11 Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». 12 E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. 13 Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». 14 Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito.
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Forse la traduzione letterale del verbo reso in italiano con “comparve davanti al governatore” rende meglio e con più efficacia il senso di due realtà che stanno una di fronte all’altra inevitabilmente estranee l’una all’altra! Dice dunque il nostro testo al ver.11: “Gesù stava davanti al governatore”! Sono l’una di fronte all’altra due realtà che malgrado tante apparenze e malgrado un inevitabile confronto non sono confondibili tra loro.
E’ il grande rischio della comunità credente, esposta alla tentazione di assumere le logiche, i modi e la potenza delle realtà mondane di governo e di dominio.
Da qui il grande rilievo della risposta di Gesù al governatore: “Tu lo dici”. Provo a dire quali mi sembrano i diversi significati di questa risposta del Signore. Può voler dire un pensiero e una definizione decisamente non vere, e cioè in assoluto non vere! Può voler dire qualcosa di vero per le logiche del mondo ma estraneo al mistero di Dio: vero per te, ma non per Dio! E può anche voler dire qualcosa di per sé vicino alla verità divina, ma ugualmente incomprensibile per le logiche del mondo. Per questo, e particolarmente per questa terza ipotesi di interpretazione, vi consiglio vivamente di porvi in ascolto del testo di Giovanni 18,29-38, importantissimo per il nostro quesito e prezioso per darci il significato e la portata di questo “tu lo dici”.
In quel testo del Quarto Evangelo Gesù acconsente all’ipotesi di essere effettivamente “re”! Ma quale è il significato giusto della regalità? E addirittura, che cosa è la verità? Dunque le due regalità, la mondana e la divina restano radicalmente contrapposte. E il potere divino resta una obiezione radicale alla realtà e alle logiche del potere mondano. D’altra parte non ci si può raccogliere in una semplice dichiarazione di reciproca estraneità! Sembra di poter dire che l’estraneità e la contrapposizione inevitabilmente e incessantemente si pongono e interrogano la coscienza umana, sia personale che collettiva.
Da qui l’inevitabile pericolosità per il credente di ogni rapporto con il potere mondano. Di qui il problema drammatico e non sempre percepito della tentazione per il discepolo di Gesù di lasciarsi trascinare dentro le logiche del potere mondano, fino a darne spiegazioni e giustificazioni evangelicamente inaccettabili. Per questo, anche grandi spirito che nello spazio del potere sono entrati e sono dovuti entrare, come Giuseppe Dossetti, tengono altissima la vigilanza su questo, e in ogni modo raccomandano che per un cristiano l’esercizio del potere sia sempre provvisorio, e mai un “mestiere” e, peggio ancora, il proprio e unico mestiere. E d’altra parte si danno circostanze e vicende alla quali non è bene e non è possibile sottrarsi. In tali frangenti, quanto è ancora più importante non esentarsi dallo stare davanti a quesiti come quello che oggi ci propone la Parola che Dio ci regala!
Si può considerare tutto questo un elemento di radicale importanza nel magistero di Papa Francesco sul tema fondamentale della Chiesa povera e dei poveri.
Ritornando al nostro testo, notiamo quindi il grande silenzio di Gesù di fronte alle accuse che gli vengono rivolte dai capi dei sacerdoti e dagli anziani. Tale silenzio è in realtà di grande ammonizione nei confronti di chi avendo responsabilità nel Popolo di Dio dovrebbe essere consapevole della distanza e della diversità da quelle logiche del potere mondano che sono invece inevitabili nell’orizzonte di pensiero di Pilato. Da qui la comprensibile meraviglia del governatore per il non difendersi e il non rispondere di Gesù!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.