1 Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2 Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
3 Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4 Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? 5 Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
6 Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7 I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8 Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9 In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

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Il calcolo prudenziale dei capi e degli scribi (vers.1-2) dovrà fallire perché Gesù è in realtà il compimento e la pienezza di quella festa che della grande festa della morte e della gloria del Signore era solo la profezia.
Ancora interviene un figura femminile a illuminare il mistero e l’opera di Gesù. Dopo la donna straniera che apriva la fede di Gesù ai pagani (Mc.7,24-30), e la povera vedova che svelava la comunione nuziale tra il Cristo e la Chiesa e che nella sua povertà celebrava il mistero del Signore offrendo tutta la sua vita (Mc.12, 41-44), ora questa donna celebra con enfasi il cuore della fede cristiana che ha il suo apice nella Pasqua di Gesù. Credo siano questi gli elementi fondanti di una necessaria – e urgente! – riflessione sulla centralità del femminile nella nostra fede di cristiani.
Il gesto della donna viene criticato (vers.4-5) come spreco a danno dei poveri. Gesù difende e illumina questo gesto che innalza il mistero dei poveri al mistero della sua stessa Persona: Egli è il grande Povero, e l’onore reso a Lui è la fonte dell’onore che nella vita cristiana deve essere reso ai poveri che accompagnano ogni giorno tutta l’esperienza cristiana.
E di più! Con il suo gesto la donna profeticamente onora l’ultima estrema povertà nella quale Gesù sta per entrare: la morte. Morte che sarà il cuore della fede di Gesù come liberazione dalla morte e principio della vita nuova. Dunque, il gesto compiuto dalla donna qui all’inizio del grande evento pasquale di Gesù, è simbolicamente l’inizio del Vangelo che sarà proclamato nel mondo intero. E la donna è quindi il segno forte di quella Chiesa che annuncerà la Buona Notizia fino ai confini della terra.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Leggo in un commento a questa pagina delle belle osservazioni su tanti particolari. L’incontro di Gesù con questa donna ha luogo in Betania: secondo l’etimologia popolare, Betania significa “casa dei poveri”. Gesù quindi, mentre a Gerusalemme tramano per ucciderlo, si rifugia nella casa dei poveri, lui che è il povero per eccellenza, alla vigilia ormai della morte. E trova rifugio nella casa di un lebbroso, è accolto da uno che era considerato “maledetto da Dio”… Ecco la donna col profumo. Il profumo era visto come simbolo della vita, in contrapposizione al fetore della morte (così pure nell’episodio di Lazzaro), e anche simbolo dell’amore. Non è casuale, infatti, che si tratti di nardo: è citato una sola volta nell’AT, nel Cantico dei cantici, dove esprime appunto l’amore della sposa alla presenza dello sposo. Tale nardo viene definito “genuino”: applicato all’uomo, l’aggettivo indica la fedeltà. Quindi, un amore fedele, quale è quello della comunità credente per il suo Sposo e Signore.