamente chiamiamo il “male”. Noi continuiamo a supporre l’uomo come “libero” e quindi sempre responsabile di quello che è, che vive e che compie, dimenticando questa “schiavitù” nella quale si trova a motivo della potente azione negativa del “Nemico”. Questo nemico viene chiamato “il Male” o “il Maligno”, o “il diavolo”…Non possiamo certamente qui trattare un tema tanto delicato e complesso. Se qualcuno di voi mi esprimerà dubbi o porrà domande, cercherò di dare qualche risposta, ovviamente condizionata dai grandi limiti della mia poca fede e della mia poca sapienza.
Per questo motivo il “seme” seminato dal Signore nel suo campo non è più semplicemente il “seme”, ma si qualifica qui come il “seme buono””. E di terreni ce n’è uno solo, quello del padrone del campo, che quindi ha seminato “del buon seme nel campo”(ver.24). Non dobbiamo giudicare il dormire del ver.25 come contrario al “vigilare” che, come vedremo è rilevante precetto nel Vangelo di Gesù. Qui indica semplicemente il tempo con i suoi ritmi e le sue ordinarie vicende. L’agire del Nemico è negativo, efficace, e nascosto. E perciò esposto a tante interpretazioni sbagliate, come per esempio il pensiero che il terreno sia cattivo. Il Male è male ed è il frutto negativo di quanto abbiamo ascoltato. Il tema è importante, e i servi fanno una domanda importante – “da dove viene la zizzania?” – che ci restituisce una risposta importante! Su questo è bene tornare sempre a riflettere!
Ed ecco al ver.28 la punta suprema della parabola: l’ipotesi è naturalmente che sia opportuno, doveroso, necessario, inevitabile , o semplicemente “buono”, andare a raccogliere e a eliminare la zizzania! La risposta è netta e assoluta: “No!”. La ragione di questa proibizione severa è assoluta, e rivela un dato di grande importanza: piante buone e piante cattive hanno tra loro somiglianze tali che si rischia di portar via la pianta buona insieme alla cattiva! Questo problema è insuperabile e quindi la disposizione resta ferma. Dobbiamo molto pregare e riflettere su questa disposizione così assolutamente contraria al nostro istinto. Così opposta a quello che si pensa essere la cosa più urgente, necessaria e buona da compiere: estirpare il male!
Ma dunque, che fare?: “Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura”!! E per giunta, a “fare pulizia” non saranno neppure questi “servi”, ma altri chiamati “mietitori”. C’è dunque una separazione radicale tra il tempo che va fino alla mietitura e il tempo finale del raccolto. L’orizzonte nel quale ci troviamo a vivere è quello della crescita delle piante e non quello dell’atto finale del giudizio: il fuoco per la zizzania e il granaio per il frumento. Tale sembra essere l’indicazione unica della parabola. Altre Parole di Gesù diranno che cosa fare in questo tempo. Qui la preoccupazione è espressa solo “in negativo”: non si deve estirpare niente.
Mi sembra opportuno non aggiungere altre parole, lasciando così che ognuno di noi possa tranquillamente arrabbiarsi, pensare, reagire, pregare, cambiare…
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
…Eppure sento in questo brano e nel commento una risposta, che è Grazia, alla mia esposizione di poco fa al brano del 19.04.2010, (1Gv.3,11-18: “Chiunque odia il fratello è omicida”).
Carlo.