6 Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7 e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. 8 Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9 Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10 Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11 Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12 In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
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Seguiamo Gesù in questo straordinario “viaggio”, che abbiamo cercato di cogliere nella sua dimensione più profonda.
Mentre si avvicina l’ora del sacrificio d’amore, che in Gesù donerà all’umanità intera la paternità di Dio e quindi la salvezza, e mentre si accentuano contro Gesù il rifiuto e la decisione della sua uccisione, Egli visita nel suo viaggio verso la Croce tutti coloro che dalla Croce saranno salvati.
Accanto e dopo il sinedrio ebraico e il governatore Pilato, possiamo chiederci chi e che cosa rappresenti Erode con la sua corte. Possiamo forse cogliere in lui l’immagine di una mondanità degradata, insipiente e violenta. Ad essa Gesù sembra poter rispondere solo con il silenzio (v. 9).
Non è quindi di poco conto che siano presenti “anche i capi dei sacerdoti e gli scribi” (v. 10).
Tuttavia Gesù è venuto a salvare anche questo povero mondo insipiente e violento. La “splendida veste” dell’irrisione malgrado tutto è preannuncio di una regalità nell’amore e anche la cinica amicizia tra Erode e Pilato prepara l’evento della grande comunione che in Gesù riunisce tutte le genti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni