13 Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14 Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15 In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16 E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
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I bambini di oggi, e le figure e le circostanze che troveremo custodite nel resto del capitolo 10, tutto teniamo fortemente unito e collegato alle parole di Gesù sul mistero nuziale che abbiamo ascoltato nei primi dodici versetti del capitolo. Il tema della nuzialità è infatti la figura fondamentale di questo insegnamento del Signore, che ora porta a pienezza la sua rivelazione tra noi, prima di entrare, con il cap.11, nella celebrazione della sua Pasqua di morte e di risurrezione.
La “presentazione” di questi bambini di cui si dice al ver.13 non ha il senso del “presentare” come usiamo noi, magari dicendo il nome o l’età di chi viene presentato. Il verbo è denso e profondo e fa riferimento alla presentazione delle vittime del sacrificio. Dunque, come se questi bambini venissero “offerti”! Viene dunque illuminato in modo straordinario quello che si diceva per le nozze, dove l’uomo lascia il padre e la madre, si unisce alla sua sposa ed essi diventano una carne sola: tutto questo ora deve essere considerato nella prospettiva di una reciproca offerta di sè, opposta ad ogni forma di possesso l’uno dell’altro, e quindi ad ogni ipotesi di conquista e di ripudio. Le nozze sono una consacrazione al mistero dell’Amore. Ma questo riguarda anche il nostro rappoorto con il regno di Dio, che non è atto di conquista, ma accoglienza del dono di Dio.
Gesù reagisce duramente – “s’indignò”(ver.14) – alla “sgridata” che i discepoli rivolgono ai bambini, e sottolinea la luminosa importanza di quanto sta avvenendo, affermando che “a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio”. Con questo Egli mette in evidenza la piccolezza, il bisogno e quindi la mitezza con la quale i bambini si lasciano prendere. E commenta questo immagine al ver.15 dicendo che “chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. Se dunque in Marco 9,36-37, il bambino era indicato per affermare che “chi accoglie uno solo di questi bambini, accoglie me…”, ora i bambini sono il segno di chi accoglie il regno. Lo si accoglie con la loro povertà e mitezza. Lo si accoglie come evento di salvezza. Senza le obiezioni e le esitazioni di noi adulti.
Il gesto compiuto da Gesù al ver.16 è immagine per descrivere l’incontro tra Lui e i piccoli e i poveri che entrano nel suo regno, che entrano cioè nella comunione piena con Lui.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.