26 Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27 Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28 perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 29 Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».
30 Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
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L’antico rito della Pasqua ebraica giunge ora alla sua pienezza, quando il sacerdote e la vittima si raccolgono nella persona di Gesù, sacerdote e vittima, offerente e offerto nella Cena della nuova Pasqua. Sono portato a interpretare il nostro brano come la Cena pasquale dei padri ebrei che Gesù visita con la sua persona e con queste parole.
Notiamo come in questo momento e in questo modo viene illuminato l’elemento del “corpo”: “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo” (ver.26), che diventa luogo del sacrificio d’amore. E questo pone l’accento nuovo sul significato profondo della nostra stessa corporeità, liberandoci da “spiritualismi” inevitabilmente nemici di essa: il corpo come luogo dell’offerta d’amore!
La passione del Signore diventa la nuova suprema “liturgia”, cui noi partecipiamo, concelebranti nel sacrificio d’amore per la salvezza nostra e dell’umanità tutta.
Il sangue ugualmente offerto perché chi lo beve ne diventi partecipe svela e porta a compimento il significato profetico delle vittime del rito antico (Esodo 24,4-8), e l’evento dell’Alleanza nuova predetta dai profeti (Geremia 31,31-34). Questo sangue è l’offerta d’amore già espressa nel segno del pane.
E’ versato “per molti”: non significa, come suggerirebbe la lingua italiana, che essendo “per molti” non è per tutti: questi molti sono “i molti”, la moltitudine. Tutti! “Tutti” sono invitati a berne perché il sangue del Signore è versato “per il perdono dei peccati” (ver.28) di tutti!
Chiediamo oggi al Signore di custodire con preziosità queste Parole che ascoltiamo in ogni Messa! Qui c’è la salvezza dell’intera umanità! Quando nella celebrazione devo dire queste parole avverto che quello che stiamo celebrando e che ci coinvolge radicalmente, si espande da noi all’intera umanità. Tutti devono berne (ver.27) perché il sangue del Signore Gesù è versato per tutti! Mi permetto di osservare che qui non si colgono condizioni, limitazioni ed esclusioni. Di questo, mi sembra, ogni norma deve tener conto.
Anche un certo “corto circuito” tra comunione eucaristica e “confessione” dei peccati rischia di compromettere l’universalità di questa Parola. E anche, ma qui non è luogo e momento per parlarne, rischia di attenuare e forse anche distorcere anche il significato profondo del sacramento della riconciliazione.
Custodiamo con preziosità il ver.30 che, concludendo la Liturgia della Cena ci porta, attraverso la celebrazione dell’ “Inno” – i Salmi 113-118 nella tradizione dei padri ebrei – verso la Pasqua del nostro caro Signore. E Pasqua nostra.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.