40 Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui. 41 Ed ecco, venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: si gettò ai piedi di Gesù e lo pregava di recarsi a casa sua, 42 perché l’unica figlia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire. Mentre Gesù vi si recava, le folle gli si accalcavano attorno. 43 E una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, la quale, pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno, 44 gli si avvicinò da dietro, gli toccò il lembo del mantello e immediatamente l’emorragia si arrestò. 45 Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Tutti negavano. Pietro allora disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». 46 Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me». 47 Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, tremante, venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l’aveva toccato e come era stata guarita all’istante. 48 Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!».
Luca 8,40-48

Le due donne protagoniste di questa Parola del Signore, mi sembrano convergere, per significare il mistero e la profezia di Israele, ancora oggi del tutto presente nella realtà profonda della creazione e della storia!
Il numero 12 è importante: al ver.42 dice l’età della figlia di Giàiro; al ver.43 dice il tempo di malattia della donna.
Così la vicenda si raccoglie nel significato di questa femminilità, che da una parte dice, nella fanciulla, l’esposizione inevitabile alla morte, dall’altra, nell’emorroissa, l’esistenza umana immersa nella malattia.
Ma la figura femminile dice come, nella grande vicenda di Israele, sia presente il segno nuziale di cui Gesù è pienezza di presenza e di dono.
Le due figure femminili rappresentano sia la realtà e la storia e l’elezione di Israele, sia l’attesa e la speranza di tutta l’umanità e di tutta la creazione, che è malata e che ha bisogno di essere salvata!
Notiamo che in questa vicenda non è presente “il peccato”, ma, forse più profondamente, la situazione della creatura umana, malata e salvata dal suo Signore e Sposo!
Da una parte è presente la condizione umana destinata alla morte, e dall’altra la fede di Israele resa presente nella vicenda della donna malata e dalla sua fede nella potenza di salvezza del Messia del Signore!
Ed è straordinario e meraviglioso che questo avvenga per la coraggiosa e segreta determinazione della fede della donna, potente fino a provocare il dono divino della salvezza prima che il Cristo stesso sia consapevole di questa attesa e speranza!
Il Figlio di Dio è venuto a donare a Israele e a tutta l’umanità la volontà e la potenza salvifica di Dio!
Gesù è il supremo “Donatore”, ed Egli comunica tutta la potenza divina, fino alla suprema “potenza-debolezza” della sua Croce!
Egli rivela questo dicendo: “Ho sentito che una forza – alla lettera, “una potenza”! – è uscita da me” (ver.46).
Questa sua Parola esige e provoca la confessione di fede della donna (ver.47).
E Gesù conferma e rivela l’evento di salvezza: “Figlia, la tua fede ti ha salvata!”.
Per grazia di Dio, la donna ha interpretato ed espresso la prigionìa del suo male come bisogno e volontà di essere salvata!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Bello e commovente sapere come mi suggerisce il versetto45 che Gesù si accorge di me quando con semplicità desidero toccare il suo mantello con l’ascolto della sua PAROLA ,la preghiera….è come mettere lo zucchero nel caffè al mattino,non lo vedo ma il sapore cambia.
Giairo è capo della sinagoga ed è disperato: infatti si getta ai piedi di Gesù. La figlia è dodicenne: è – secondo la prassi del tempo – in età da marito; invece di prepararsi agli sponsali, sta per morire. La seconda donna soffre per perdite di sangue da dodici anni: perdere sangue è perdere la vita; anch’essa è in pericolo di morte… Al di là dei vari simbolismi proposti dai commentatori, mi sembra che campeggi in tutto questo la figura di Gesù: è Colui che dà vita, colui che salva da drammatiche situazioni questi protagonisti, che rappresentano tutti noi, con le nostre angosce e le nostre “malattie, accomunati – ci auguriamo – alla donna che riceve il bel riconoscimento: “La tua fede ti ha salvato”.