1 Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2 Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3 Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4 Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5 E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6 E si meravigliava della loro incredulità.
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Lo stupore (ver.2) può essere cammino verso la fede, ma può anche portare verso lo scandalo e il rifiuto. D’altra parte la questione che qui si pone è decisiva, perchè, nei limiti apparenti delle domande che si fanno gli abitanti di Nazaret, quello che è in gioco è l’agire di Dio, e il mistero stesso di Dio! Perchè è chiaro che Dio è grande. Onnipotente. Signore di tutti e di tutto….Ma la fede ebraico-cristiana pone un interrogativo assoluto circa la sostanza, la rivelazione e la comunicazione di tale potenza divina. Siamo davanti alla scommessa fondamentale della fede : la persona di Gesù! Certamente il divino tesoro della tradizione ebraica si pone in alternativa radicale con tutte le “religioni”: dall’elezione del “piccolo”, all’agire di Dio verso questo piccolo in mezzo al quale discende per farsi guida della sua storia. La presenza stessa di Dio “nella” storia…tutto dice il discendere di Dio nella piccolezza, nella povertà e nei limiti assoluti dell’esistenza e dell’esperienza umana. Ma il Dio d’Israele rimane “grande”. Agisce nel piccolo, verso il piccolo, ma Lui, Dio, è grande!
Questo è in realtà lo “scandalo” nel quale entrano i concittadini di Gesù. Certo, il contenuto immediato di tale scandalo è ben più limitato. Non c’è di mezzo Dio, ma il profeta. Così Gesù interpreta e ribatte alla loro obiezione: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria…”(ver.4). Tanti profeti, quasi tutti, sono stati disprezzati per l’intreccio tra la loro parola e la piccolezza-fragilità delle loro persone e delle loro vicende. Ma qui si coglie che il problema è infinitamente più alto. Il confronto tra la predicazione e i miracoli di Gesù e i limiti della sua condizione umana è evidentemente scandaloso. E lo scandalo non si pone su piani etici, come per esempio poteva essere rifiutato un profeta come Geremia per quello che diceva da parte di Dio. Qui il dramma è che…tutto funziona! Ma proprio per questo fa esplodere il dramma di uno scandalo insuperabile. Come sono evidenti i segni grandi della sua persona, altrettanto sono ineludibili i dati della sua ordinarietà.
Nella vicenda di Nazaret sta già tutto lo scandalo che porterà Gesù alla Croce: la bestemmia per la quale essendo uomo, si fa Dio. Tale sarà l’accusa che lo condannerà a morte. Qui siamo all’inizio di questo dramma, ma tutto è in qualche modo presente.
Mi affascina la conclusione dell’episodio, ai vers.5-6, dove sembra confermata, con acutezza e delicatezza, la “minorità” di Gesù di Nazaret: la sua impossibilità di compiere prodigi e la sua meraviglia per l’incredulità degli abitanti di Nazaret.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.