32 Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: 33 “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, 34 lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà”.
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C’è un crescendo in questa “pedagogia” della Pasqua che Gesù riprende per la terza volta. Quando per la prima volta ne ha parlato l’obiezione registrata dal testo era la reazione negativa di Pietro e il severo rimprovero del Signore. Il secondo annuncio, in Marco 9, 30-32, è rimasto incomprensibile per i discepoli che peraltro avevano paura a fare domande. Adesso, evidentemente, la loro consapevolezza è molto cresciuta. E forse, non solo per quello che riguarda la sorte del loro Signore: essi sembrano percepire il loro coinvolgimento. E’ un “cammino in salita”, dove ormai non è solo Gesù che va verso la sua Pasqua, ma è Lui che “cammina davanti a loro”. Forse ci sono condizioni diverse tra questi viaggiatori: chi nello stupore, chi più profondamente, nella paura.
Mi sembra molto importante considerare quindi che Egli continua a parlare della “sua” Passione e Morte, e qui con una descrizione molto più abbondante, come se l’eventualità di essere coinvolti dovesse orientarsi ad essere soprattutto un evento di comunione con Lui, e una celebrazione di quella “sua” Pasqua. Questo, mi pare, è il grande dono e il grande onore della vita e della morte del credente. Ricordo il Canone della Messa quanto dice che noi “non viviamo più per noi stessi, ma per lui che è morto e risorto per noi”.
Carlo Maria Martini si chiede e chiede a Gesù: “Perchè, Signore, dobbiamo morire? Sei già morto Tu per noi…” E trova in sè questa risposta:”Sì anche noi dobbiamo morire, perchè Tu vuoi che noi ci fidiamo di Te sino alla fine!”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
In questo terzo annuncio della sua passione, Gesù associa i suoi discepoli al suo cammino: “Ecco noi saliamo a Gerusalemme….” e a quello che sta per succedergli. Il cammino di Gesù è anche il nostro con Lui, è la pasqua di morte e rissurezione.
Sono descritti con ampiezza i sentimenti di chi cammina con Gesù. Forse nel brano di oggi c’è una svolta. Infatti già abbiamo letto dello stupore-paura che genera la potenza dei miracoli di Gesù, p.es. quando cammina sul mare; ma oggi questo stupore non è più legato a questi segni grandi, ma al cammino verso Gerusalemme. Sembra dire una maggiore consapevolezza dei discepoli che si è – con Gesù – in una via nuova, che prima era in un certo senso sconosciuta. E allora Gesù parla loro più in ampio delle altre volte di quanto incontrerà alla fine del suo viaggio.
C’è nelle Sue parole anche la rivelazione di una duplice consegna: prima ai sommi sacerdoti e poi alle genti. E’ l’estensione della sua consegna prima a Israele e poi alle genti, e l’estensione della fraternità di cui abbiamo sentito ieri. Gesù si consegna nelle mani di tutti e così apre tutti a una fraternità più diffusa.
Gesù cammina “davanti a loro”, come il pastore buono. E di fronte allo stupore e paura di quanti sono con Lui e lo seguono, Gesù “comincia di nuovo” a dire della sua e loro Pasqua.
Questa sottolineatura – per due volte – del “cammino fatto insieme” ci ha portato a rileggere il v. 31 di ieri non solo nel senso di un ribaltamento delle sorti: “Molti dei primi saranno ultimi, e gli ultimi i primi”, ma anche nel senso dell’incontro e della comunione: “i primi si avvicineranno agli ultimi e staranno con loro, e così faranno anche gli ultimi”.
Infatti così ha fatto Gesù, il primo di molti fratelli. I discepoli (e gli altri con loro) “si stupiscono” (stesso verbo trovato al v. 34 “stupefatti per l’insegnamento sulla rinuncia alle ricchezze) forse proprio di questo, del fatto che Gesù “li precede” sì nel viaggio verso Gerusalemme, ma anche nel “vendere tutto ciò che ha” (=la sua vita) per “darlo ai poveri”, i discepoli, la sua nuova famiglia. E loro lo seguono “pieni di paura”: stupore e paura non impediscono la sequela di Gesù, ma ne fanno parte. Gesù nel suo viaggio verso Gerusalemme vuole compiere in perfetta obbedienza la volontà di Dio Padre. Lo stupore che proviamo nel riscontrare la determinazione con cui vuole aderire completamente a questa volontà del Padre, diventa invito alla fede e fiducia nella potenza della grazia di Gesù nella nostra vita, a compiere anche noi la volontà del Padre.
E’ il terzo annuncio della passione, quello definitivo, il più esplicito, quello che vuole coinvolgere i discepoli nella consapevolezza di cosa significa camminare dietro a lui. “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme”.Camminare dietro a Gesù ci porta a scoprire che la vita è un cammino verso la Pasqua. Certo, non è una scoperta lineare e chiara, avviene nello stupore e nel timore: anche qui, come dopo gli annunci precedenti, i discepoli dimostrano di non aver capito un granché. Nel cap.8 Pietro lo rimprovera (8,32), nel cap.9 i discepoli discutono di chi è il più grande (9,34), qui ci sarà la richiesta dei figli di Zebedeo di sedere uno alla destra e uno alla sinistra nella sua gloria (10,37). E Gesù, con pazienza, insiste nella sua pedagogia della croce, del dono della vita, della piccolezza, del farsi servo. Egli sa che abbiamo bisogno di imparare tutto questo piano piano. Imparare a vivere per il regno è imparare a morire, a donare la vita, perché gli altri vivano.