1 Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare. 2 E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: “E’ lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”. 3 Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. 4 Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla”. 5 Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6 Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; 7 per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. 8 Sicché non sono più due, ma una sola carne. 9 L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”. 10 Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: 11 “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; 12 se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.
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Siamo all’inizio del viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Gesù lo aveva preannunciato ai suoi discepoli già per due volte, dicendo loro anche lo scopo e la destinazione di questo viaggio. E qui troviamo questo testo di oggi, in cui i Farisei interrogano Gesù per tentarlo. Ci chiediamo perchè, in questo momento, lo tentano con QUESTA domanda? Forse Gesù rispondendo a questa domanda, la riporta anch’essa al suo
viaggio verso Gerusalemme, che è un viaggio di obbedienza a Dio Padre. Anche il precetto (il permesso) dato da Mosè deve camminare con Gesù verso Gerusalemme. In Efe 5:31 viene citato questo stesso passo del libro della Genesi, e Paolo dice: “Questo mistero è grande: lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa”.
v.9 “Ciò che Dio ha unito, l’uomo non separi”. La parola “ha unito” nella lingua originaria può essere tradotta “ha posto sotto lo stesso giogo” (da cui l’italiano “con-iugi”) ricorda l’invito di Gesù rivolto, in Mt 11, agli “affaticati e oppressi” ad andare a Lui e a caricarsi del “suo” giogo per così trovare riposo.
Il giogo di Gesù è la sua passione, la croce, la perfetta obbedienza alla parola del Padre. Gesù ha accolto perfettamente la volontà di Dio con obbedienza totale. Gli interlocutori di oggi che lo interrogano “per metterlo alla prova”, invece, rendono “leggero” il comando di Dio, e parlano di ciò che è “lecito” e “permesso”; mentre Gesù per due volte li riporta a ciò che Dio “ha comandato fin dal principio”.
Questo brano ci dice che nell’amore nuziale, come nel nostro personale rapporto con Dio, si può insinuare un pensiero che non coincide con quello di Dio, ed è il pensare che sia “meglio essere da soli!”. Ieri nella seconda lettura ascoltavamo che “niente può separarci dall’amore di Dio”. Dio ci vuole rafforzare e incoraggiare nella nostra unione con Dio, e nella nostra vita ordinaria di sposi e spose: quando vorremmo separarci, bisogna pazientare e sopportarsi.
Vediamo ci sono insegnamenti di Gesù che i discepoli non capiscono e hanno paura di chiedere spiegazioni, in particolare sulla sua Pasqua. E invece su altri lo interrogano, come oggi sul divorzio, perchè forse sembrano più alla loro portata, o più a contatto con la loro vita. E gli manifestano le loro perplessità, fino ad arrivare a dire, come nel parallelo di Matteo: “Se questa è la situazione dell’uomo nei confronti della donna (cioè, non può divorziare da lei) allora non conviene sposarsi!” (Mt 19:10).
Per l’accostamento del nostro testo ai versetti conclusivi dell’Apocalisse che abbiamo letto oggi, viene un suggerimento a considerare se il divorziare e sposare un altro/a sia in qualche modo assimilabile all’ “togliere o aggiungere parole” alle parole profetiche di Dio consegnateci nelle Sacre Scritture.
La grande direzione della vita terrena di Gesù è Gerusalemme, la sua Pasqua. Mi sembra qui significativo anche il fatto di questo suo recarsi “oltre il Giordano”: siamo nell’orizzonte dell’ingresso del popolo di Dio nella Terra Promessa, così significativo per le grandi “nozze” tra Dio e il suo popolo. Bello dunque che si svolga in questo luogo l’episodio nel quale oggi si raccoglie la nostra preghiera personale e comune.
Si ripete quello che secondo Marco sempre accompagna la presenza e la parola di Gesù, cioè l’accorrere della folla e il suo ammaestrarla, “come era solito fare”(ver.1). E con la folla i farisei, in cerca di trappole in cui imprigionarlo e metterlo in difficoltà. Al contrario, questo dialogo difficile e delicato diventerà il titolo e la fonte di tutto il meraviglioso cap.10. Infatti la questione puntuale del matrimonio e del divorzio si rivelerà significativa del senso profondo della vita del credente.
