9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
11 E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 12 Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. 13 Io però vi dico che Elia è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».
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Di quello che provo a comunicarvi oggi di questa Parola del Signore non trovo niente nelle varie note delle bibbie. Vi prego quindi di considerare tutto con molta cautela e di affidarvi solo a quello che vi donerà la vostra preghiera.
Mi chiedo se la richiesta di “non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti”(ver.9) sia solo una precisazione temporale o porti con sè una considerazione più ampia e profonda. Come se volesse dire che il senso profondo della trasfigurazione non è tanto quello di essere un segno prodigioso della divinità di Gesù, ma esprima l’illuminazione che il Padre vuole porre sulla suprema umiliazione del Figlio nella sua obbedienza fino alla Croce. Solo la sottolineatura e la consapevolezza profonda dell’abbassamento del Figlio di Dio fino alla morte consente di evitare ogni visione trionfalistica o magica di quello che è accaduto sul monte della trasfigurazione. La luce della trasfigurazione è la glorificazione divina del sacrificio d’amore di Gesù. Se non la si leggesse così, potrebbe essere colta come una delle tante autoglorificazioni praticate dai poteri del mondo.
Se vale questa ipotesi, diventa di straordinario rilievo la domanda che i discepoli si fanno “chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti”(ver.10). La domanda cioè, è bruciante e attualissima anche oggi per noi! Qual’è il senso profondo della risurrezione dai morti? Solo contemplando la luce divina del Signore come illuminazione della sua umiliazione sino alla croce per raggiungere l’ultima povertà dell’uomo, solo così si intende correttamente la gloria del Risorto, e il senso profondo della risurrezione, che non è da intendere tanto nel suo aspetto prodigioso, quanto come pienezza del mistero dell’Amore.
Per questo i discepoli fanno a Gesù la domanda su Elia che nella fede dei padri ebrei e nelle ultime parole del profeta Malachia – che nelle nostre redazioni bibliche sono le ultime parole dell’Antico Testamento – è l’ultimo profeta della storia prima della glorificazione del Messia. In che senso Elia deve venire “prima”? Prima di chi e prima di che? Non è forse l’ultimo evento della storia della salvezza? No, sembra voglia rispondere Gesù. Elia è la venuta dell’ultimo profeta della Prima Alleanza. Elia è già venuto ed è Giovanni Battista. A Giovanni Battista, dice Gesù, cioè all’ultimo “Elia”, “hanno fatto quello che hanno voluto”. Ora quello che deve da ultimo accadere, l’ultimo evento della storia, è la Pasqua di Gesù. Quella “pasqua” che il Battista ha profetizzato con il suo martirio.
Gesù è “il Figlio dell’uomo, che deve soffrire molto ed essere disprezzato”(ver.12). La Croce è l’evento supremo della storia. Elia-Giovanni Battista è venuto a “ristabilire ogni cosa”, nel senso che è venuto a dare l’ultimo segno della profezia e dell’attesa di Israele. Ora tutti si compie nella Croce di Gesù. Solo alla luce dell’atto supremo della salvezza divina, si può cogliere ed annunciare la risurrezione dai morti. Solo così l’evento della trasfigurazione rivela il suo significato profondo. Scusate il balbettio ingarbugliato.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.