9 Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10 Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11 E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12 Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 13 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
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“Ma voi badate a voi stessi”: più volte il verbo reso in italiano con “badate” è, alla lettera, “guardate, vedete”. Si tratta dunque di un invito a concentrare l’attenzione e a guardare con sapienza la nostra vicenda personale e comunitaria, piuttosto che a grandi fenomeni e fatti esterni, come quelli citati nel brano precedente. I grandi segni della fine e del fine di tutto sono posti e sono da cogliere e da accogliere nell’intimo mistero dell’umanità visitata e salvata da Dio in Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo! Qui sta la vera “apocalissi”, che, come ricordiamo, è termine che significa non sconvolgimenti e turbamenti, ma semplicemente “rivelazione”. E’ dunque nella “vita nuova” che Gesù dona all’umanità la vera apocalissi!
In tale vita nuova tutto si raccoglie e si manifesta nella rivelazione di Gesù presente in noi e nella nostra storia personale e universale. E quindi anche quello che razionalmente può essere considerato negativo, disgrazia, sciagura … tutto acquista nuovo significato e nuova potenza come manifestazione del mistero divino di Gesù, il Cristo del Signore. Così dunque le persecuzioni, nelle quali il cristiano ripercorre la via stessa di Gesù – “sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia” (ver.9) – questo, dice Gesù, avverrà “per dare testimonianza a loro”! E Marco, solo tra gli evangelisti, lo conferma con le parole di Gesù: “Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni” (ver.10).
Per questa opera e per questi eventi supremi non sono chieste ai discepoli particolari capacità e disposizioni: “Non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo” (ver.11). La testimonianza, anche la testimonianza fino al martirio, tutto è sempre e solo dono del Signore, opera sua.
In tutto questo splenderà, anche in modo drammatico, il volto della nuova grande famiglia dei figli di Dio. Davanti ad essa saranno posti in inevitabile crisi anche i legami del sangue, perché la famiglia del Signore è edificata sul dono di Dio e sull’accoglienza personale di tale dono. Fraternità, figliolanza, paternità e maternità … saranno vincoli di assoluta potenza e insieme di assoluta novità, creati non dai legami parentali ma dalla potenza del Vangelo che abbatte i muri di divisione e crea la nuova comunione dei figli di Dio. Una comunione creata dalla Pasqua di Gesù e celebrata e vissuta da noi nel nostro seguire il Signore fino alla nostra Pasqua: “Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato” (ver.13).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.