Questa protesta delle periferie di Roma che non vogliono ospitare gli stranieri mi sembra del tutto contraria all’invito del Papa Francesco di andare alle periferie.
È l’unica frase “possibile” di un messaggio fastidioso che mi sembra veramente insopportabile. Quindi dico subito che non posso accettare che chi mi scrive sia sicuro del mio accordo con lui. Non lo sono perché prima di criticare un atteggiamento bisogna concretamente entrare nel disagio e nella esasperazione di chi magari scompostamente si lamenta. Io non sto scrivendo da una periferia romana, ma dalla bellissima periferia di Bologna dove abito in una deliziosa parrocchia piena di brava gente. Una parrocchia che funziona bene, e funziona benissimo quando il parroco non c’è! Quando il Papa esorta a spostarsi nelle periferie, lo dice a persone che ne hanno la possibilità e le forze. Spesso le nostre periferie sono quelle che aspettano la nostra visita e la nostra presenza affettuosa proprio perché sono in condizioni di fatica, di emarginazione e di povertà. Bisogna dunque chiedersi se mandare i più poveri e i più deboli in un ambiente già debole e povero non rischi di essere il tentativo di affrontare un problema scaricandolo su chi già vive in grande precarietà. È interessante a questo proposito leggere un bel libro dove si racconta come vivono certe “periferie” di Buenos Aires dove vivono e operano dei preti che il Papa ha molto aiutato con la sua presenza e il suo affetto quando era Vescovo di quella Chiesa. Detto questo, certo si resta spaventati e angosciati quando si ascoltano le parole e le grida di chi vuole lo “sgombero” di questi fratelli stranieri che più di loro vivono in condizioni di vera disperazione. Lei pensa che a Roma ci siano altri quartieri dove questi poveri sarebbero volentieri accolti? Dunque, il problema è grave ed è di tutti. È un grande problema culturale, morale e spirituale. Ed è un problema che si aggraverà. L’insegnamento del Papa mi ha convinto che noi siamo ormai entrati in una specie di “terza guerra mondiale”: saremo, credo, inevitabilmente ”invasi”. Come l’antico impero romano aveva fragili le sue frontiere settentrionali, noi abbiamo esposte quelle meridionali: il mare Mediterraneo. Da lì saremo invasi. Il vero male è che gli invasori di oggi non sono gli Unni, ma i poveri! Noi non saremo né la volontà né la capacità di promuovere al di là del mare condizioni nuove e migliori di vita per tutti. E dovremo decidere come e che cosa fare. Su questo è importante riflettere. E, se si può, pregare.
Buona Domenica a tutti.
Don Giovanni.
Domenica 16 novembre 2014.