6b Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. 7 Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. 8 E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; 9 ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. 10 E diceva loro: “Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. 11 Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro”. 12 E partiti, predicavano che la gente si convertisse, 13 scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.
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Mi piace pensare ad un legame tra quello che è accaduto a Nazaret e a questa “conferma”, peraltro molti ampliata, dell’invio dei Dodici che già abbiamo incontrato in Marco 3,14. Nel nostro testo diventano molto importanti anche le istruzioni circa il modo e il contenuto di questa missione dei Dodici. Per questo, mi sembra di vedere che Gesù non vuole evitare lo “scandalo” da lui subito nella sua città. Anzi, sembra diventare regola prima ed universale quella di evidenziare il contrasto tra la potenza e la profondità della predicazione evangelica e lo scandalo di predicatori-testimoni così miseri e inadeguati. Non dovranno infatti annunciare una “sistemazione” della vita, ma un cambiamento radicale della vita, una vita assolutamente nuova. Non una vita garantita, ma una vita esposta e quindi interamente affidata alla potenza di Dio.
La povertà degli Apostoli e la rigorosa assenza di “mezzi” convincenti o addirittura costringenti non è una forma di ascetismo, ma la proclamazione di una potenza assolutamente nuova, e completamente diversa da ogni potenza umana. L’intreccio tra fede e povertà – una povertà in ogni modo intesa – è testimonianza essenziale, perché la fede dei figli di Dio è necessariamente abbandono totale e fiducioso alla volontà del Padre.
Il ver. 12 sintetizza quello che nei versetti precedenti è richiesto da Gesù con grande vivacità di parole e anche con un certo “disordine” grammaticale (cambio dei soggetti delle frasi, brusca introduzione di un discorso nuovo…) che sembra evocare un’esperienza e un insegnamento distesi nel tempo. Quello che è certo è che la missione dei Dodici è prima di tutto testimonianza della loro vita personale. Lo stesso invio “due a due” del ver. 7 sembra adatto a mostrare la novità di una relazione prima di tutto fraterna tra i figli di Dio.
Anche il ver. 11, che indubbiamente contiene un elemento di giudizio circa l’accoglienza e il rifiuto della predicazione apostolica, mi pare orientato all’umiltà più che alla severità, o meglio il giudizio appare severo proprio perché manifestandosi con gesti di “resa” consegna le persone a tutta la responsabilità delle loro scelte; e peraltro si tratta di una testimonianza non “contro di loro”, ma “per loro”, forse, perché possano tornare a riflettere su quanto è loro accaduto attraverso questi umili inviati.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mentre Gesù “insegna”, attingendo al grande patrimonio delle scritture e della tradizione ebraica, i discepoli sono inviati ad “annunciare”: a portare la buona novella della vita nuova e dell’amore di Dio per tutti. Questo servizio va fatto in gruppi di almeno due persone, il minimo per considerarsi segno e parte della comunità. La povertà che caratterizza gli apostoli, indica che essi non confidano nei propri mezzi: l’azione e il suo esito sono nelle mani del Padre e dello Spirito. – Il gesto di scuotere la polvere dai calzari veniva praticato dai giudei quando rientravano nella loro terra, venendo da una regione pagana: così intendevano lasciarsi alle spalle tutte le impurità. Qui il gesto vuol rendere visibile l’invito a riesaminare la propria posizione… in vista della conversione.
“Non verremo alla mèta ad uno ad uno ma a due a due. Se ci conosceremo a due a due, noi ci conosceremo tutti, noi ci ameremo tutti” (Paul Eluard). Anche noi, oggi, siamo mandati a due a due, non solo per aiutarci e sostenerci a vicenda, ma per mostrare che il regno di Dio è condivisione e solidarietà. Siamo mandati con i sandali e il bastone, per affrontare ogni tipo di strada. Siamo mandati nella povertà, testimoni dell’amore gratuito di Dio. Siamo mandati a chiedere ospitalità, a metterci nelle mani di chi ci vuole ricevere. Non avendo nulla di nostro. E’ una chiesa povera quella sognata da Gesù, una chiesa che ha un “tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi.” (2 Cor 4,7).