9 Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10 Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11 E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12 Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 13 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
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A questo punto del nostro cammino nel cap.13, il testo “apocalittico” del Vangelo secondo Marco, mi sembra dobbiamo cogliere dal Signore l’indicazione che non si tratta ora di aspettare eventi particolari ed eccezionali! La fine è già presente nel Vangelo del Signore Gesù e in Gesù Signore del Vangelo. E noi, secondo i vers.9-11 del nostro testo, siamo chiamati a celebrare la fine di tutte le cose nella testimonianza della vita nuova che abbiamo ricevuto in dono. La fine è quindi prima di tutto la fine del vecchio mondo di Caino e il fiorire del regno di Dio in Gesù e nella piccola comunità che si raccoglie intorno a Lui per la salvezza dell’intera umanità.
Lo scontro di pensiero e di azione con il “mondo”, e cioè con le strutture portanti della vecchia creazione, è inevitabile. Non che si deve fare una guerra! La “guerra” sta nel giudizio inevitabile che la mitezza-fortezza del Vangelo porta prima di tutto sulla nostra stessa vita, e poi certamente sulla realtà nella quale siamo immersi. L’errore sarebbe – e il rischio c’è! – di scambiare il giudizio evangelico con una condanna delle persone. Le persone hanno bisogno di essere salvate, e non condannate! Devono essere liberate e non escluse! Opera impossibile per noi. Proprio per questo è essenziale l’affermazione del ver.11: la serena certezza che “non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo”. Dobbiamo cercare nella preghiera la grande via del silenzio. Ascoltando la è Parola di Dio siamo chiamati ad entrare nel silenzio per avere nel cuore e sulle labbra non le parole nostre, ma la sua Parola!
La signoria della parola evangelica entra nelle nostra più intime relazioni. Non dobbiamo stupirci che quindi anche queste relazioni così drammaticamente segnalate ai vers.12-13 siano relativizzate al nostro rapporto con il Vangelo. Se vogliamo volerci veramente bene, se vogliamo che i nostri legami siano veramente veri e profondi, anche qui è necessario che tutto venga continuamente visitato e generato dalla Parola di Gesù. Può quindi accadere che anche si compromettano radicalmente legami e relazioni non più capaci di celebrare il Vangelo, e che si affermino relazioni impreviste di fraternità profondissima soprattutto con i più piccoli, i più poveri e i più lontani dei figli di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.