39 Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40 Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. 41 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42 Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
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COMMENTO
Gesù chiama “parabola” il bellissimo esempio che fa parlando di un cieco che guida un altro cieco (ver. 39). Al ver. 40 in paragone più adeguato parla a noi, che come discepoli possiamo apprendere tutto dal nostro maestro, Gesù. Questo essere discepoli non è come la vicenda di uno scolaro che cessa di essere scolaro quando ha imparato. Noi invece siamo sempre e sempre di più discepoli del Signore, perché la sua Parola, che è Spirito e vita, accompagna tutta la nostra esistenza.
Il ver. 41 ci ammonisce severamente per come ci accorgiamo della “pagliuzza” che è nell’occhio del nostro fratello e non prendiamo in considerazione la trave del nostro occhio. Qui ci sembra opportuno non accettare la traduzione italiana che dice “Non ti accorgi della trave”: il verbo non significa “accorgersi”, ma più negativamente “non prendiamo in considerazione” la causa della nostra cecità interiore.
Il ver. 42 ci dice chiaramente che non possiamo occuparci di nessuna “pagliuzza” se prima non rimuoviamo il terribile ostacolo della “trave” che ci acceca. Non possiamo pensare di poter correggere l’errore del nostro fratello se prima non ci liberiamo dell’ostacolo negativo che ci impedisce di vedere “la pagliuzza” nell’occhio del nostro fratello.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco