57 Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58 E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59 A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60 Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61 Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62 Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Luca 9,57-62

Questo camminare lungo la strada del ver.57 mi sembra introduca in modo splendido gli ultimi versetti di Lc.9 dove il Signore ha voluto mostrare ai suoi discepoli il senso profondo della loro vita e del loro compito di annunciatori e di testimoni.
Il brano ci parla di tre persone che incontrandosi con Lui, si trovano anche davanti al significato profondo della loro stessa vita.
Il primo dei tre, al ver.57, sembra trarre le conclusioni da una relazione con Gesù che lo ha convinto di unirsi radicalmente a Lui: “Ti seguirò dovunque tu vada”.
Gesù gli risponde, e in tal modo anche lo accoglie, con il severo avvertimento circa il dato privilegiato della fede: la povertà!
Questo può sembrare singolare e strano ad una teologia che non sempre ha saputo tenersi fedele alla potenza fondante della rivelazione e della sapienza ebraica, e si è lasciata sedurre dalla filosofia dominante del nostro mondo occidentale, e quindi a tesi “intellettualistiche”, lontane dalla rivelazione ebraica.
Per questa fede e per la sua profezia verso Gesù, la povertà è l’elemento fondante e fondamentale della comunione con Dio!.
Perché la fede è il dono della salvezza, e dunque il chinarsi di Dio sulla piccolezza e sulla povertà dell’uomo!
E nella pienezza dei tempi, Dio stesso si fa piccolo e povero fino alla Croce, per annunciare la salvezza e la vita nuova di tutti, fino ai più piccoli, ai più poveri, ai più peccatori!
A tutti quelli che lo invocano dicendo, come è nella tradizione cristiana: “Dio vieni a salvarmi”! La fede non é una “conoscenza”, ma è prima di tutto un’esperienza!
L’esperienza dell’amore di Dio che si china sul suo popolo per salvarlo!
Senza questo dato fondamentale di povertà, non c’è evento di fede!
Tale mi sembra il significato della Parola di Gesù al ver.58!
Il secondo incontro nasce da Gesù stesso che chiama una persona: “Seguimi”.
Teniamo presente che il significato della realtà e della verità del discepolo è per il Vangelo non una relazione scolaro maestro, ma proprio questo “seguire”, che dice il percorrere la propria strada dietro a Lui. E’ seguirlo!
La persona che è stata chiamato risponde chiedendo di poter “prima” seppellire suo padre.
Gesù risponde che è elemento fondamentale e fondante della fede in Lui porre al centro della vita, del pensiero e dell’azione la risurrezione!
Il cuore profondo dell’annuncio del regno di Dio è appunto l’annuncio della risurrezione! Nessuno e nulla è vinto dalla morte!
E questo è significativo non solo per l’evento concreto della morte, ma per ogni situazione e vicenda! Tutto può risorgere sempre a speranza e a vita nuova!
Nel terzo incontro, ai vers.61-62, chi è chiamato allude all’importanza per lui dei legami precedenti: “Casa mia”! Questo mi pare introduca nel nostro ascolto di oggi il dato fondamentale delle nozze!
La comunione con Dio è una profonda e radicale comunione nuziale.
Comunione che è più forte di ogni evento, di ogni causa di divisione, di ogni impressione di “fallimento” della nostra vita di fede.
Nessuno e nulla può spezzare la comunione d’amore con il Signore. Il suo amore per noi peccatori è più potente di ogni nostra vicenda di infedeltà e divisione.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.