35 In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». 36 E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 37 Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. 38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». 39 Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. 40 Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». 41 E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

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lectio 2008:
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Ogni mattina leggo la Parola che mi segue in ogni istante della giornata e mi trasforma: chiedo a Lui di vedere con i Suoi Amatissimi Occhi.
Questo passo mi è molto caro perchè mette in evidenza la mia difficoltà ( la paura della tempesta ) e la Sua Misericordia ( mi prende sul serio, anche se mi preoccupo stupidamente, e continuamente mi viene in aiuto ).
Grazie Signore della Tua Presenza,
Mi ha colpito il succedersi della “paura” e del “timore”. Prima i discepoli hanno “paura”, ma dopo l’intervento di Gesù “furono presi da grande timore”. E’ una indicazione molto chiara sul senso del “timor di Dio”. Si può avere paura davanti ad un pericolo, ma davanti alla liberazione da quello stesso pericolo il sentimento è per forza qualcosa di profondamente diverso. Ha a che vedere con la necessità di un abbandono confidente. Bello poi il fatto che Gesù parla ai discepoli e fa loro un po’ la lezioncina, ma solamente dopo avere provveduto alla loro immediata necessità. Non è sbagliato pregare il Signore per le nostre necessità: sarà lui a insegnarci una strada migliore, a darci uno sguardo più acuto.
Tornando un momento all’inizio del cap.4 ci ricordiamo che Gesù ha parlato alla folla stando su una barca mentre la gente era sulla riva. Adesso egli invita i discepoli a passare all’altra riva. Questo ci fa pensare che le parabole narrate da Lui siano in qualche modo la rivelazione, il dono e le istruzioni per il viaggio. Forse la vita è questa attraversata verso l’altra riva. E’ in ogni modo un viaggio con le sue vicende e le sue peripezie. Rispetto al testo parallelo di Luca 8,22-25 troviamo in Marco alcuni particolari che sono solo suoi. Notiamo che, pur venendo da Lui la proposta di imbarcarsi, sono loro che lo accolgono, con un’espressione molto bella, “lo presero con sè”, e con una singolare aggiunta, “così com’era”. Sembrano queste parole voler esprimere la comunione profonda e affettuosa dei discepoli con il Signore; e quindi il riconoscimento pieno della sua signorìa. E’ singolare anche l’osservazione che “c’erano anche altre barche con lui”. Giovanni 6,23 parla lui pure di “altre barche”, e Giovanni 10,16 mette sulle labbra del Signore l’affermazione “Ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare”. Sembra voler accennare che ci sono “altre” presenze, che non sono esplicitamente coinvolte nella comunione con Lui, ma sono verso di Lui orientate e dirette. Non fanno parte, ma fanno parte!
Poi ecco la grande tempesta. E ancora un particolare molto interessante che pure è del solo testo di Marco: “Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva”(ver.38). Mi sembra la descrizione efficacissima di che cosa sia la fede, come presenza-assenza di Dio. Come debolezza-potenza. E’ la fede come responsabilità e libertà, e non come garantismo.Proprio sulla non-fede dei discepoli Egli farà il suo rimprovero, dopo aver violentemente rimproverato e placato le potenze avverse. “Perchè avete paura?” chiede al ver.40. Sermbra di poter tornare alla parabola del seminatore e alla sua spiegazione, dove in Marco 4,16-17 si parla di coloro che accolgono la Parola con gioia, ma al sopraggiungere di qualche tribolazione vengono meno; alla lettera “si scandalizzano”. Se valgono questi pensierini, si può pensare che effettivamente le parabole del seminatore e del seme siano l’annnuncio della fede e quindi la norma per il grande viaggio della vita.
L’affermazione dei discepoli al ver.41 mostra come la fede sia sempre, inevitabilmente, iniziale, parziale e fragile.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.