17 Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22 Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
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Marco sottolinea il fatto che il Signore ormai sta andando “per la strada” che lo porta verso Gerusalemme e verso la sua Pasqua di Croce e di Gloria. E’ il suo cammino di obbedienza al Padre e di offerta della sua vita per la salvezza dell’umanità. Con questo, volge alla fine anche il tempo della profezia di Israele, perché tutto sta compiendosi nella persona di Gesù. La corsa, l’adorazione e la domanda di quest’uomo sembra essere quasi un commento esplicito, un’ikona vivente di tutto ciò. Come se in lui tutto Israele cercasse la sua pienezza.
Ed è come se Gesù volesse ripercorrere con lui la grande storia e la perenne attualità della fede dei padri. Per questo sembra che Egli ami immergersi ancora una volta nella grande storia del Popolo della Prima Alleanza e nell rigore severo della fede dei Padri, con l’affermazione rigorosa della santità di Dio: solo Dio è buono! Legato a questo, la memoria dei comandamenti e in certo senso il “rimando” del suo interlocutore al divino patrimonio della Parola di Dio: “tu conosci i comandamenti”. Israele conosce questa via per la vita eterna, come l’uomo gli chiedeva: “che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”
Quest’uomo di età matura (solo per il parallelo di Matteo si tratta di un giovane) e di grande rigore spirituale e morale manifesta tutto il percorso della sua vita fedele. E’ veramente l’Israele fedele, che ha saputo custodire la Parola come profezia di una pienezza che ora egli desidera e chiede. Qui, al ver.21, Marco ci regala un’osservazione che Matteo e Luca non hanno: “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse…”. L’elezione di Israele è in lui chiamata alla sua pienezza, cioè all’incontro e alla comunione con il Messia del Signore. “La cosa sola che manca” a quest’uomo è il passaggio dalla Legge al Vangelo, è la pienezza della vita secondo lo Spirito, è la nuzialità come pienezza della comunione con Dio. Dicendogli “va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”, Gesù esplicita per lui il grande unico comandamento dell’Amore. I comandamenti della Legge antica hanno portato fino alle grandi nozze. Ormai non c’è che un solo comandamento, perché tutto ha condotto verso l’Amore! L’amore verso Dio – “seguimi” – e l’amore verso il prossimo – “vendi quello che hai e dallo ai poveri” – raccoglie tutto il senso della vita. Non si tratta di una vocazione o di una condizione speciale: è semplicemente la vocazione cristiana. La chiamata di Gesù a seguirlo.
Si può certamente ritenere che quest’uomo fosse ricco di ogni bene. Tuttavia mi sembra che il nostro testo tenda ad orientarci verso la considerazione di una grande ricchezza, ineguagliabile per i nostri padri ebrei: quella stessa Parola che li costituisce come popolo di Dio. Una ricchezza che ha fermato una parte di loro davanti alla prospettiva della vita nuova annunciata e donata da Gesù, il Cristo di Dio. E’ impressionante quel “si fece scuro in volto”, che sembra unire alla tristezza anche un velo, un’oscurità che trattiene quest’uomo dall’abbandonarsi alla pienezza della vita nuova con Gesù. Mi chiedo se non si possa interpretare in questa direzione la radice profonda di ogni tristezza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quando sentii commentare questo episodio, fui colpito da vari particolari; ne ricordo qualcuno. Primo: a Gesù non interessa l’aldilà (la vita eterna), ma gli interessa la vita quaggiù, sulla terra: che possa essere più giusta e più buona per tutti. Per la vita eterna, bastano i comandamenti, quelli che ben conoscete, dice Gesù. Ma a questo punto – altro aspetto sorprendente – cita solo i comandamenti che riguardano gli altri, quasi a dire: non preoccupatevi di Dio, pensate ai vostri fratelli… Aggiunge anche, alla lista nota, quel “non frodare”! Un altro particolare: quando dice che “una cosa sola ti manca”, non intende una cosa in più, come la ciliegina sulla torta. Nel linguaggio ebraico, l'”uno” equivale al tutto: se ti manca questo, ti manca tutto! E’ necessario quel passo di solidarietà, quel condividere almeno una parte del proprio benessere con chi non ce l’ha, perché la sua vita sia più umana. A quel punto siamo “seguaci” del Signore.