17 Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18 In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19 Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20 Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Seleziona Pagina
Oggi la Parola del Signore ci conduce in un orizzonte molto importante e delicato, nel quale bisogna essere insieme prudenti e pieni di amore, per non far soffrire le persone, e nello stesso tempo per non tradire un dato prezioso della nostra fede. Provo ad impostare il problema, dicendo che si tratta di trovare la strada buona tra due estremi inaccettabili, che chiamerei immobilismo e superficialità. Non sono contento di questi due termini: spero che voi possiate meglio di me cogliere il senso profondo della questione.
La Parola di Gesù, fortemente caratterizzata in questa memoria evangelica che è tipica di Matteo, è severa nell’affermare che è sbagliato pensare che il Signore sia “venuto ad abolire la Legge o i Profeti” (ver.17). Con questi due termini – Legge e Profeti – s’intende globalmente la rivelazione divina di quella che noi chiamiamo Antico Testamento, e che sarebbe più corretto indicare come Prima Alleanza. A questa idea Gesù si oppone severamente ed enfaticamente ai vers.18-19: sino alla fine del mondo, “non passerà un solo iota (la vocale con il suono “i”, particolarmente piccola nella scrittura della lingua ebraica, e spesso omessa), o un solo trattino della Legge” (ver.18). E guai a chi farà così, e a chi insegnerà a fare così! (ver.19). Sappiamo bene come anche certe affermazioni dell’esegesi contemporanea siano disinvolte – e superficiali! – nel giudicare parole e passaggi della Scrittura – non solo dell’Antico, ma anche del Nuovo testamento! – come legati alla cultura del loro tempo e quindi non accettabili come Parola di Dio. E’ la tesi che più sopra io ho indicato come di “superficialità”.
All’estremo opposto sta però il rischio dell’immobilismo. Il nostro brano è preziosissimo nell’indicare questo pericolo e questo limite, e per indicarne la via del superamento. Al ver.17, dove ha affermato l’impossibilità di togliere qualcosa alla parola scritta, aggiunge che Egli è venuto “a dare pieno compimento” alla Legge e ai Profeti. Cito poi un passaggio del ver.18, dove si dice che tutto il contenuto della Parola deve “avvenire”. E’ un’affermazione di enorme rilievo, che dunque ci dice che tutta la Parola di Dio che è scritta nella Bibbia, deve appunto “avvenire”. Per cercare di cogliere il significato di questa affermazione, dico che anche la parola che insieme oggi stiamo leggendo-ascoltando-pregando, oggi, appunto, “avviene”, in noi, in ciascuno di noi, in noi tutti insieme … La Parola di Dio non è solamente quella che è “scritta”: quella Parola che è “scritta” deve diventare “avvenimento”. E siccome deve sempre “avvenire”, siamo certi che se noi l’accogliamo con umile e appassionata fedeltà, la parola di domani non sarà quella di oggi, anche se materialmente fossero gli stessi termini. Infatti, lo Spirito del Signore attualizzerà la Parola secondo prospettive e orizzonti sempre nuovi. Questo è il grande “miracolo” della Parola, che è viva, perché la Parola è il Signore stesso, che ogni giorno ci parla in questa parola scritta. Quando noi non solo la “leggiamo”, ma più profondamente la “ascoltiamo” da Lui, tale Parola, come dice un grande Padre della Chiesa antica “cresce con chi la legge”! Scusate i miei soliti poveri balbettamenti!
Perché dunque il ver.20 esige da noi che la nostra “giustizia” superi quella degli scribi e dei farisei? Perché noi riceviamo la Parola da Gesù. Quella stessa Parola scritta che i nostri fratelli della Prima Alleanza hanno ricevuto da Mosè e dai Profeti, noi la riceviamo oggi dal Signore Gesù. Quella Parola, ad esempio la Parola di un Salmo, è “materialmente” la stessa, ma è illuminata e ulteriormente rivelata da Gesù. E sarà ancora Lui a illuminare la stessa Parola con ulteriore splendore, verità e bellezza, quando domani ancora la ascoltassimo. Chiudo con un esempio classico, e adatto a fare arrabbiare molti di voi, ai quali chiedo scusa fin d’ora. Se Paolo scrive nella Lettera agli Efesini che le mogli devono essere sottomesse ai mariti e i mariti devono dare la vita per le loro mogli, io non me la sentire di “scartare” quell’affermazione ritenendola solo un dato della cultura del tempo. Preferirei ritenere che forse non sono in grado di capirla, e che appunto devo farmi guidare dallo Spirito del Signore che ci sta conducendo alla verità tutta intera. In verità, qualche pensiero su quel testo di Efesini negli anni mi è entrato nella mente e nel cuore. Ma per fortuna non è oggi la sede e il tempo per parlarne!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.