6 A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. 7 Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. 8 La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. 9 Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 10 Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11 Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. 12 Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13 Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14 Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15 Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
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Questa consuetudine del governatore diventa oggi l’occasione per una rivelazione meravigliosa e per una “conferma” della misericordia divina per ogni uomo e donna della terra. Anche per un peccatore come me! Ci viene donato, infatti, il grande “scambio”: il Signore Gesù condannato, Lui, l’Innocente, al posto nostro. Qui c’è molto di più di quello che anche un valente giurista osserva e denuncia circa il violento arbitrio di chi usa il suo potere non per fare giustizia, ma nell’intento di “dare soddisfazione alla folla” (ver.15).
Chiaro che la maggiore responsabilità resta quella dei capi dei sacerdoti : essi “incitarono la folla perché egli rimettesse in libertà per loro Barabba” (ver.11). E’ interessante vedere come sempre, anche oggi, le alleanze tra i potenti del mondo sono ripieghi interessati che prevalgono sulla realtà delle cose e fanno superare le opinioni e i sentimenti più segreti. Certamente Pilato e i sacerdoti non si sono simpatici, ma in questo momento devono tenere in piedi un’alleanza d’interessi, diversi tra loro, ma convergenti nell’immediato. Pilato “sapeva che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia” (ver.10). Ma i ricatti interni al mantenimento del potere prevalgono e dominano il pensare e l’agire di chi non vuole e non può perdere il controllo del suo ruolo di governo. Pilato dunque, che di per sé detiene tutto il potere, deve cedere sia ai capi dei sacerdoti sia alla folla. Quella sua drammatica domanda: “Che male ha fatto?” (ver.14) deve cedere alle grida della folla. Per questo “rimise in libertà Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù (!!), lo consegnò perché fosse crocifisso” (ver.15). E ritorna quel verbo “consegnare”, che vuole dire anche “tradire” e che abbiamo visto attribuito a Giuda. Ma quale diversa responsabilità tra Pilato e Giuda. E persino quale abissale diversità d’intervento tra i due!
Ritorniamo tuttavia a considerare quello che è l’elemento assolutamente centrale di questo episodio. In realtà, nello “scambio” tra Gesù e Barabba il cuore e il significato profondo di tutto è la “consegna” che il Signore fa di se stesso per la salvezza di tutti noi. Tutto e tutti agiscono e avvengono come elementi strumentali di quello che è l’evento centrale: il sacrificio d’amore di Gesù per la salvezza di noi peccatori. Uno scrittore svedese, Lagerkvist, ha scritto un romanzo sul seguito che ebbe per Barabba questo fatto. Ricordo che mi piacque! Mi sembra di ricordare che, in quel racconto, di questo fatto Barabba non fece buon uso per la sua salvezza. Ma a lui come a ciascuno di noi questa è l’offerta che scaturisce dalla Croce dell’Innocente: la salvezza! Qualunque sia la nostra storia di peccato e di lontananza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Com’è sobrio il racconto di Marco: tante cose, tanti momenti del processo non ci vengono raccontati! A lui preme mettere in rilievo alcuni aspetti: in primo luogo il silenzio di Gesù. Il Signore rinuncia a difendersi e “si consegna” volontariamente, pronto a dare la vita per la nostra salvezza. Un secondo aspetto è lo scambio descritto nei versetti odierni: il Figlio dell’uomo, innocente, prototipo dell’uomo secondo il progetto e la volontà di Dio, prende il posto di un altro uomo, chiamato “Figlio del padre”, come dice la parola Barabba; prototipo, a sua volta, di uomini colpevoli e meritevoli di condanna… (e qui ci siamo anche noi).