1 State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. 2 Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3 Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4 perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
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E’ interessante e merita attenzione l’espressione “praticare la vostra giustizia”, dove “giustizia” è quella “vita nuova” che in Gesù Dio ci ha donato. Anche l’aggettivo “vostra” è prezioso perché esprime la realtà della storia di ciascuno, e quindi di un “cammino” di giustizia lungo il quale il Signore ci conduce, che come tale cresce nell’esistenza e nell’esperienza di ogni persona e di ogni comunità. Siamo dunque nel vivo di una storia che nasce dal rapporto con la Parola e cresce nel tempo di ciascuno. Questa “giustizia” celebra la nostra relazione con Dio, e ne è il dialogo esistenziale profondo. Essa ha il suo frutto e la sua ricompensa dentro alla relazione di comunione e di amore con il Padre. Quello che oggi ci viene detto riguardo all’elemosina, vale anche per la preghiera e i digiuno, come, se Dio vorrà, ascolteremo in seguito. “Giustizia” sembra dunque il termine ampio che raccoglie questi elementi centrali della vita cristiana.
Ci chiediamo che cosa voglia dire “fare l’elemosina” che incontriamo al ver.2. Mi sembra lo si debba ritenere nel suo significato più ampio, dove “elemosina” ha la sua fisionomia profonda come attualizzazione della “misericordia”. La misericordia è l’amore nella sua assoluta gratuità. L’amore che non è provocato da niente se non da se stesso, e non si attende risposta e ricompensa. E’ l’Amore di Dio! E’ il dialogo profondo e intimo tra Dio e ognuno di noi. E’ la dilatazione e la comunicazione di quella misericordia che noi stessi per primi riceviamo dal Signore. E’ il nuovo cuore della storia umana. E’ il cuore della nuova storia iniziata con la Persona e con la Pasqua di Gesù. Tale amore esige la gelosia del segreto, perché non è attributo naturale della nostra persona e della nostra vita, ma è frutto della comunione che Dio ha voluto stabilire con le nostre povere persone. Si nasconde quindi dall’”essere ammirati” del ver.1 dall’”essere lodati” del ver.2. In termini del nostro linguaggio si potrebbe parlare di una certa importante e preziosa “laicità”. E’ potente e divertente l’immagine del ver.3 con quel non sapere l’una dell’altra la sinistra e la destra. E’ affascinante pensare che queste perle preziose si possano incontrare e vivere come non accorgendosene. Infatti non sono cosa nostra, ma di Dio in noi. In quel “segreto di Dio”, che forse è anche questo momento in cui da soli e tutti insieme siamo con il nostro caro Signore nell’ascolto e nella preghiera del Vangelo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sembrerà strano, ma Gesù nei Vangeli non chiede mai di praticare l’elemosina e il digiuno. Nei versetti odierni egli commenta e critica quello che vedeva praticato ai suoi tempi. L’elemosina, nella comunità dei suoi discepoli, dovrebbe essere sostituita dalla condivisione e dalla solidarietà. Quello che facciamo, comunque, deve “restare nel segreto, e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà”. Qual è la nostra ricompensa, il nostro “tesoretto”? E’ proprio in quel “segreto”, quella sfera intima in cui ci ritroviamo faccia a faccia con Lui. Anche se facciamo fatica a vivere in questa intimità, o addirittura spesso ce ne dimentichiamo, questo segreto, questo “essere con Lui” non viene meno.