1 Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. 2 Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
3 Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, 4 dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». 5 Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. 6 I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». 7 Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. 8 Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. 9 Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, 10 e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.
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I vers.1-2 sono molto importanti perché ci portano dentro al clima dominante. Tale è il significato profondo di questo “tener consiglio contro Gesù per farlo morire” che ha come seguito che “lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato”. La morte del Signore è la grande “confessione” di Dio che nella volontà di morte contro il Figlio vede e denuncia la morte di tanti innocenti. (Scusatemi, ma in questo momento non posso non collegarmi alla notizia della grande strage compiuta in Francia di cui ho avuto notizia dai fratelli e quindi dalla radio.).
Siamo quindi davanti al grande dramma di Giuda, che il solo Matteo ricorda. Il verbo reso in italiano con “preso dal rimorso” è molto raro e esprime il sentimento di chi è profondamente pentito. Ciò che lo porta a questo è vedere che “Gesù era stato condannato” (ver.3): l’assoluta innocenza del Signore ora lo invade e lo riporta da coloro ai quali lui lo ha consegnato e venduto (!)
E lo porta ad una dolorosa e radicale confessione: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente”. Ma drammaticamente i capi dei sacerdoti e gli anziani, che pure hanno un preciso progetto di morte verso Gesù, non accolgono e non si lasciano coinvolgere dalla confessione di Giuda. E lo abbandonano alla sua disperazione.
E Giuda, “gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi” (ver.5). Solo, disperato e suicida: questo sembra di cogliere dalla memoria di questa morte!
Gli implacabili veri autori della morte di Gesù si pongono un problema di purità – “non è lecito mettere le monete nel tesoro, perché sono prezzo di sangue” (ver.6) – e per risolvere il loro “scrupolo” prendono una soluzione che mi sembra meriti grande considerazione: “comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri” (ver.7). Un evento di carattere profetico che sembra voler accogliere a Gerusalemme tutto il mondo.
Quello che infine mi impressiona di più è questa “presenza” del Signore Gesù e della sua Pasqua in tutta la vicenda umana. In realtà, Lui oggi non è direttamente presente negli eventi che riceviamo dalla Parola, ma in realtà lo è, e in modo assolutamente dominante! Egli è il giudice e il salvatore di tutti! La sua Persona e il sangue dominano ormai ogni evento della storia, dalla vicenda più piccola fino al dramma notturno di Parigi. Egli è la nostra salvezza!
Anche di Giuda? Esplicitamente non è detto. Quello che è certo, è che solo Gesù lo può salvare: i sacerdoti e gli anziani del popolo lo abbandonano con crudele cinismo, loro che sono i veri uccisori del Signore. Penso che il Signore non abbandonerà Giuda.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.