16 Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17 Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18 Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19 E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20 Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
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E’ un passaggio molto severo e delicato della Passione di Gesù, anche perché avverto profondamente che Lui è venuto per salvare tutta l’umanità e quindi anche questo gran numero di poveretti asserviti al potere imperiale, e quindi avverto ancor più dolorosamente l’oltraggio che Egli subisce da loro, che con questa “derisione” mostrano chiaramente come sono soggiogati e aggiogati al potere mondano che servono. In questo modo si fanno e si rivelano ancora più “servi” di quel potere. E mi sembra di vedere peraltro anche una specie di “vendetta” nei confronti di questo potere che li domina, con le violenze che esercitano sulla persona di Gesù, che travestono da re per oltraggiarlo e percuoterlo.
L’altro elemento che mi invade è quello della nudità: Gesù che viene spogliato per essere vestito dell’abito di derisione, e poi ancora spogliato per rivestirlo delle sue vesti. Preludio della nudità della Croce che il panno che l’ikonografia gli pone pietosamente addosso. Nudità che entra potentemente nella Passione del Cristo, ed è celebrata nell’umiliazione delle nostre malattie e della nostra vecchiaia. Nudità che celebra e ricorda la nudità di Adamo e quindi lo spogliarsi del Figlio di Dio per rivestirci di Sé! Nudità che diventa grande precetto di casta delicatezza quando dobbiamo accostare e curare la nudità delle persone. Ho sperimentato la grande delicatezza in questo servizio da parte delle persone che servono e aiutano i malati.
Nei gesti di derisione, mi sembra misteriosamente profetico e quindi non privo di speranza l’atto di derisione che porta i soldati, al ver.19, a piegare le ginocchia e a prostrarsi davanti al Signore della Passione! Infine mi sembra di grande rilievo il silenzio di Gesù in tutto questo passaggio. Silenzio che è anche severa ammonizione per i suoi torturatori, e insieme segno prezioso della sua mitezza verso la volontà del Padre.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù viene sbeffeggiato, deriso, umiliato… E’ il completamento di un’altra fase di cui i Vangeli non parlano: sappiamo che il condannato a morte, mentre si recava al luogo dell’esecuzione, subiva lo scherno e le offese di coloro che assistevano, compresi i parenti e gli amici. Chissà cosa direbbero l’antropologo e lo psicologo di questi “riti” presenti in tanti popoli, e non solo nell’antichità. Com’è possibile che si debba infierire su persone già destinate alla morte, e tante volte persone innocenti, come nel caso di Gesù… – Chi vuole essere suo discepolo deve prendere e portare la croce, e questo vuol dire anche accettare l’offesa ingiustificata, lo scherno, accettare di perdere la faccia, cosa che a noi costa moltissimo.