12 La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13 Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. 14 Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
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Questo episodio è carico di significato simbolico, a partire dalla fame di Gesù (ver12)! Scendendo nella nostra povertà Egli fa sua ogni nostra fame! Fame di cibo, di pace, di cultura, di consolazione, di perdono, di gioia …… E questo spiega la severità del suo atteggiamento: questa sua fame deve trovare un albero che lo nutra. In tutta la Scrittura di tempo in tempo si presenta questa immagine dell’albero, a partire dall’albero della vita nel giardino delle origini in Genesi 2,9. Così, nell’ultimo Libro della Bibbia, all’ultimo capitolo, in Apocalisse 22,2, si trova “un albero di vita che dà frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni”. Nella tradizione profonda della fede cristiana, la Croce è questo albero di vita, dal quale pende il frutto prezioso del Signore che con il suo sacrificio d’amore nutre tutta la creazione e tutta la storia. Per tutti noi è sempre motivo di gioia accostarci al Libro dei Salmi e a quel Salmo 1 dove si dice che chi “nella legge del Signore trova la sua gioia e la sua legge medita giorno e notte, è come albero piantato lungo corsi d’acqua …” (Sal.1,2-3). E in Ezechiele si parla addirittura di “ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno” (Ez.47,12).
Ecco allora il senso della fame del Signore e della sua severità davanti all’infruttuosità del fico. Le note delle bibbie ci avvertono che l’accostamento tra questo episodio e i versetti seguenti che parlano della cacciata dei mercanti dal tempio è per dire la fine di una religiosità formale, incapace ormai di portare frutti. Ma io penso che ognuno di noi debba sentirsi visitato e provocato dalla fame di Gesù che raccoglie e rappresenta ogni fame. E dunque si chiarisce il senso di quella precisazione che vuole “giustificare” l’assenza di frutti con il fatto che “non era la stagione dei fichi”. L’albero della vita e tutti noi che ad esso ci nutriamo porta frutto sempre e per ogni fame!
Ancora una volta constatiamo che il “giudizio di Dio” è severo non perché pretende da noi cose grandi e difficili, ma perché immensamente grande è il dono che abbiamo ricevuto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il brano precedente, con la preparazione e l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, era pieno di pace, di armonia: l’asinello a disposizione, il proprietario e altri presenti che non si oppongono, la bella motivazione (“Il Signore ne ha bisogno”)… La gente stende i mantelli sulla strada: era un gesto di assoggettamento al dominatore; quindi non si era capito che Gesù era un messia di pace, che veniva per dare vita, non per fare guerra e assoggettare. – Oggi Gesù “maledice” il fico. Alla luce dei versetti seguenti, si può pensare che decreti la fine del vecchio tempio, basato – come vedremo – sui sacrifici, le offerte a Dio (che non ne ha bisogno e non ne vuole), il denaro… I frutti buoni saranno quelli dello Spirito, enumerati dall’apostolo Paolo: amore, gioia e pace…