[14] Il Signore aggiunse a Mosè: [15] “Se qualcuno commetterà una mancanza e peccherà per errore riguardo a cose consacrate al Signore, porterà al Signore, in sacrificio di riparazione, un ariete senza difetto, preso dal gregge, che valuterai in sicli d’argento in base al siclo del santuario; [16] risarcirà il danno fatto al santuario, aggiungendovi un quinto, e lo darà al sacerdote, il quale farà per lui il rito espiatorio con l’ariete offerto come sacrificio di riparazione e gli sarà perdonato. [17] Quando uno peccherà facendo, senza saperlo, una cosa vietata dal Signore, sarà colpevole e dovrà scontare la mancanza. [18] Presenterà al sacerdote, come sacrificio di riparazione, un ariete senza difetto, preso dal bestiame minuto, secondo la tua stima; il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per l’errore commesso per ignoranza e gli sarà perdonato. [19] È un sacrificio di riparazione; quell’individuo si era certo reso colpevole verso il Signore”. [20] Il Signore disse a Mosè: [21] “Quando uno peccherà e commetterà una mancanza verso il Signore, rifiutando al suo prossimo un deposito da lui ricevuto o un pegno consegnatogli o una cosa rubata o estorta con frode [22] o troverà una cosa smarrita, mentendo a questo proposito e giurando il falso circa qualcuna delle cose per cui un uomo può peccare, [23] se avrà così peccato e si sarà reso colpevole, restituirà la cosa rubata o estorta con frode o il deposito che gli era stato affidato o l’oggetto smarrito che aveva trovato [24] o qualunque cosa per cui abbia giurato il falso. Farà la restituzione per intero, aggiungendovi un quinto e renderà ciò al proprietario il giorno stesso in cui offrirà il sacrificio di riparazione. [25] Porterà al sacerdote, come sacrificio di riparazione in onore del Signore, un ariete senza difetto, preso dal bestiame minuto secondo la tua stima. [26] Il sacerdote farà il rito espiatorio per lui davanti al Signore e gli sarà perdonato, qualunque sia la mancanza di cui si è reso colpevole”.
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Mi sembra di vedere che in questo “sacrificio di riparazione” viene messa in evidenza la realtà che viene colpita dal peccato commesso, mentre nel sacrificio per il peccato veniva maggiormente evidenziato il soggetto che pecca. Tendo quindi ad individuare tre attenzioni del nostro brano: al ver.15 è il Signore stesso che viene colpito in “cose consacrate”a Lui; il ver.17 sembra dire che con il suo peccato il peccatore colpisce se stesso; e al ver.21 è il prossimo ad essere colpito.
Sembra di cogliere anche un certo affievolirsi della distanza tra consapevolezza e inconsapevolezza del peccatore: in ogni modo si deve riparare, per quel primato che già più volte abbiamo segnalato riguardo alla relazione con Dio che in ogni caso deve essere sempre restituita all’oggettiva sua verità e bellezza.
E’ interessante anche il verbo dei vers.15 e 21, reso in italiano con “commetterà una mancanza”, che indica un “traviamento”, nel senso di un deviare una realtà dalla destinazione-dedicazione che le è propria. Il commentatore ebraico cita la presenza di questo verbo in 1Cronache 5,25 dove si dice che i figli d’Israele si sono deviati dal Dio dei loro padri per servire gli dei; e in Numeri 5,11 dove si parla di una donna che si è deviata dalla sua fedeltà nuziale e ha commesso adulterio. Il peccato sarebbe dunque un distogliere una realtà, come “le cose consacrate al Signore” del ver.15 o colpendo un figlio di Dio come si dice al ver.21, dal cammino verso Dio, per piegarlo a sè o all’idolo che si adora.
Il commentatore ebraico si ferma anche a considerare il fatto che chi deve riparare il suo peccato dovrà aggiungere al montone offerto anche del denaro corrispondente ad un quinto del valore dell’animale. Sottolineando che dunque c’è un “in più” che deve essere dato, si diffonde poi a descrivere quanto il Signore, che ha fatto pagare un altissimo prezzo al peccato commesso da Adamo, ricompenserà in maniera ttstraordinaria ogni bene anche piccolissimo fatto dall’uomo, e fa l’esempio di chi in Deuteronomio 24,19 non torna nel campo a raccogliere quello che si è dimenticato di prendere, e così concede ad un povero di spigolare per nutrirsi: grande sarà la sua ricompensa! Tutto questo porta il commentatore a dare rilievo al verbo espresso in italiano al ver.17 con “dovrà scontare la mancanza”, che dice da parte del peccatore l’assunzione responsabile di quello che ha fatto di male.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Una piccola curiosità: al tempo della redazione del Levitico o delle diverse parti, il tempio aveva già una sua moneta, “il siclo del santuario” (v.15), una moneta d’argento più pesante – dicono le note – di quella corrente. Sappiamo che il tesoro del tempio era la grande banca di Israele… e “divorava” anche i pochi beni delle vedove, cui invece doveva provvedere (episodio dell’obolo della vedova nel vangelo). Al v. 21 si precisa l colpa
Scusate: ho dovuto interrompere ed è partito involontariamente “pubblica commento”. – Al v.21 si precisano alcune colpe che devono essere riparate: negare “a un congiunto un deposito o un pegno o una cosa rubata”; una formula riassume tutti i torti che si possono fare: “opprimere ingiustamente il prossimo”; si accenna anche alla appropriazione indebita di un oggetto perduto e il giurare il falso. Mi sembra che, come farà Gesù nel Vangelo, sono colpe quelle che fanno torto agli altri, che offendono la loro dignità, che negano la solidarietà. Gesù, infatti, come abbiamo detto altre volte, rifacendosi ai comandamenti, “si dimentica” dei primi tre, riguardanti Dio, e cita solo quelli riguardanti il prossimo. – In vari versetti qui si sottolinea l’urgenza della restituzione: non basta dispiacersi o pentirsi, bisogna rimediare!
Al v.17 : ‘quando uno peccherà facendo, senza saperlo, una cosa vietata dal Signore..’.
Mi ha colpito l’ignoranza del proprio peccato e in rapporto anche alla lettura dei Romani il collegamento diretto con il nostro atteggiamento nei confronti degli altri.
Da Mosè l’etiope (Da vita e detti dei padri..):
“Un giorno peccò un fratello a Scete; e i padri, radunatisi, mandarono a chiamare il padre Mosè. Ma egli no voleva venire, il presbitero gli mandò a dire: Vieni la gente ti aspetta!
Egli allora si mosse e venne, portando sulle spalle una cesta forata piena di sabbia.
Gli andarono incontro dei fratelli e gli chiesero: Padre, cosa è mai questo?
Disse loro l’anziano: Sono i miei peccati che scorrono via dietro di me senza che io li veda e oggi sono venuto qui per giudicare i peccati degli altri!
A queste parole non dissero nulla al fratello e gli perdonarono.”
v.21:”Quando uno peccherà e commetterà una mancanza verso il Signore, rifiutando al suo prossimo un deposito da lui ricevuto…” E’ una mancanza verso il Signore rifiutare al prossimo un deposito ecc.Ecco riuniti insieme Dio e il prossimo. Non solo l’amore per Dio e l’amore per il prossimo. Due comandamenti simili. Ma il rifiuto al prossimo è una mancanza verso Dio. Dio è nel prossimo. E’ il prossimo.Mi viene in mente Mt 25,31-46 “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato …In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.”