32 Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.
33 Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34 È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35 Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36 fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37 Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

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La ripresa del ver.32 ci aiuta a cogliere come la nostra vigilanza celebri la vigilanza stessa del Figlio di Dio che, come noi “non sa” l’ora, e con noi veglia. La parabola che segue nel nostro testo di oggi ci rivela e ci ricorda la responsabilità che abbiamo! Il ver.34 infatti esplicita tale responsabilità dicendo che il padrone di casa “ha dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito”. Alla lettera, ha dato ai servi la potenza e a ciascuno la sua opera. Nel Salmo 113B(115),16 è detto “I cieli sono i cieli del Signore, ma la terra l’ha data ai figli dell’uomo”, e la tradizione ebraica ha sempre commentato con molta intensità queste parole evidenziano appunto il compito dell’uomo nei confronti della “terra”. Mi sembra molto bella la sottolineatura dell’opera affidata a ciascuno e della “potenza”, cioè del potere-possibilità dato a ciascuno perché possa compiere la sua opera.
Il vegliare diventa allora la fede stessa! La fede è la consapevolezza della signorìa di Dio su tutto e su tutti, e della nostra partecipazione piena all’opera stessa di Dio. Un realtà che dunque non mi appartiene , ma nello stesso tempo mi è stata affidata, e che nel mio soggiorno sulla terra devo custodire come fosse mia. Siamo all’opposto del sospetto circa la fede come “irresponsabilità”, perché c’è Lui, Dio! La fede è umile e piena celebrazione della nostra condizione di servi e di figli d Dio.
E ancora! La fede, ben lungi dall’essere una ”fuga” dalla storia, è la piena immersione in essa. Il non sapere “quando il padrone di casa ritornerà”, fa sì che ogni tempo sia i tempo di Dio e quindi il tempo della nostra responsabile diaconìa. Non c’è niente che non debba essere vissuto con attenzione e dedizione! Questa responsabilità non è solo di alcuni, ma di tutti. Una “gerarchia” che nella comunità cristiana assumesse tutti i compiti e tutte le responsabilità non sarebbe fedele a questa Parola di Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.