23 In quello stesso giorno vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogarono: 24 «Maestro, Mosè disse: Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello. 25 Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. 26 Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. 27 Alla fine, dopo tutti, morì la donna. 28 Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta in moglie». 29 E Gesù rispose loro: «Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. 30 Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo.
Matteo 22,23-30

Grazie a questi increduli sadducei (aristocratici e ricchi), abbiamo alcune indicazioni di Gesù sulla risurrezione. “Non conoscete le Scritture”, dice loro il Maestro. E per noi oggi ci sono anche le scritture paoline, che ci dicono che siamo già risuscitati e già “sediamo con Cristo nei cieli”: la risurrezione non è una condizione futura, poiché già ora godiamo della vita di Dio. “Non conoscete – aggiunge Gesù – la potenza di Dio”: sappiamo che la sua potenza è il suo amore, dal quale sfocia la sovrabbondanza della vita. “Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo”: quindi, non sarà una ripetizione della realtà terrena, ma una vita non più soggetta alla morte e in comunione, in sintonia con la vita stessa di Dio.
Desidero oggi affermare con decisione la centralità del tema della risurrezione, di cui il ver.23 ci dice la non-fede dei sadducei.
Oggi per noi questo dato centrale della fede è fortemente affermato, e vuole sottolineare che tutta la nostra esistenza “mortale” è cammino, immagine e condizione di quella “vita” verso la quale nella fede camminiamo, e di cui la fede ci dona i segni e la sua realtà profonda!
La “parabola” sadducea che viene raccontata oggi al Signore Gesù può forse colpirci anche per il suo carattere grottesco, ma in ogni modo esprime con efficacia la “non-fede” dei sadducei nella risurrezione!
La “risurrezione” che essi citano al ver.28 chiaramente mostra la loro “non-fede”, che quasi ridicolizza il loro “racconto”!
La risposta di Gesù non solo riafferma la realtà profonda della risurrezione, ma soprattutto ce la dona come realtà e segno potente che già guida e illumina la nostra realtà presente! Infatti, la realtà profonda delle nozze e della loro fecondità è “segno” e quindi anche, in qualche modo, l’“anticipazione” della risurrezione finale, dove la fecondità nuziale non è dipendente dalla materiale nascita di figli, ma da quella feconda fedeltà di cui la vita e l’amore fedele delle nozze è segno e anticipazione.
Penso che tutti noi abbiamo conosciuto e ammiriamo la bellezza di unioni nuziali che sono feconde pur non avendo generato figli, ma perché noi stessi da quella vicenda d’amore abbiamo ricevuto i frutti stupendi della sua fecondità!
A questo mi permetto di accostare la speranza di fecondità anche di una vita senza il sacramento nuziale come è la mia. Vita che sarà giudicata poco feconda non perché non lo è stata perché non ho generato figli, ma perché non sono stato fedele al grande dono d’amore di cui Dio mi ha riempito.
Qui poi, posso e devo aggiungere che Dio mi ha voluto anche soccorrere rendendo feconda la mia vita di poca fede e di poco amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.