La domanda se “è lecito” ad un marito ripudiare la propria moglie, apre un dibattito nel quale possiamo osservare non solo la divaricazione dei pensieri, ma anche la contrapposizione tra ciò che “è permesso”(ver.4) e ciò che “è ordinato”(ver.3), ciò che è “norma”(ver.5). Secondo Gesù la legge mosaica del ripudio non è una concessione, ma una norma. Ed è una norma che frena e regola una situazione di violenza e di arbitrarietà di cui la donna è particolarmente la vittima. Mosè cioè regola con l’ “atto di ripudio” la situazione selvaggia provocata dalla “durezza del vostro cuore”(ver.5). Nel regime del peccato, quindi, la Legge fissa una norma che tenda a salvaguardare il diritto minimo dell’individuo. Quindi la legge del ripudio non sarebbe una “concessione” “per la durezza del vostro cuore”, ma appunto una norma, se mai “contro la durezza del vostro cuore”.
“Ma all’inizio della creazione…”, dice Gesù al ver.5. Gesù viene a donare ciò che era presente nel disegno originario di Dio. Mi permetto di aggiungere che proprio nei confronti del suo popolo Dio ha sempre tenuto fermo nel suo comportamento il mistero indissolubile del suo amore. Malgrado i molti e gravi tradimenti della “sposa infedele”, Dio è rimasto sempre fedele, e i profeti hanno incessantemente ricordato che Dio non spezza la sua alleanza d’amore con il suo popolo. Tutto questo si adempie in Gesù Cristo, Sposo di sangue, che celebra le grandi nozze divine con l’umanità nel sacrificio d’amore della sua Croce.
Egli si è esiliato dal Padre e si è unito nuzialmente all’umanità, diventando con essa “una carne sola”(ver.6). La diversità sessuale dice presente già nel disegno della natura – “Dio li creò maschio e femmina” – quello che nella pienezza del dono divino sarà dato al credente. C’è quindi un “viaggio” nella storia dell’umanità: 1) il disegno originario di Dio e la sostanza della sua azione salvifica nei confronti del popolo eletto 2) il dominio del peccato e la violenza della vita umana 3) il dono della Legge di Mosè e la preparazione e la profezia dei tempi messianici 4) Gesù e il dono delle grandi nozze d’amore celebrate nel sacrificio della Croce. Vorrei vi fosse chiaro che, con grande desiderio di umiltà, sento personalmente la necessità di considerare il matrimonio cristiano il dono grande e l’espressione suprema della fede cristiana. Dono posto nella storia dell’umanità, ma anche, oso dire, nella storia di ogni anima.
Il dono delle nozze realizza pienamente quello che Dio ha fin dal principio voluto, come cioè nella vicenda umana si possa celebrare l’Amore di Dio. A questo proposito, se volete, considerate nel testo parallelo di Matteo 19,1-12, la considerazione non presente nel nostro brano circa “gli eunuchi per il regno dei cieli” ai vers.10-12 del testo di Matteo, che non riguarda solo le persone consacrate alla verginità per il regno, ma, a livelli profondi, riguarda ogni credente in Cristo.
Nel nostro brano, ai vers.10-12, Gesù sembra precisare che anche in una cultura di divorzio e non di ripudio, anche il divorzio contiene sempre una nota di ripudio, e in ogni modo non elimina il primo evento nuziale. Come ogni vicenda cristiana, è il pentimento la potenza divina di fare nuove tutte le cose.
Mi raccomando, come sempre, di non considerare quello che scrivo se non il desiderio di esprimervi con sincerità pensieri che mi arrivano dalla preghiera, ma che non vogliono avere nessuna pretesa di verità per tutti. Siamo certamente consapevoli che questi temi sono fonte e luogo di molto travaglio e di molto dolore per molti. Solo le lacrime degli occhi e del cuore ci assicurano che il Vangelo è la vera strada per stare vicini e volersi bene.