45 Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? 46 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! 47 Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. 48 Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, 49 e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, 50 il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, 51 lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti.
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Mi sembra non ci siano due servi, uno al ver.46 e l’altro al ver.48. Penso piuttosto che ognuno di noi debba confrontarsi con la sua responsabilità!
Ciascuno di noi è in certo modo “messo a capo” (ver.45) per dare ai suoi fratelli, come lui “domestici” del padrone, il cibo a tempo debito!
Il prezioso cibo della Parola e dell’Eucaristia di cui il nostro Signore ci nutre, è quello che ci è affidato anche perché noi lo condividiamo e ne facciamo parte con i nostri fratelli!
E’ molto bello che in questo modo ognuno di noi venga nutrito, e insieme abbia la responsabilità di nutrire gli altri!
Beato questo servo trovato in vigilante servizio dal suo padrone!
Verrà, per questo, messo a capo di tutti i beni del padrone: sarà collocato nella stessa potenza e bellezza del suo padrone!
Ma quello stesso servo potrebbe essere infedele, a causa del “ritardo del suo padrone” e sarà portato a tradire il compito che il padrone gli aveva affidato, e “cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi” (ver.49)!
Allora l’arrivo del padrone sarà drammaticamente inaspettato e il servo sarà severamente punito ed escluso (vers.50-51)!
Penso che ognuno di noi si troverà sempre, sino alla fine, esposto e necessitato a scegliere quale atteggiamento tenere.
Aggiungo una annotazione sul “ritardo” del padrone: questo ritardo è evangelicamente dovuto al desiderio del Signore di trovare tutti noi vigilanti e intenti a servire i nostri fratelli e pronti ad accoglierlo. Trovate questo in 2Pietro3,9!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ splendida, in questa parabola, la figura del “padrone”: è il Signore, è Dio. Ha una piena fiducia nei suoi funzionari: li rende responsabili dei suoi dipendenti. Per questi funzionari è pronta una beatitudine: al suo ritorno il padrone li “metterà a capo di tutti i suoi beni”. Vuol dire essere in piena comunione, essere da pari a pari! La parabola ci fa capire anche cosa significhi essere vigilanti: dare il pane, il cibo, cioè alimentare e favorire la vita. Così facendo saremo sempre pronti all’incontro con il Signore. Seguendo invece le orme del “servo malvagio”, saremmo destinati all’insuccesso, alla frustrazione dolorosa: “pianto e stridore di denti”.