15 Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 16 e impose loro di non divulgarlo, 17 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 18 Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. 19 Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. 20 Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; 21 nel suo nome spereranno le nazioni.
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(1^ parte)
Nella grande memoria che i cap.11-12 celebrano circa l’incontro tra la fede dei padri ebrei e Gesù Cristo, il Messia del Signore, il testo di oggi, la grande e potente memoria di Isaia 1-4, quello che viene chiamato “Il primo Canto del Servo”, proclama solennemente la piena e reciproca illuminazione che risplende su Gesù e sulle Scritture profetiche che ne hanno preparato e preannunziato l’avvento e l’opera. Da questo punto in poi l’incontro tra Ebraismo e Cristianesimo entra nella sostanza dei suoi legami, delle sue dinamiche e delle sue dialettiche.
Il testo è catteristico di Matteo. Mi sembra molto importante anche la breve premessa che precede la citazione di Isaia, una citazione “libera”, che non rispecchia fedelmente nè il testo ebraico nè la versione greca, ma che custodisce tuttavia tutta la sua piena potenza. Ascoltiamo dunque al ver.15 di questo allontanarsi-ritirarsi di Gesù, non solo ed non tanto dal tumulto provocato dalle sue opere e dalle intenzioni di morte nei suoi confronti, quanto per delineare con poche parole la bellezza della nuova comunità che si raccoglie intorno a Lui: “Molti lo seguirono ed Egli li guarì tutti”! Una grande assemblea di infermi da Lui curati e guariti. Sarebbe molto importante e fecondo che anche oggi si tenesse conto di questa descrizione dell’assemblea cristiana! A tutti questi Gesù chiede il silenzio su quanto Egli ha operato per loro. La citazione profetica sembra voler essere la vera spiegazione di quanto è avvenuto.
Desidero esprimere subito un pensiero che mi preme molto. In questo incontro tra Gesù e la profezia che lo ha preceduto viene descritto il rapporto più sostanziale e profondo tra la Prima Alleanza e la Seconda. Tra l’Antico e il Nuovo testamento. Un incontro di divina potenza e bellezza, ben superiore a tanti incontri che anche oggi si pensano e si fanno tra cristiani e ebrei, spesso, mi sembra, piuttosto esteriori e superficiali. Qui siamo invece al cuore di tale incontro. Di esso mi sembra molto importante cogliere la “reciprocità” di illuminazione!. Solo Gesù può illuminare pienamente la profezia di Isaia. Solo la profezia di Isaia può donare alla fede cristiana l’intima realtà del Figlio di Dio. Ogni concettualizzazione teologica può sembrare più precisa ma è irrimediabilmente più povera. Anche perchè la superiorità incomparabile della Parola di Dio rispetto anche alla più sapiente parola umana, è che la parola di Dio è “viva”(!!), e quindi non cessa mai di crescere e di illuminare. Ogni volta che il singolo cristiano o l’assemblea orante accedono a questa Parola, questa Parola cresce con chi l’ascolta! Così è, evidentemente, di ogni Parola di Dio.
(segue)
(2^ parte)
Mi limito a citare alcuni termini, lasciando a ciascuno di noi la gioia della preghiera come fonte inarrestabile di luce e di meraviglia. Ecco dunque qualche scintilla di quello che il Canto del Servo dice del Messia. Egli è il servo che Dio ha scelto: elezione divina e obbedienza fino alla fine. “Egli è il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento: la relazione assoluta e unica tra Gesù e il Padre. E peraltro una relazione che Gesù è venuto a donare a tutta l’umanità. “Porrò il mio Spirito sopra di Lui e annuncerà alle nazioni la giustizia”: è la grande Missione del Figlio, che Egli compie nella potenza piena dello Spirito di Dio. In tale missione Egli annuncerà la giustizia a tutte le nazioni. In questo compito universale Gesù annuncia la giustizia divina annnunciando il Vangelo, la Buona Notizia, la Parola meravigliosa della salvezza, della vita nuova e della pace. Il termine “giustizia” vuole qualificare questa Parola assolutamente nuova di Gesù come giudizio su ogni sapienza mondana e dono ad ogni creatura umana della vita stessa di Dio. Questo è il giudizio. Un giudizio che non è per giudicare, ma per salvare.
Secondo il ver.19 questo avverrà in modo completamente diverso dalle proclamazioni e dalle affermazioni mondane. Senza accuse e litigi. Senza clamori. Come in segreto. L’immagine efficacissima (ver.20) della canna incrinata e della fiamma smorta dice come Gesù, il Servo di Dio, non condannerà questa realtà così colpita da infermità e debolezza, ma opererà in direziopne della risurrezione e della vita. Questo mi sembra il significato dell’espressione “finchè non abbia fatto trionfare la giustizia”, che alla lettera sarebbe “finchè non abbia affermato, fatto prevalere, il giudizio salvifico che Egli è venuto a portare”. Fino ad allora non ci sarà nessun giudizio.
Il ver.21 è oggetto privilegiato della mia poverissima esperienza: vedo in molti cuori e in molte coscienze che non si pensano collegate alla fede questa speranza e questa attesa.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il riferimento ancora al Profeta Isaia e al canto del servo ricollega al Battesimo di Gesù, al Giordano, dove alla rimostranza del Battista Egli aveva ricordato ‘l’adempimento di ogni giustizia’ ( cfr Mt 3) Anche oggi , attraverso il profeta, viene detto che il servo del Signore compirà la sua opera nascosta sino a che non ‘ porterà a vittoria il giudizio’.
Il giudizio, che si compirà con la sua Pasqua ( cfr Gv 12,33) vedrà la vittoria sulla morte ( i co 15,54: ‘ La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria?…): la salvezza passa attraverso il silenzio della croce.
Il silenzio che Gesù chiede è intorno a questo. Si differenzia dai ‘capi’ del mondo, che fanno risuonare le loro voci nelle acclamazioni delle piazze.
II silenzio custodisce il mistero, come Maria ha custodito il suo essere umile serva del Signore davanti all’annuncio dell’angelo.
Il richiamo al la canna incrinata che non sarà spezzata e al lucignolo fumigante che non sarà spento richiama da una parte la piccolezza che Gesù accoglie e cura in queste folle che lo seguono, dall’altra anche la debolezza di Israele che pure non sarà escluso dalla salvezza in quel giudizio che vedrà anche per le Genti il dilatarsi della infinita misericordia di Dio ( cfr Ro 11) La debolezza, umilmente riconosciuta, diventa in Dio una forza ( cfr II Co 12,9).
Anche quando ,come è detto al cap 3 del I libro di Samuele, la Parola di Dio era rara e le visioni non erano frequenti, la lucerna di Dio non era spenta e il piccolo Samuele serviva nel Tempio del Signore.