14 Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio 15 e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. 16 L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo». 17 E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». 18 Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito.
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La severa ammonizione di Gesù al ver.17 del nostro brano ci regala peraltro, forse con un’intenzione di rimprovero opportuno anche per noi, che il dono della fede che Egli ci ha fatto, vuol dire il suo essere con noi e il suo sopportarci! Tale mi sembra il significato più profondo di questo passo evangelico, e penso sarebbe limitante ritenere il rimprovero rivolto solo ai suoi discepoli, e magari anche a questo papà.
Quest’ultimo sembra denunciare una mancanza di potenza nei discepoli, ma anche questo ci consente di ricordare che la “potenza” non è mai una “nostra potenza”, ma la potenza buona del Signore che ci salva! E forse possiamo anche dire che noi siamo questa “generazione incredula e perversa”, pronta magari a constatare la sua impotenza, quanto lontana dalla certezza che in ogni caso la nostra fede non è una potenza nostra, ma è la nostra comunione umile e profonda con Lui, il Signore.
Su questo dobbiamo essere certi, anche perché sempre ci capita di constatare che la fede è in ogni modo sempre capace di liberare dal demonio, come qui si dice al ver.18. Io sono certamente compreso nel rimprovero del Signore rivolto alla generazione incredula e perversa. Molte volte devo constatare che vivo con persone veramente capaci di liberare dal male per la potenza della loro fede. E talvolta, forse, è capitato anche a me. La forza della Parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore ci costringe ad accettare con stupore che il dono del Signore l’abbiamo veramente ricevuto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.