9 Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
10 Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 11 Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12 Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». 13 Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
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Il Miracolo della Trasfigurazione, la luminosa visione contemplata sul monte, deve rimanere la segreta consolazione dei discepoli che accompagneranno Gesù verso la Croce. Anteporre la luce della gloria al dramma della Pasqua espone la Buona Notizia del Signore al rischio della mondanizzazione e alla logica dei poteri mondani. E’ molto importante anche per noi, oggi, come alla Chiesa di tutti i tempi, obbedire a questa richiesta. Non è infatti difficile cogliere come il cristianesimo, nella sua storia ma anche nelle vicende attuali, sia esposto a questa tentazione mondana, di esaltare la gloria della risurrezione senza passare per il dramma sublime del sacrificio d’amore.
Ed è proprio questo a illuminare e a dare significato al nostro brano. Citando Malachia 3,23 i discepoli pongono a Gesù una domanda che potrebbe anche suonare obiezione, perché questa venuta di Elia prima del Messia in sé non porta anche annunci di sconfitta e di morte. Il Messia, nella fede comune del popolo non è pensato in quella sconfitta mondana che Gesù ricorda nei termini della risurrezione dai morti. Ed ecco, allora, l’illuminante risposta del Signore che, senza nominarlo, ricorda la vicenda di Giovanni Battista. E’ lui l’Elia che “deve venire” (ver.10) e che “ristabilirà ogni cosa” (ver.11).
E’ Giovanni quell’Elia “già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto” (ver.12). Vero Elia e vero precursore del Messia, il Battista ha profetizzato con la sua morte la Croce di Gesù, e dunque che “il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro”. Dunque, la fine della storia e il dono dei cieli nuovi e della nuova storia sono già presenti, e la Croce è il grembo dell’annuncio evangelico della vita nuova dei figli di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.