14 Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. 15 Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». 16 Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. 17 Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? 18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19 quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». 20 «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». 21 E disse loro: «Non comprendete ancora?».

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E’ interessante che il dialogo tra Gesù e i suoi discepoli venga originato da una circostanza banale, come facilmente può capitare a tutti: una dimenticanza. La redazione di Marco si scosta in più punti dal parallelo di Matteo 16,5-12. E’ solo sua la messa in guardia non solo dal lievito dei farisei, ma anche da quello di Erode. Il primo così connesso con la fede di Israele, il secondo così scopertamente mondano: serve forse ad affermare sia l’influenza e il potere che anche un lievito politico come quello di Erode può avere nella vita di fede, ma può anche significare la reale “mondanità” della sapienza farisaica.
Sempre secondo la sola versione di Marco, hanno un pane solo. Questo mi sembra voglia alludere a Gesù stesso. Un pane c’è, ma come può sfamare tante persone come sono loro? Dunque, che cosa vuol dire Gesù con quel “lievito” dei farisei e di Erode? Propongo questa spiegazione: il lievito dei farisei è la loro pretesa di essere i costruttori della loro giustizia attraverso il rigore dell’osservanza della legge. Il lievito di Erode è la fiducia nella forza del potere mondano. Oggi ci sarà molto prezioso riflettere attentamente a questa Parola di Gesù. E non ci sarà difficile verificare come questo pericolo accompagni la nostra vita, il nostro pensiero, come i nostri criteri di giudizio e di azione. Pericolo che accompagna la stessa comunità cristiana, talvolta in misura drammatica.
Ma quale “lievito” vuole allora ricordarci il Signore quando ci rimprovera perche non ci siamo lasciati illuminare e portare dai due miracoli del pane? Mi sembra che Egli voglia affermare ancora una volta la potenza della fede di Lui e in Lui. Se abbiamo solo Lui sulla barca e nella traversata della nostra vita, abbiamo già tutto e con sovrabbondanza. Il pane spezzato che noi celebriamo nella Cena Pasquale e nella carità cristiana nutre in maniera sovrabbondante. Abbiamo molto di più di quello che nutre la nostra fame.
Il pericolo è non custodire questa sapienza nuova. Avere occhi e non vedere, e orecchi e non udire. Avere il cuore indurito e non comprendere. Com’è bello oggi poter chiedere e sperare di custodire in noi, in ogni vicenda della nostra vita personale e comune, questa speranza senza limiti e quindi questa pace del cuore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.