1 Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2 Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
3 Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5 Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6 ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7 Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8 Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9 Chi ha orecchi, ascolti».
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L’esordio del nostro testo sembra voler suggerire insieme vicinanza e distanza: da una parte la moltitudine radunata attorno a Lui, e dall’altra la separazione tra Lui sulla barca e la folla sulla spiaggia. La “tanta folla” del ver.2 nel testo originale sono “molte folle”, e questo sembra ampliare immensamente l’uditorio, come a suggerire una Parola universalmente rivolta. Matteo dedica l’intero cap.13 al racconto di Gesù in parabole, come sembra voler annunciare il ver.3: “Egli parlò loro di molte cose in parabole”.
“Il seminatore” del ver.3 ( e così sarà sempre!) più che un “sostantivo”, è un verbo: è “colui che semina”, colto quindi più nel gesto che compie che in una sua qualifica professionale. Egli è veramente “colui che semina”! E’ di grande rilievo e di grande interesse lo “sperpero” compiuto da chi semina: veramente dappertutto! E’ di grande rilievo che non ci sia una scelta preliminare dei terreni adatti! Resta prepotente la larghezza assoluta del gesto che semina! Dappertutto! Per questo, dei quattro terreni che vengono seminati, solo l’ultimo porterà frutto! Ma Lui semina dappertutto: non ci viene detto perché, ma penso che questo “sperpero” sia molto significativo per quello che ancora ascolteremo!
Per vari motivi, molto chiari, i primi tre terreni non daranno frutto. Il “terreno buono” – “la terra buona” – di frutto ne dà molto. Con delle differenze di resa. Fermiamoci qui, accogliendo con attenzione e gratitudine l’invito di Gesù: “Chi ha orecchi, ascolti”. L’invito non è a “capire”, ma ad “ascoltare”. Su questo bisognerà molto riflettere. Oggi ricordiamoci che l’ “ascoltare” è alla fonte e al cuore della fede di Israele. Il fondamento e il simbolo della sua relazione con Dio : “Ascolta, Israele” (Deuteronomio 6,3).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.