1 In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». 2 Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro 3 e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4 Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. 5 E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
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Forse possiamo chiamare “istinto religioso” quello che porta i discepoli a fare a Gesù la domanda: “Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?” (ver.1). I termini sono quelli della grandezza e quelli del cielo, facilmente inteso come un premio, una conquista.
Nel linguaggio “religioso” il termine dominante è molte volte la “vittoria”, parola che non ho mai trovato nel testo ebraico della bibbia. E dove la traduzione italiana in molti passaggi dice “vittoria”, il testo ebraico dice “salvezza”, perché per la fede ebraico-cristiana nessuno mai vince, ma piuttosto è salvato! Vedremo come Matteo 18, già tutto nella prospettiva di questo itinerario del Figlio di Dio verso la suprema piccolezza della Croce, rivelerà il primato della piccolezza fino alla piccolezza del peccatore e quindi al primato della misericordia e del perdono.
Nel bambino che il Signore “chiamò a sé” (ver.2) sta il segno e la realtà di ogni piccolezza e povertà! Dunque di ogni bisogno di essere salvati! Amo molto il Salmo 50(51),14: “Rendimi la gioia della tua salvezza”, e ovviamente amo molto l’esordio della preghiera quotidiana che più volte al giorno ci invita a domandare: “Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto” (Salmo 69(70),2). La piccolezza del bambino che Gesù porta oggi in mezzo a noi, non mi sembra vada intesa in direzione dell’innocenza, ma semplicemente della piccolezza, fino alla piccolezza del povero e alla suprema piccolezza di noi peccatori!
Notiamo che il divenire piccoli, che ci è chiesto al ver.3, non è subito per essere “più grande nel regno dei cieli”, ma per entrarvi! E il ver.4 aggiunge, come conseguenza, che quello sarà più grande nel regno dei cieli. Non “il più grande” di cui la traduzione italiana non riesce a rinunciare allontanandosi dal testo originale Il ver.5 guarda già in avanti e inizia a dirci come tale piccolezza è la misura, la fonte e il grembo di ogni rapporto tra noi. E dunque la meraviglia di riconoscere la piccolezza del Figlio di Dio in un bambino che abbiamo il dono di accogliere nella nostra vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.