31 Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. 32 Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 33 Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». 34 Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». 35 Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.
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Ora siamo in strada, verso l’orto degli ulivi, e Gesù vuol preparare ancora una volta i discepoli a ciò che sta per avvenire. “Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo”: la sua morte, la sua umiliazione è “la pietra di inciampo” che li farà cadere. Come accettare un Messia sconfitto? Come non fuggire di fronte alla morte? Gesù prende alcune parole tremende del profeta Zaccaria: dicono che Dio colpirà il suo pastore, e l’unico pastore è proprio lui, Gesù. Facciamo fatica anche noi ad accettare questa realtà, di Dio che “colpisce” il figlio amato; gli esperti del linguaggio biblico ci aiutano traducendo la parola di minaccia con una espressione permissiva: “Lascerò che colpiscano il pastore”. Gesù comunque ripete, ribadisce la certezza che la sua morte sfocerà nella risurrezione e i discepoli, tra poco dispersi, lo sperimenteranno vivente in Galilea. Pietro, nella sua “sufficienza”, nella sua presunzione, dice che non rinnegherà mai; ma non sarà così.
Riunisco qui i testi di ben tre giorni! Sono certamente un “lazzarone”, ma ho la scusa della “fine” del computer e dell’attesa dell’arrivo del nuovo… e in più qualche altro appuntamento giornaliero, tra cui la Messa quotidiana dalle Sorelle di Oliveto: un impegno reso importante dalla loro importanza e quindi dal desiderio di servirle il meno peggio possibile, più un’ora per andare da loro e un’ora per tornare… Insomma, tutte scuse! Scusatemi voi e abbiate pazienza!
I vers.17-20 sono dominati dalla presenza e dalla celebrazione della Pasqua ebraica da parte di Gesù e i suoi discepoli, che troviamo meravigliosamente immersi nella fede e nella celebrazione della divina tradizione ebraica.
E’ occasione per sottolineare che senza gli Ebrei non ci saremmo neanche noi!
E questo non solo per un’eredità ricevuta dal passato, ma per l’incessante legame che ci unisce!
Senza la Parola e la tradizione che noi chiamiamo “Vecchio Testamento”, non ci sarebbe il “Nuovo Testamento” come noi chiamiamo i Vangeli e gli scritti degli Apostoli. Gesù, il Figlio di Dio, è un ebreo!
E oggi lo vediamo e lo ascoltiamo celebrare la Pasqua del Popolo della Prima Alleanza!
Ci troviamo in un evento di decisiva importanza per la nostra fede, perché, celebrando la Pasqua ebraica, Gesù oggi ci dona la sua Pasqua! La Pasqua cristiana!
Questa è sempre la via migliore per annunciare il Vangelo di Gesù!
Noi cristiani corriamo il pericolo di non essere fedeli a Gesù, perché spesso abbiamo “costruito” una dottrina della fede che non ha abbastanza tenuto in conto e in preziosa attenzione la fede dei Padri Ebrei!
Ecco ora Gesù, che, celebrando l’antica Pasqua dei suoi padri, celebra la “profezia” della “sua” Pasqua e quindi inaugura e dona la Pasqua Cristiana!
Se qualcuno ha desiderio e tempo di approfondire questo avvenimento di assoluta importanza può ascoltare i capitoli 12 e 13 del Libro dell’Esodo!
Durante questa celebrazione, leggiamo al ver. 23 l’annuncio da parte del Signore che uno dei discepoli lo tradirà!
Ora, infatti, l’antica fede profetica che prescriveva l’uccisione dell’agnello si compie in Gesù, che, come viene detto nella nostra Messa, è l’”Agnello” pasquale che toglie – sarebbe più esatto dire che “porta su di Sé” – il peccato del mondo! E’ Gesù che offre la sua vita per la salvezza di tutto il creato e di tutta l’umanità!
Al ver. 22 i discepoli sono molto rattristati e ciascuno gli domanda: “Sono forse io, Signore?”. Anche Giuda lo domanda (ver. 25): “Rabbì, sono forse io?”. Gesù non risponde direttamente, ma sembra consegnare a Giuda stesso la responsabilità della risposta: “Tu l’hai detto”. Il “guai a quell’uomo” del ver. 24 non deve essere interpretato come una minaccia, ma come l’affermazione che è veramente grande la disgrazia per chi compirà questo gesto!
I vers.26-28 sono la celebrazione della Pasqua da parte di Gesù e quindi la prima celebrazione di quella “Pasqua”, che oggi anch’io ho celebrato con le Sorelle di don Giuseppe Dossetti e che noi chiamiamo “la Messa”. Il pane, che i nostri fratelli ebrei mangiano nella loro celebrazione della Pasqua, Gesù lo rivela come “segno” del suo Corpo, che Egli ci dona in sacrificio d’amore (ver. 26). E il vino che Egli dona da bere è il segno del suo “sangue” che, Egli dice, “è versato per molti per il perdono dei peccati”. “I molti” sono “i tutti”, perché tutti sono chiamati alla salvezza per il sacrificio d’amore di Gesù! E questo sacrificio d’amore è anche un “appuntamento” e una promessa di Gesù per il futuro! Allora, Egli dice “lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio” (ver. 29). Così, dopo che essi hanno “cantato l’inno”, che è celebrato nella Pasqua ebraica, escono vero il monte degli Ulivi (ver. 30).
Mi sembra più giusto tradurre, al ver.31, “vi scandalizzerete di me”. E sarà così per quello che Gesù dovrà subire e patire. E che sarà vissuto da parte loro come una sconfitta! E Gesù spiega e rivela quello che avverrà citando un versetto del profeta Zaccaria: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge” (Zc 13,7). Ma a noi si pone la domanda: Chi lo percuoterà? Secondo tale profezia sarà “Dio” (!!) a percuoterlo!! Ma dunque non sarà una sconfitta, ma un sacrificio d’amore!! E per questo, Gesù può promettere ai discepoli: “Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea” (ver. 32)! Ecco dunque la Pasqua di Gesù, l’Agnello di Dio! Il nostro carissimo povero Pietro – che è il capo degli Apostoli!! – dichiara solennemente “Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò” (ver. 35). Pietro si dimentica, forse per amore, della sua fragilità, che è anche la nostra! E anche tutti gli altri discepoli assicurano la loro fedeltà!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.