21 Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. 22 Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». 23 le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». 24 Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». 25 E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». 26 Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. 27 E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione 28 e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. 29 I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
Post correlati
2 Commenti
Lascia un commento
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Le categorie
- Audio (1.006)
- Audio e Video (623)
- Dalla Chiesa e dal mondo (168)
- Giovanni scrive… (515)
- Giuseppe scrive… (2)
- Incontri e approfondimenti (446)
- La lectio quotidiana (4.662)
- Le nostre notizie (1.008)
- Letture domenicali e festività (840)
- Senza categoria (8)
- Video (149)
Telegram
Archivi
Gli ultimi articoli pubblicati
- Matteo 21,42-46
- Matteo 21,33-41
- Omelia di d. Giuseppe Scimè – XXIV Domenica del tempo ordinario (Anno A) – 17 settembre 2023
- Matteo 21,28-32
- Matteo 21,23-27
- Le Letture e i canti di domenica 24 settembre 2023 – XXV Domenica del T. O. (Anno A)
- Omelia di d. Francesco Scimè – XXIV Domenica del tempo ordinario (Anno A) – 17 settembre 2023
- Matteo 21,18-22
- Matteo 21,12-17
- Le Letture e i canti di domenica 17 settembre 2023 – XXIV Domenica del T. O. (Anno A)
lectio 2008:
http://lectioquotidiana.blogspot.com/2008/07/mc-617-29.html
Questo testo mi ha sempre dato un senso di imbarazzo e quasi di fastidio. Non per le danze della ragazza, ma per la “strana” scelta dell’evangelista di dare tanto spazio, sopratutto in un testo particolarmente conciso e attento all’essenziale come è il Vangelo secondo Marco, a questo episodio. Ma credo che anche questo sia significativo. La Parola che oggi infatti riceviamo dalla bontà del Signore ci porta dentro all’assurdità delle “liturgie” mondane, alla loro seriosa banalità-assurdità, e quindi dentro a quella spaventosa fragilità del potere mondano che alla fine consegnerà all’ingiustizia della condanna lo stesso Figlio di Dio. E’ dunque altamente pedagogica questa lungaggine di una banale liturgia del male. Per tutti gli invitati al compleanno di Erode essa conta ben più della vita di una persona come Giovanni Battista.
Peraltro, colta nella luminosa semplicità della preghiera, anche questa miserabile vicenda diventa chiaramente funzionale a quello che infine conta di più, e cioè la pienezza della profezia del Battista che condannato dalla giustizia del mondo e dei suoi poteri precede Gesù e in tal modo porta a pienezza la sua privilegiata testimonianza. Una testimonianza che è anche memoria viva della sorte della gran parte dei profeti di Israele, anche loro rifiutati dalle logiche mondane che non risparmiano certo neppure il popolo di Dio. Neppure oggi. E certamente neppure me.
E’ evidentemente impressionante l’assenza e il silenzio del vero protagonista, cioè di Giovanni. E questo richiama la drammatica assenza di Dio stesso nei pensieri, nei propositi e nei gesti sciagurati che vengono descritti. C’è quindi anche una specie di “ironia” nel testo di oggi, una farsa demoniaca celebrata con solennità! Per questo, io penso, il testo non sfugge nepppure alla macabra ostensione del capo di Giovanni. Possiamo per un momento tornare ai versetti precedenti per ricordare che peraltro Giovanni non era presenza e parola insignificante per Erode. Qui la cosa ritorna nel confronto tra le promesse un po’ smargiasse da parte sua circa il premio da dare alla danzatrice, e la tristezza che lo coglie davanti alla richiesta della morte di Giovanni. Ma, come abbiamo già accennato a come sarà anche per Pilato, il potere mondano alla fine rivela la sua crudele e stolta fragilità.
A contrasto di questo, c’è la mesta e seria liturgia dei discepoli di Giovanni.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.