29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, 30 e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. 31 Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. 32 Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri.
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Nel severo rimprovero che il Signore oggi rivolge agli scribi e ai farisei troviamo ancora una volta vicende e situazioni della nostra vita e del nostro cuore, del tutto vere e attuali!
Con la cupa immagine dei “sepolcri imbiancati” (ver.27) il Vangelo rivela e ammonisce sul contrasto tra l’apparenza esteriore della nostra vita e la reale condizione interiore della nostra persona.
Ancora una volta sento la necessità di precisare, a me prima che a voi e per voi, che il problema non sta nell’affermare come Gesù che ci chieda di trattare onestamente il nostro prossimo, adeguando la nostra reale situazione interiore a quello che possiamo e vogliamo manifestare e comunicare!
Penso che innanzi tutto ci sia chiesto di non nascondere ai nostri fratelli proprio quell’incongruenza nostra tra quello che manifestiamo e quello che realmente siamo!
Certo, non possiamo non sentire il peso e la fatica tra quello che sappiamo e diciamo e quello che noi stessi siamo realmente!
Le parole del ver.30 possono essere un’accusa tremenda a noi stessi, non solo e non tanto per quello che realmente siamo, ma per l’ “inganno” che compiremmo se non manifestassimo sinceramente quello che realmente siamo!
Provo a chiarire: la Parola evangelica che comunico, prima di tutto accusa me!
E, insieme al fratello che mi ascolta, anch’io cerco ed esprimo il mio desiderio di conversione evangelica!
Io, peccatore come e più del mio fratello, gli annuncio la Parola che mi accusa per salvarmi!
Altrimenti, come ascoltiamo dal ver.31, noi testimoniamo “contro noi stessi”, proprio perché non facciamo e non testimoniamo la Parola del Signore che è detta prima di tutto a noi! Affinchè il Vangelo sia veramente “la Buona Notizia” per il fratello che mi ascolta, devo testimoniargli come questa Parola sia detta a me per primo, perché io possa accoglierla ed esserne salvato!
Ascoltiamo come veramente detta a noi e per noi la Parola alla quale noi per primi dobbiamo e vogliamo convertirci!
Altrimenti, dice il ver.31, testimoniamo contro noi stessi! Posso dire di conoscere bene anche l’umile pace che ci dona la Parola che ascoltiamo e comunichiamo prima di tutti a noi stessi!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Erigere monumenti in onore dei profeti perseguitati e uccisi nel passato non vuol dire onorarli, riconoscerne la missione e il messaggio; è invece – spesso – un “metterci una pietra sopra”, sancire una fine definitiva. Lo vediamo anche nella storia della nostra Chiesa, la comunità dei discepoli di Gesù: a profeti e giusti si attribuisce riconoscimento e onore dopo la morte, mentre prima vengono osteggiati, emarginati, scomunicati perché denunciano storture e ripropongono la genuina parola del Vangelo. Mi vengono in mente due nomi, tra i tanti: padre David Maria Turoldo e padre Ortensio da Spinetoli. – Non saremmo stati complici dei nostri padri nell’uccidere i profeti, dicono scribi e farisei. Ma Gesù vede in questa autogiustificazione il riconoscimento di essere figli di quegli assassini: figli nel seguirli nel comportamento e nella malvagità. – A noi oggi serve quel discernimento che ci permette di riconoscere le voci profetiche che lo Spirito non fa mai mancare: ascoltarle e seguirle…