9 Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. 10 Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. 11 Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
12 Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. 13 Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Seleziona Pagina
Continuiamo a seguire coraggiosamente la “delusione” meravigliosa delle ultimo parole del Vangelo secondo Giovanni. Dopo aver potuto pregare un poco ancora sui primi otto versetti di questo capitolo, molte considerazioni dovremmo aggiungere sulla ruvida fisionomia del testo. Oggi ancor più siamo confrontati con il realismo quasi imbarazzante di queste apparizioni del Signore, non accolte dai suoi discepoli, cioè da quelli che “erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto”(ver.10).
Dell’apparizione a Maria di Magdala colpisce subito quel “prima” che ha ampia conferma negli altri tre Vangeli. Ma qui al “primato” del femminile viene aggiunto l’elemento povero della condizione di Maria. Povero e drammatico. Umanamente irrisolvibile: il dominio di sette demoni, che non è tanto il peccato, quanto la drammatica e invincibile signoria del mistero del male. Tra l’altro, il numero sette dice pienezza, completezza. La non descrizione dell’episodio accentua lo “scandalo” di questo annuncio, accostato quasi violentemente alla liberazione dal male.
E’ bellissimo anche il contrasto tra l’annuncio della Maddalena e il lutto e il pianto dei discepoli. Questo lutto e pianto prevale sulla meraviglia dell’annuncio della risurrezione! Ed è così perché in loro la condizione di peccato di Maria prevale sull’opera liberante di Gesù e anche sull’annuncio che ora li dovrebbe consolare! Quindi, con tremenda e tranquilla sicurezza, “non credettero”(ver.11).
L’episodio dei vers.12-13 lo possiamo ricordare con il grande testo di Luca 24,13-35: i discepoli di Emmaus. La forma severa e scarna di questi due versetti di Marco accentuano la drammaticità dell’episodio, concluso con l’incredulità degli altri discepoli, che Luca non ricorda. Così, anche quella vicenda meravigliosa si risolve per Marco in una sconfitta.
Sono molto grato al Signore per queste parole che sembrano voler evidenziare la fatica di un tempo che non riesce ad accogliere la notizia della vittoria della vita sulla morte. Tale è il travaglio di tutti i tempi. Tale è il travaglio del nostro tempo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.