11 Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12 Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13 Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
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Questo particolare dell’ “abito nuziale” è particolarmente delicato, e solo Matteo tra gli evangelisti lo ricorda. Le note delle bibbie privilegiano un’interpretazione etica di questa immagine: la fede deve essere accompagnata dalle opere. Negli anni mi è cresciuta nella mente e nel cuore un’ipotesi di spiegazione che ora mi sembra confermata dall’enfasi con la quale il Papa esalta il primato della misericordia.
Nel documento di indizione dell’Anno Santo della misericordia Egli cita anche l’orazione della Messa della ventisettesima Domenica dell’anno, una preghiera della Chiesa antica dove si dice che Dio manifesta la sua potenza soprattutto nella misericordia e nel perdono.
L’abito nuziale mi fa pensare al gesto liturgico che nella celebrazione battesimale consegna l’abito come il dono dell’essere stati rivestiti di Cristo. Questo è in contrasto con la “nudità” della creatura a motivo del peccato delle origini, come si ascolta in Genesi 3. Ora è venuto tra noi il Figlio di Dio, primogenito della nuova creazione e della nuova storia: la nudità creaturale della stirpe di Adamo prigioniera del male e della morte ora, nel dono della salvezza, è rivestita di Cristo. Questo è l’ “abito nuziale”.
Questo è l’evento supremo della misericordia di Dio. Lo stesso essere “cristiani” dice la nostra comunione nuziale con il Signore, e dunque il nostro essere rivestiti di Lui che è l’evento supremo della salvezza.
La stessa nudità del Signore sulla Croce celebra il suo spogliarsi della sua divinità, perché noi possiamo esserne rivestiti. Dunque, il “peccato” dell’uomo che viene al banchetto nuziale senza quell’abito, è la pretesa e l’inganno della presunta capacità umana di “salvarsi”! Noi siamo “salvi” perché Dio, in Gesù, ci salva con l’evento supremo della sua misericordia : il dono della sua vita per noi poveri peccatori.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.