5 Gesù si mise a dire loro: «Badate che nessuno v’inganni! 6 Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”, e trarranno molti in inganno. 7 E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. 8 Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l’inizio dei dolori.
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Si pone una domanda molto importante, necessaria per entrare in modo vero nelle Parole di questo cap.13: a chi sono rivolte tali parole? E quindi chi siamo “noi”, ai quali queste parole sono rivolte dal Signore? Siamo noi, discepoli di Gesù, “salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi – scrive Paolo ai cristiani di Efeso – ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene: Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo”(Efesini 2, 8-10). Dunque è una Parola per noi salvati, e figli di Dio! Non dunque nella nostra forma vecchia di figli di Adamo! Dunque, siamo noi, figli di Dio, a dover badare che nessuno ci inganni, come ascoltiamo al ver.5! Tale è l’esistenza dei figli di Dio in questo mondo!
E non dobbiamo lasciarci ingannare né dalle presunte presenze messianiche (ver.6), né dall’apparenza apocalittica dei grandi drammi del mondo (vers.7-8).
Infatti, dice Gesù, “molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”, e trarranno molti in inganno” (ver.6). I cristiani, convinti e impegnati nella loro vita nuova di discepoli di Gesù e di figli di Dio, non devono lasciarsi sedurre da nessuna falsa pretesa, che può arrivare alla “auto-proclamazione” di Dio: “Sono io – Io sono”! Gesù è il Figlio di Dio, è il nostro unico Signore, annunciato dal Vangelo e Annunciatore del Vangelo alle Chiese e al mondo intero. Apparizioni e autodivinizzazioni caratterizzano l’ultima ora della storia nella quale viviamo.
Ugualmente, dice Gesù, “quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine”. Spesso, nelle intenzioni stesse espresse nelle nostre “preghiere dei fedeli”, mi sembra di cogliere l’influenza che può esercitare il dominio dell’ “informazione” e le sue drammatizzazioni. Un evento come la persecuzione antiebraica del nazismo è certamente da considerare come “l’inizio dei dolori” (ver.8), ma “non è ancora la fine” (ver.7).
Credo importante e interessante che questo “inizio dei dolori” sia presente con un termine – “dolori” – che è quello dei dolori del parto. Dunque, non l’inizio di una tragedia, ma di una passione feconda della creazione e della storia. Ringraziamo il Signore che con questa Parola ci dona anche l’orientamento per un giudizio sapiente e prudente sulla storia nella quale siamo immersi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.